Il 30 gennaio, mentre iniziavano ufficialmente i festeggiamenti per Sant’Agata, patrona di Catania, martirizzata in nome della resistanza virginale contro il proconsole pagano Domiziano, a Villa Bellini, affacciata sulla via Etnea operosa di luminarie e bancarelle e torrone e minnuzze (cassatelle di ricotta a forma di piccoli seni, simbolo del martirio di Agata), sette egiziani adolescenti, alcuni minorenni, altri da poco maggiorenni, stupravano una tredicenne catanese, trascinandola nei bagni chimici, sotto gli occhi atterriti del fidanzatino. I sette erano ospiti di un centro accoglienza per migranti minorenni non accompagnati, in gita, per così dire (bisognerà chiedere e chiedersi quali sono le norme per uscire), in una città in pieno festeggiamento cattolico. E bisognerà chiedersi se una città che si prepara alla terza festa cristiana del mondo (dopo la Settimana Santa di Siviglia e la festa del Corpus Domini di Guzco in Perù) con più di un milione di partecipanti, senza un adeguato sostegno e una attenta “traduzione culturale”, possa avere avuto il potere nefasto di contribuire a “radicalizzare” degli adolescenti in cui ogni radicalizzazione passa attraverso quella forza violenta, primigenia e irriflessa che è il sesso. Non si vogliono, per carità, trovare scusanti, ma chiedersi se la “mediazione” (a me piace chiamarla propriamente “traduzione”) culturale non sia utile anche al Paese ospitante, oltre che ai migranti, che in occasioni come queste possono vedere aumentare il pericolo, già presente, di rinchiudersi in dinamiche di branco. Certo, la stessa cosa è successa a Palermo, e non c’erano migranti in mezzo. Ma il problema resta culturale, oltre che politico.
Ci sono più domande da fare che risposte da dare, al momento, su questa storiaccia. Come giustamente fa notare il direttore di MOW, Moreno Pisto, Catania e la sua città metropolitana è in mano a Fratelli d’Italia. La Giorgia Meloni, arrivata in città, per festeggiare con Enrico Trantino, sindaco FdI e Manlio Messina (vicecapogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia). Quando condanna fermamente lo stupro, ce l’ha con i suoi. Con i musulmani in generale? (Acuiamo lo scontro?). La Villa Bellini che si affaccia proprio sulla via Etnea (luogo principale della festa), il 30 gennaio, era piena di operai che montavano le luminarie, di bancarellari che sfornavano torrone, olivette di pistacchio, piena di fedeli con il “sacco” (la tunica bianca indossata con la “birritta” mentre portano i ceri come ex voto). Villa Bellini era deserta? O era, per usare un eufemismo, distratta? A Rosolini, da agosto ai primi di gennaio, in una palestra, era stato allestito un centro di prima accoglienza per minori non accompagnati. La sera scavalcavano la recinzione e andavano in giro in gruppo, chi ad assaggiare per la prima volta nella vita una birra (anche l’alcol è una “cultura” che andrebbe insegnata: bere consapevolmente, si dice), chi anche a lanciare sguardi non propriamente eleganti alle ragazze in giro per vie e piazze vestite – ne hanno tutto il diritto – vestendo la loro moda.
Non ci vuole anche qui una “mediazione” per spiegare a chi arriva da altri Paesi e da altre culture che le povere adolescenti con il sedere al vento acchiappalike è un fenomeno “social” e non la vita reale? Che quelle teenager sboccate ed eccessivamente, per così dire, emancipate, sono come un film hard, o come Rambo che da solo ne ammazza a decine, e non la vita reale? Una giudice per i minori ha dato la colpa ai “social”: non credo che avesse tutti i torti. Poi, certo, come diceva Umberto Eco, una cosa è la tecnologia, altra cosa l’uso che ne fai: un cacciavite è utile ma se lo usi per nettarti un orecchio è devastante. Un lettore de La Sicilia, il più importante giornale locale, si domanda più o meno che senso abbiano i festeggiamenti e le “passerelle” dopo la tragedia di una tredicenne stuprata. Ma il lettore, cosa vorrebbe? Che Giorgia Meloni e Manlio Messina e Enrico Trantino eliminassero la passerella solo perché una tredicenne è stata stuprata? O che la Chiesa rinunciasse a una festa alla quale si prepara da un anno? Quando il fercolo della Santa, nel 2004, apprestandosi alla cosiddetta “salita di San Giuliano”, per affrontare la quale bisogna prendere la rincorsa, arrotò un fedele uccidendolo, la festa andò avanti. In tono per quel giorno minore (era anche l’ultimo giorno della manifestazione). La festa di Sant’Agata, in verità, è una festa orgiastica e pagana, c’è lo struscio, i corpi che si ammassano, le urla, le crisi isteriche anche, una festa pagana dove il potere si mette in mostra, a partire dalla “carrozza del Senato”, dove si svolge il cosiddetto “applausometro” in cui sfila il potere, sia quello al governo che quello all’opposizione, e durante il quale si registra l’applauso per tastare, come si dice, il polso del popolo, la nostra personale versione dei sondaggi. Nei balconi dei palazzi che si affacciano sulla via Etnea si danno ricevimenti vista Santa: prime colazioni, colazioni, merende, aperitivi, cene, dopocene, seguendo il percorso del fercolo, mentre il popolo sta per strada, a strusciarsi. Gli inviti a questi ricevimenti sono ambitissimi, il divario sociale ambitissimo ed esibito come tradizione. Le televisioni locali fanno dirette da questi luoghi privilegiati: intervistano i vip locali sulla devozione. Scene che ricordano molto “Il Marchese del Grillo” e il suo Papa. Sospendere i festeggiamenti di Sant’Agata per una tredicenne stuprata? Ma siete pazzi? Innanzitutto pensate al ritorno stampa della Destra, che pur amministrando la città, dà la colpa agli stranieri (che dovrebbero essere sotto la loro custodia). E poi i soldi, i soldi, i soldi. I soldi della cera (tonnellate: il giro dei soldi della cera di Sant’Agata basta per un anno), il giro della cocaina: sapete quanta cocaina gira per la festa di Sant’Agata? I politici di Fratelli d’Italia non lo sanno? Non scendono in via Etnea? Si limitano solo ai palazzi nobiliari? E le scommesse sulle fermate del fercolo della Santa? Sì, ci sono le scommesse, pare adesso combattute con successo. Pare. Scommesse sulle varie fermate del fercolo che porta i resti mortali di Sant’Agata: Piazza Stesicoro, Piazza Borgo, la salita di via San Giuliano. Si scommette come durante le corse dei cavalli. Intanto c'è scappato uno stupro alla Villa Bellini, una volta luogo per famiglia, adesso in mano alle baby gang. Ma si preferisce il torrone. Si preferisce duro come il torrone. Come sempre, a Catania. Che molti hanno incominciato a chiamare Satania.