La politica, la musica, la cultura pop: tutto è ormai permeato dalla stessa anarchia comunicativa. E in questo caleidoscopico caos, i protagonisti si rincorrono tra dichiarazioni surreali, provocazioni e verità scomode, come sottolineato da Massimo Gramellini nel suo ultimo intervento sul Corriere della Sera. A partire dal "regno" di Donald Trump, che ormai sembra non conoscere più confini nemmeno nella propria campagna elettorale. “Davvero Trump si è fatto fotografare con la corona in testa per annunciare la rottamazione del pedaggio a cui sono tenute le auto che entrano a Manhattan? Non è che a breve l’autoproclamato sovrano degli Stati Ingrugniti d’America bombarderà gli autovelox?” si chiede Gramellini, accostando il comportamento dell’ex presidente a un’ironia amara che sfiora l'assurdo.
La scena che si dipinge, a tratti grottesca, si inserisce in un panorama più ampio dove la linea di separazione tra ciò che è serio e ciò che è pura provocazione è diventata ormai talmente sottile da essere quasi invisibile. Trump, con la sua faccia da "sovrano" e la sua costante messa in scena, ha infatti preso di mira i pedaggi, dando l'impressione di volersi erigere a "re" di un sistema in cui le regole si rompono come vetri di una finestra. Ma il punto, scrive Gramellini, non è questo. È ben altro. “Lo scopriremo solo vivendo, avrebbe detto Mogol, sommo paroliere di lacrime sul viso e fiori di pesco, prima che la sregolatezza verbale di Trump contagiasse anche lui”.
È proprio la sregolatezza verbale che, per Gramellini, ha ormai conquistato anche figure iconiche della nostra cultura. Lo scrittore tocca con sarcasmo e nostalgia le ultime uscite di Mogol, il quale, in un paradosso tutto contemporaneo, ha di recente “rottamato” Giorgia, affermando che “la sua voce non ha emozione”. Ma non è certo una dichiarazione che sta sola; è un sintomo di un malessere che tocca tanti, a partire da quella generazione che ha visto nascere le canzoni indimenticabili di Mogol. E, allora, nel marasma delle verità nudi e crudi, persino la musica diventa oggetto di giudizio spietato, privo di filtro.
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La sequenza di eventi si fa ancora più bizzarra con il riferimento alla scrittrice Mariolina Venezia, che ha avuto da ridire sulla mancata citazione durante il Festival di Sanremo da parte di Vanessa Scalera, protagonista di Imma Tataranni. “A cui non è andato giù che l’interprete del suo personaggio, Vanessa Scalera, non l’abbia citata a Sanremo e glielo ha sbattuto in faccia durante la conferenza-stampa: tu chiamale, se vuoi, emozioni.” La realtà è che oggi la forma di espressione è priva di quella mediazione che un tempo sapeva disegnare contorni più netti. Oggi, anche un’emozione può diventare un campo di battaglia, e come se non bastasse, sembra che il sentimento non abbia più un posto, ridotto a una questione di opportunità e rivendicazione.
Ma al di là di Trump, Mogol e Venezia, l’inquietante riflessione di Gramellini si sofferma sul nostro rapporto con la verità. La nostra società sembra, infatti, avere una visione ormai completamente distorta della realtà. Le bugie viaggiano veloci, ma lo fanno senza veli. “Il punto è che il mio povero babbo diceva: ‘La verità è nuda, tocca alla saggezza rivestirla’. Invece adesso vanno in giro nude pure le bugie.” Con una frase così, Gramellini riesce a riassumere perfettamente il clima che permea la nostra era: un tempo la saggezza rivestiva la verità, oggi tutto è diretto, crudo e innegabile, senza il filtro di una riflessione che, magari, ci aiutava a comprenderla meglio.
Dunque, quello che ci rimane oggi è un mondo dove tutto è esposto e disgregato. La politica, la cultura, la musica e le emozioni non hanno più limiti né confini: non ci si sorprende più di nulla. Perché, come diceva Mogol, tutto ormai è permesso.
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