La notizia è ufficiale: Olly non rappresenterà l’Italia all’Eurovision Song Contest. Il vincitore di Sanremo 2025 con Balorda nostalgia ha comunicato la sua decisione con un lungo messaggio sui social, spiegando di averci riflettuto a lungo e di aver scelto di “seguire il cuore” (in che senso? Bah). “Non credo che voi sareste tristi se spostassi dei concerti per l’Eurovision, ma sento il bisogno di connettermi con tutto quello che mi sta accadendo prima di guardare ancora più in là. Voglio continuare con la mia amata gavetta live, di cui parlo sempre con infinito orgoglio”, ma che magnanimo. Parole sentite, dicono. Ma davvero un artista emergente, con l’opportunità di esibirsi davanti a milioni di spettatori in tutta Europa, decide di dire di no per “connettersi con il momento”? Uno che viene dal mondo indie, che ha scalato Sanremo grazie al televoto, che ha tutto da guadagnare a livello internazionale, lascia andare così un’occasione del genere?

C’è un dettaglio che potrebbe far luce su questa scelta. Il giornalista di Fanpage, Ciro Pellegrino, ha pubblicato una storia su Instagram con lo screenshot del regolamento dell’Eurovision. E lì, nero su bianco, si legge che le esibizioni live non possono prevedere l’uso dell’autotune. Ora, nessuno vuole insinuare nulla. Però il dubbio viene. Soprattutto perché Lucio Corsi, artista che non ha mai fatto mistero di preferire una vocalità naturale, è colui che sostituirà Olly. Lui sì che ha accettato al volo. Perché, diciamocelo, solo un folle direbbe di no a una vetrina del genere, a meno che non abbia un motivo valido per non andarci. Nemmeno i Måneskin, che nel 2021 erano già una band di successo, si sono tirati indietro. Non conosciamo nessuno che soffre di “eccessi di fama”, specialmente chi è appena esploso grazie a Sanremo.

Quindi la domanda resta: davvero Olly ha semplicemente scelto di vivere “con i suoi tempi”, oppure c’era il rischio di non poter replicare dal vivo quello che abbiamo sentito all’Ariston? Lui parla di “scelta personale”, di un percorso che vuole costruire con gradualità. Ma a questo punto, il dubbio che ci sia altro dietro è più che legittimo. E visto che nessuno, da quando esiste l’Eurovision, ha mai detto “no grazie” senza una ragione precisa che non sembri una supercazzola con scappellamento a destra, forse farsi qualche domanda in più non è poi così sbagliato.
