Ma in Italia cosa c’è di più importante della famiglia? Beh, a quanto pare i soldi; tanti soldi. A dimostrare questa scala di valori sono le grandi famiglie dell’imprenditoria tricolore, che ormai da anni stanno portando avanti delle lunghe e sanguinose faide interne. Una sorta di “Succession all’italiana” come la definisce L’Espresso (riprendendo, forse involontariamente ma non dichiaratamente, un vecchio titolo di MOW), che riporta le grandi guerre tra gli Agnelli-Elkann, i Del Vecchio, gli Angelini, e altri nuclei familiari diventati dei giganti nel mondo imprenditoriale. Ovviamente a fare più clamore sono gli eredi dell’Avvocato. Per quanto riguarda la royal family torinese, “da quasi vent’anni - scrive Gianfrancesco Turano sul periodico edito da Bfc Media - è in corso una lite declinata a varie versioni tra gli eredi di Gianni Agnelli”. Inoltre, L’Espresso rivela che “l’epicentro del sisma” è Margherita, figlia di Gianni e madre di John, Lapo e Ginevra Elkann, ma anche di altri cinque figli avuti in seconde nozze con il russo Serge de Pahlen. Ma da dove vengono tutti i loro problemi? “Margherita - scrive sempre Turano -, dopo aver condotto una prima battaglia vincente sull’effettivo ammontare della successione paterna, […] contesta ai tre figli Elkann di avere escluso i fratelli de Pahlen dal controllo di un gruppo che vale almeno 30 miliardi di euro (la holding Exor, ndr)”. E infine, bisogna anche riportare la lite più recente, ovvero quella relativa alla collezione di quadri dell’Avvocato. Ma sono soltanto gli Agnelli a litigare? A quanto pare no: “Nel Paese dell’imprenditoria di famiglia - scrive Turano - le maggiori dinastie mettono in scena liti furiose per eredità miliardarie”.
E se a Torino ci sono gli Agnelli, a Milano a litigare ci pensano i Del Vecchio. Dopo la morte di Leonardo Del Vecchio (fondatore di Luxottica) nel 2022, gli eredi si sono trovati a doversi spartire un vero e proprio impero dal valore ultramiliardario (e una Rolls Royce Phantom da 425 mila euro). “All’ultimo giro di dividendi - riporta L’Espresso - gli otto eredi hanno ricevuto in due tranche 43 milioni di euro a testa […]. Insomma, ce ne sarebbe per tutti - sottolinea Turano - ma la quantità di denaro in circolo è una variabile indipendente rispetto alla litigiosità di eredi e legatari”. In questo caso l’immensa torta di Del Vecchio padre se la giocano otto persone differenti tra figli (avuti da matrimoni differenti) e l’ultima moglie. “Finora concordano sul nuovo statuto in sette su otto - rivela il periodico -, esclusa Marisa (una figlia, ndr). Comunque sia, “la successione dovrebbe essere vicina a sbloccarsi”. Dall’occhialeria alla farmaceutica. Il caso degli Angelini, famiglia che guida uno dei più grandi gruppi farmaceutici del Paese, è diverso dai precedenti due. Qui, infatti, l’azionista (Francesco Angelini) è ancora vivo, ma alcuni problemi di salute “gli hanno procurato, nei termini della perizia psichiatrica, un deficit cognitivo non compatibile con la sua idoneità a seguire gli affari”. Ed è stato proprio il bisogno di nominare un amministratore di sostegno che ha portato alla faida tra le tre figlie: Maria Francesca, Maria Goella e Thea Paola; con la prima che ha ricevuto 750 milioni di euro a titolo di liquidazione, e la seconda che ha denunciato la sorella minore (Thea) “per circonvenzione di incapace accusandola di manovrare il padre”, rivela L’Espresso. La causa è comunque terminata lo scorso settembre, e Thea Paola è stata nominata amministratrice del padre.
E in questo lungo elenco di famiglie miliardarie e litigiose, L’Espresso annota anche i nomi della famiglia Caprotti (Esselunga) e del gruppo modenese Kerakoll. Grandi faide tra parenti, spesso addirittura gravi e assai complicate, ma non tutti litigano. Le uniche eccezioni italiane? La famiglia Berlusconi, con gli eredi che (con “compostezza” e “unità”) sono riusciti a evitare le tanto attese liti tra fratelli, e soprattutto in silenzio hanno ingoiato il boccone amaro delle varie donazioni del Cavaliere (tra Paolo Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Marina Fascina). E infine i Benetton, i quali hanno optato per una soluzione alternativa, dividendosi gli “immobili per oltre 1 miliardo dividendoli in pacchetti assegnati per sorteggio”.