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Luca Ravenna risponde a MOW: "Follia estrapolare una frase da un podcast comico"

  • di Alessandro Mannucci Alessandro Mannucci

24 maggio 2021

Luca Ravenna risponde a MOW: "Follia estrapolare una frase da un podcast comico"
Il comico milanese ci risponde su un nostro articolo che aveva ripreso la frase "Mi sono sentito come in un villaggio vacanze quando un animatore non fa ridere". Secondo Luca Ravenna era stata decontestualizzata, ecco cosa ha detto

di Alessandro Mannucci Alessandro Mannucci

Tre giorni fa MOW ha pubblicato un articolo che riguardava Luca Ravenna, uno dei più apprezzati stand up comedians della cosiddetta new wave italiana. Nel pezzo, dal titolo “Luca Ravenna su LOL: Mi sono sentito come in un villaggio vacanze quando un animatore non fa ridere” che potete leggere qui si fa riferimento a un commento che Ravenna ha fatto in una puntata di Cachemere, il podcast di successo che conduce assieme ad un altro esponente di spicco della stand up italiana, Edo Ferrario. Ferrario nella puntata raccontava che quando aveva otto anni, agli animatori dei villaggi vacanze che gli andavano a rompere i coglioni per partecipare a giochi di gruppo rispondeva che preferiva leggere un libro, sentendosi già allora più grande di loro. A questo punto Ravenna ha commentato: "Mi sono sentito così anche io ultimamente" riferendosi a Lol. L’articolo continua deducendo che quindi “per lui il programma cult di Amazon Prime, è stato tutto tranne che un successo e i comici insieme a lui hanno fatto di tutto tranne che farlo ridere…”.

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Ho lavorato a LOL come autore e ho avuto modo di stare a stretto contatto con Ravenna. È un ragazzo brillante, educato e gentile il cui aspetto evoca quello di un giovane rampollo della Milano bene anni ’80, di quelli che vanno a fare le vacanze di Natale (’84) a Cortina cantando Maracaibo, vestendosi in felpe Best Company e polo Sergio Tacchini, al bar bevono esclusivamente un lavorato secco a base di Zucca e Selz, giocano a tennis all’Ambrosiano e a pallone in Guastalla. In parte è così, in parte è molto di più. Pur essendo milanese sin nel midollo (circondato ovviamente da ossobuco con risotto giallo) rappresenta l’unico caso di successo che io conosca di trapianto di meneghino nel tessuto sociale romano. È un acuto osservatore del campionario di umanità che transita davanti ai nostri occhi ogni giorno e che di fatto diventa materia per i suoi monologhi e da ciò che ricordo ha sempre speso parole entusiaste in merito alla sua esperienza a LOL. Nel programma ricordava ovviamente uno studente del liceo imbucato a una festa di gente famosa che conosce solo una persona che però all’inizio della festa si imbosca lasciandolo solo e lui resta così, vagando negli ambienti e coprendo il suo vago senso di inadeguatezza con un velo di tranquilla nonchalance. In pratica nel programma ha ricordato me al liceo, ma più divertente. Autodefinitosi “la quota indie” del programma, al termine delle riprese mi disse, gentile e sorridente, di avere imparato di più in quelle sei ore in compagnia di quei colleghi che negli ultimi sei anni. Tre giorni fa, quando è uscito il sopracitato pezzo mi ha mandato un messaggio “Ma chi è che ha scritto questo pezzo? Buongiornissimo <3”. Luca era in evidente disaccordo con quanto espresso nell’articolo. Alchè MowMag (che al netto di qualunque opinione a riguardo è oggettivamente un luogo molto democratico) mi ha chiesto di raccogliere la sua risposta. Ovviamente ce ne sono state altre, perché io ho fatto più domande, pur avendolo già intervistato a marzo per una diretta live della mia rubrica Mownucci.

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Cosa hai trovato inesatto dell’articolo di MowMag su di te?

Secondo me è follia cercare di estrapolare una frase da un podcast comico e cercare di dargli un’interpretazione come se fosse una risposta fatta a un giornalista. Giocare poi sul fatto di dire “ovviamente non ha detto questo” è da pirla due volte.

Comunque, nella nostra precedente chiacchierata non potevamo parlarne a causa degli accordi di riservatezza, ma ora che è passato un pò di tempo ci dici cosa ti ha lasciato LOL?

L’esperienza è stata molto tosta ma sono talmente tanti i vantaggi che ha portato che non posso che esserne felice. Con coscienza anche critica, ma felice. Lì non capivo nulla di quello che stava succedendo.

Come nascono i temi delle puntate di Chachemere?

C’è una scaletta ma poi improvvisiamo. Andiamo molto a orecchio. E va benissimo così. Il tema lo scegliamo ogni settimana, non è mai pianificato con grande anticipo.

Conoscevi qualcuno dei partecipanti di LOL prima del programma? Hai legato con qualcuno in particolare dopo quest’esperienza?

Michela la conoscevo. Frank l’ho rivisto e sentito anche dopo, così come Caterina. Sono contento di aver conosciuto tutti. Molto.

Che riflessioni postume ti ha fatto fare LOL? Parlo soprattutto della tua relazione con questo nuovo pubblico.

Che il pubblico è enorme. La nicchia ti protegge anche quando ti critica. Mentre il mondo del mainstream è diverso. È come paragonare un piccolo lago di montagna a un oceano: devi regolare lo scafo con cui navigare.

C’è un comico del cast di LOL che ti ha stupito in positivo, che non ti aspettavi fosse cosi’ come si è rivelato?

Pintus. Mi ha fatto star male dal ridere una sera a cena. Veramente.

Qual’è stata a cosa più difficile e spaesante dell’esperienza a LOL?

La cosa più difficile è accettare che tutte le critiche, positive o negative, sono giuste. E tutti hanno diritto a dire qualsiasi cosa. È la versione, su scala enorme, del mitico “il pubblico ha sempre ragione”.

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