Fango in paradiso. Non è solo la (splendida) ballad che Francesca Michielin ha portato in gara all'appena trascorso Festival di Sanremo. Il vincitore Olly, dopo giorni di credibilissima 'riflessione', ha deciso di non andare a rappresentare l'Italia all'Eurovision per evitare di spostare le date già fissate (nonché sold out) del suo tour nei palazzetti. I fan si sdilinquiscono alla notizia, sentendosi rispettati e amati, il nostro tiene così tanto a loro da perdersi una occasione megagalattica di visibilità internazionale pur di poterli rivedere il prima possibile. Che cuore! Questa la bella favoletta ufficiale a cui chiunque voglia, può pur credere. La realtà dei fatti, però, potrebbe essere un filo meno fiabesca: sul palco dell'Eurovision, tanto per cominciare, è vietato l'uso dell'autotune senza il quale Olly fatica assai a 'cantare'. Basta notare le vene che gli si gonfiano a dismisura sul collo taurino quando cerca di prendere qualunque nota della vincitrice 'Balorda Nostalgia' per capire che qualcosa non funziona: canta di gola, sforza troppo su un brano che di certo non è 'My heart will go on'. Insomma, il poro Olly all'Eurovision sarebbe andato a fare, verosimilmente, una figuraccia mannara, rischiando di rovinare il magico momento che sta vivendo la sua carriera. Perché azzardare quando va già tutto bene? Meglio stare in patria, specie non avendo in mano (e nelle corde) un pezzo adatto all'Eurovision. Detto in altre parole: nessuno si sarebbe accorto di questo rugbysta italiano che urla sul palco, se non, magari, per una serie di versi non proprio inclusivi scritti in gioventù (e per cui si è già pubblicamente scusato, ma l'Europa sa essere intransigente con chi si macchia di testi aggressivi, soprattutto se contro le donne e la comunità arcobaleno). Insomma, tutto sommato buon per il giovane che si risparmia quella che sarebbe stata, con ogni probabilità, una vera e propria ghigliottina internazionale. E meglio pure per l'Italia che si vedrà rappresentata dal secondo classificato all'Ariston, l'onirico e lunare Lucio Corsi evitandosi uno scivolone di proporzioni sesquipedali. Intanto, però, c'è chi non sorride più di troppo, di certo non come prima: la manager delle meraviglie Marta Donà. Il rifiuto di Olly all'Eurovision è la sua prima sconfitta pubblica. E siamo qui a darvene notizia, addentrandoci in una storia rischiosa, ma che merita di essere raccontata, tra "sogno" e realtà. Cosa sta succedendo davvero?
Marta Donà, anche nota come 'LaTarma' nonché nipote di Adriano Celentano, ha vinto quattro degli ultimi cinque Festival. Tutto iniziò coi Maneskin per proseguire poi con Marco Mengoni e Angelina Mango. Un palmares di grandissimo successo, non c'è che dire. Soltanto che, come abbiamo già riportato, oggi ci sarebbe da capire che fine abbia fatto Angelina Mango. La vediamo sui social molto poco e irriconoscibile, in un solo anno, l'ombra di se stessa. Non si è presentata, come tradizione vorrebbe, nemmeno sul palco dell'Ariston per aprire le danze: lo fanno tutti i vincitori dell'edizione precedente, Angelina no. Si è presa una brutta 'rinofaringite', tanto riportano i comunicati spediti alla stampa per spiegare l'annullamento di ben due tour (già sold out) nonché la pesante assenza da Sanremo. Questo ovviamente il 'sogno', lo storytelling. Basta aprire Instagram per guardare e, nel caso se ne avesse voglia, vedere. Poi non abbiamo certo una laurea in Medicina, ma che un raffreddore, per quanto severo, possa protrarsi da ottobre a data da destinarsi pare un tantinello fantascientifico. Non scriviamo questo perché, vampiri, vogliamo sapere i fatti personali di Angelina Mango. Scriviamo questo perché la 23enne Angelina Mango, gestita dalla manager delle meraviglie Marta Donà, è passata dall'essere ovunque a da nessuna parte in 365 giorni di successi stratosferici, balletti sfrenati, 13 videoclip a settimana (iperbole, figura retorica), infinite esibizioni dal vivo ogni sera. Se qualcuno dovesse mai immaginare che sia stata 'spremuta', è libero di farlo. Come è anche possibile prendere atto del fatto che i giovani d'oggi, signora mia, proprio non tengono il passo, sono rammolliti, l'unica soluzione sarebbe l'immediato ripristino della leva militare ambosessi. Comunque la si pensi, la sola certezza è che nessuno si sia preso responsabilità per il plateale tracollo di questa giovanissima e talentuosissima artista. Ma chissà, magari è perché non esistono 'colpe', è semplicemente andata così. Il sogno, lo storytelling, la noia, la realtà.
Due indizi, però, fanno una prova. Così si dice nei thriller, nei romanzi gialli, nelle storie di detective che indagano su vicende nebulose assai. E allora restando in questo scenario di pura fantasia, appare evidente come Olly non potesse andare all'Eurovision. Per via della canzone che difficilmente sarebbe stata compresa in quel carrozzone, per colpa del divieto d'autotune sul palco, perché lui vuole bene troppo bene ai suoi fan. E perché il management del giovane, magari, non voleva dare nuovamente l'impressione di spremere i propri talent, di ripercorrere la strada intrapresa con Angelina, visti i risultati. Insomma, è bene che, tempo un anno, il valente rugbysta Olly goda di ottima e sfavillante salute. È bene per lui, è bene per tutti. Ancora una volta: perché rischiare?
Nel frattempo, i quattro Festival vinti quasi di fila, compreso quest'ultimo e il 'caso' Angelina Mango stanno balzando all'attenzione della pubblica opinione. Nonostante molta stampa continui a difendere a spada tratta Marta Donà 'in quanto donna', tra l'altro medesima linea da lei adottata sui propri canali social, sono in molti a essersi mangiati la foglia, a nutrire qualche sospetto. Sospetto che mai prima era emerso, infatti in genere non succede quando una persona è molto/troppo potente. Perfino criticarla blandamente potrebbe essere un azzardo. Prima di questo Festival, in effetti, nessuno osava tanto, nemmeno un plissé. Oggi, invece, Marta Donà viene sbeffeggiata, con simpatia per carità, perfino da Cristina D'Avena che a 'Splendida Cornice', Rai 3, dissa scherzosamente i protagonisti dell'ultimo Festival riadattando le sigle dei cartoni animati. Fulminante il passaggio su Olly: "Olly, è quasi magia, Olly! Non so chi tu sia, Olly! Ringrazia Marta Donà!". Un buffetto. Ma un buffetto inimmaginabile durante il regno della manager delle meraviglie a cui, con ogni evidenza, vincere anche questo Sanremo non ha fatto benissimo, a livello di immagine. Nessuno, lo ribadiamo, si era mai arrischiato a prenderla, pur bonariamente, in giro. Oggi può finire in uno sfottò da canticchiare insieme ai Puffi. Sic transit.
Intanto sui social Donà ha voluto scrivere un post per mostrare le proprie fragilità. Asserisce che in questo momento che dovrebbe essere tanto felice per lei, il "suo" Olly ha vinto Sanremo, piange, ha paura. Se solo fosse nata uomo, tutti le starebbero facendo grandi complimenti, invece le donne, quando hanno successo, pagano sempre un prezzo. Se questo è anche vero, non siamo certissimi che sia il 'sogno', lo storytelling più adatto a descrivere la situazione in corso. Dubitare è lecito, pure con la fantasia. Ciò che, oggi sempre più persone sui social, contestano a Donà non è il successo dei suoi artisti, ma il modo in cui sembra gestirli. Ovverosia, dando a un'occhiata ad Angelina Mango, fino allo stremo. Sarà un caso, ma i (furono) Maneskin le dissero bye bye subito dopo la vittoria di Sanremo e andarono, sotto altro management, a conquistare l'America. Una scelta che, all'epoca, li fece passare per ingrati su scala nazionale. Col senno di poi, possiamo immaginare, sempre immaginare, che ci potessero essere state motivazioni piuttosto condivisibili dietro a cotanto 'tradimento' professionale. Giovani? Talentuosi? Molto carini? Meglio volare oltreoceano, lontano lontano. Non si sa mai.
Il silenzio, la 'rinofaringite' di Angelina Mango, questo evidentissimo fuori il vecchio e dentro il nuovo è ciò che fa storcere il naso rispetto all'operato di Marta Donà. Operato che potrebbe pure essere più che pulito, soltanto che da fuori, rischia spesso di apparire, magari, per quello che non è. Pure Francesca Michielin fa parte della sua scuderia, ma è come se non ci fosse. Forse perché ha quasi 30 anni, chi lo sa. Ma è stata mandata sul palco dell'Ariston pettinata da Mefisto in persona e vestita dopo una spinta al buio nell'armadio. Nonostante il bellissimo brano in gara, 'Fango in Paradiso', l'impressione è che nessuno si dovesse accorgere di lei, i riflettori dovevano essere tutti per il giovane Olly. E così è andata.
Intanto, il no di Olly all'Eurovision segna la prima sconfitta pubblica per Marta Donà, regina di un regno intoccabile fino a questo Sanremo che ora comincia a scricchiolare per la prima volta dal momento della gloriosa instaurazione. Chiudiamo parlando molto molto chiaro: soltanto chi non fa, non sbaglia. Se e quando l'errore capita, però, in un fantascientifico mondo giusto che ovviamente non è quello in cui viviamo, basterebbe ammetterlo, prendersene responsablità oppure spiegare come e perché tali 'responsabilità' non sussistano. Mettere, propria sponte, la parola fine a ogni tipo di sospetto e 'complottismo' che oramai, è un fatto, serpeggia tra la pubblica opinione. Dopotutto, questa vittoria di Sanremo si è rivelata un gran bel boomerang per il meraviglioso regno della Tarma. E, per i sognatori, per gli amanti del fantasy, cotanta prima, bruciante sconfitta pubblica travestita da trionfo potrebbe essere vista pure come un tiromancino del karma che, zitto zitto, avrà forse voluto rendere 'giustizia' ad Angelina Mango. Fino alla prossima 'rinofaringite', s'intende. Mai vorremmo far piangere qualcuno, non siamo così cattivi. Specie a confronto dei 'buoni'.
