Fermi tutti, ormai è ufficiale: Lucio Corsi è diventato intoccabile. Da artista di nicchia a idolo delle folle nel giro di una settimana. Dopo Sanremo 2025 il toscano col look da rockstar glam anni ‘70 è stato dichiarato patrimonio dell’umanità, mentre sui social pare che nessuno sia più in grado di pronunciare una sola critica verso di lui. Tanto che ha appena raggiunto 1 milione di follower su Instagram e zero haters: il sogno di qualsiasi artista. Ma siamo sicuri che sia tutto perfetto? No, perché anche Lucio Corsi ha dei difetti e di questa inaspettata luna di miele dovrebbe preoccupare più lui che quelli che oggi lo esaltano.
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Fino a un mese fa nessuno lo conosceva, tranne quei pochi che andavano oltre le classifiche Spotify o alla musica passata nelle radio mainstream (sempre la stessa), oppure quelli che si scambiano i vinili con lo stesso fervore con cui i metallari parlano delle prime demo dei Black Sabbath. Adesso, invece, pare che sia il più grande rivoluzionario della musica italiana: “Il vero vincitore di Sanremo” dice qualcuno, “finalmente un artista che fa arte” gli risponde un altro. E via così, in un profluvio di frasi da Instagram Story che sembrano scritte da intelligenze artificiali allenate sulle citazioni del sito Frasicelebripunto.it.
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Lucio Corsi è bello, Lucio Corsi è stiloso, viene percepito come il classico David Bowie moderno che ha letto più libri di te (di tanti che commentano sicuramente) e sembra sempre sapere cosa dire nelle interviste senza scadere nella marchetta. Troppo perfetto per essere vero. Sicuramente nella sua vita avrà fatto qualcosa di sbagliato, o no? Magari ha bucato una ruota dell’auto di un amico e ha finto che fosse già così. Vista la sua passione per i motori è possibile. O ha lasciato un ristorante senza pagare il conto? Cresciuto in una famiglia di ristoratori è più difficile. Oppure, una volta ha persino ascoltato un intero album di Gigi D’Alessio e pensato: “Non è male, in effetti”. Quando scoprirete il primo difetto sarete ancora lì a osannarlo?
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Ma il punto è un altro. Il rischio di specchiarsi nel proprio mito è dietro l’angolo. Nel senso che, se tutti ti dicono che sei unico, speciale, un genio, la prospettiva di finire come Narciso che si innamora della propria immagine riflessa nel laghetto è concreto. E sono guai. Il pubblico, in particolare in Italia, ha una memoria che dura meno di un video su TikTok. Prima ti ignora, poi ti santifica, domani ti distrugge. Per ora godiamocelo, anche a Eurovision, perché chi riunisce 1 milione di follower con musica di classe fa un miracolo. Infatti è lui, più che il pubblico, che spero non dimentichi l’insegnamento di un suo maestro, Flavio Giurato: “Attento ora a non diventare un dente dell’ingranaggio, attento adesso a non farti spremere come un limone”.
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