“L’inno di Mameli non è stato scritto da Mameli” dice Giorgio Dell’Arti in un video sulla pagina social Spremuta di giornali - la sua famosa rassegna stampa mattutina - e in vista della miniserie Rai sul “ragazzo che sognò l’Italia” rilancia una storia poco nota che, però, avrebbe ben più di un appiglio storico. Andiamo per ordine. Stasera su Rai1, in due serate - lunedì 12 e martedì 13 febbraio (anche su RaiPlay) - la fiction prenderà in esame le vicende meno note della vita di Goffredo Mameli, poeta, eroe del Risorgimento e autore del “Canto degli Italiani” che si è trasformato nell’inno nazionale della Repubblica Italiana. Nello specifico si concentrerà sugli anni 1847 e 1849, cioè dalla composizione di testo e musica alla manifestazione dell’Oregina, quando per la prima volta la composizione fu cantata da più di 30mila persone. E ancora, l’amicizia con Nino Bixio, la prima Guerra d’Indipendenza, la Repubblica Romana e le battaglie al fianco di Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini. Anni leggendari, che il nostro Paese ha relegato per troppo tempo nei libri di scuola e non ha mai saputo elevare a eventi pop nei quali riconoscersi e, a differenza per esempio dei francesi o degli americani, a renderli un vero collante di tutti gli italiani. Ci prova ora il servizio pubblico, ripercorrendo "le passioni, gli amori, le lotte, i sotterfugi, le composizioni poetiche, oltre agli incontri storici e ai dibattiti politici che hanno portato all’Unità d’Italia". Ma dietro al “Canto degli italiani” si nasconde una storia poco nota, che difficilmente la miniserie Rai riuscirà a mettere in evidenza, ben segnalata dal giornalista e storico Dell’Arti: “Mameli era massone, anticristiano, anticattolico e mangiatore di preti. Mentre l’inno è pieno di riferimenti religiosi cristiano cattolici. Chi è l’autore?”. E prova a rispondere al quesito.
“Il professor Alessandro Mola ha ricostruito con precisione la storia: Mameli studiava in un collegio presso Carcare, Cairo Montenotte, in provincia di Savona, e aveva come insegnante un sacerdote che si chiamava Atanasio Canata. Il 10 novembre 1847 arriva al compositore Michele Novaro che si trovava a Torino questo testo intitolato Fratelli d’Italia, che in una versione conservata si chiama Figli d’Italia, non avendo l’originale andato perduto. Novaro - prosegue Dell’Arti - appena riceve questa poesia si precipita a casa di Lorenzo Valerio, un rappresentante importante della parte democratica di Torino, e la musica. Dopodiché lo danno alle stampe e lo stampatore, Andrea Rossi, scrive che l’inno è di Mameli. E così arriva a noi il nome di Mameli, ma in realtà l’inno è del professor Canata, il quale infatti scrisse una poesia in cui lamentava il fatto che gli avevano rubato questa poesia, che è contenuta in un’opera che si intitola Inferno, purgatorio e paradiso d’Italia. E Canata lamenta il furto della sua opera, il testo di Fratelli d’Italia”. Ma perché questa ricostruzione è passata in sordina? È anche a causa dello stesso Canata, visto che, ricorda il giornalista, pare che “non ebbe il coraggio di contestare l’autenticità della firma perché nel frattempo Mameli era morto nella difesa della Repubblica romana. Siamo nel 1849 e aveva solo 22 anni”.
A riprova di quanto raccontato da Dell’Arti, il Comune di Carcare ha deciso di avviare la procedura per ottenere il riconoscimento come luogo in cui furono redatte le parole del Canto degli Italiani: "È necessario condurre le opportune verifiche. Sappiamo con certezza che Mameli ha studiato al Calasanzio" ha dichiarato il sindaco. Così, nella cittadina della Val Bormida, si cerca di avere riconosciuta una eventualità che potrebbe portargli maggiore attenzione, sia dal punto di vista storico che turistico. Mameli, è risaputo, arrivò nel 1846 allora 19enne e nelle lettere che si scriveva con il suo accompagnatore, padre Ameri, vi sarebbero le conferme che Padre Canata fu il vero autore di Fratelli d’Italia. Che non era soltanto un prete, ma anche un educatore e un letterato che insegnava a Calcare e potrebbe aver ispirato Mameli, o al quale Mameli avrebbe potuto “soffiare” il testo dell’inno che ha sempre insospettito per la maturità con il quale è scritto in confronto alla giovane età del suo autore. Ne è convinto anche il sindaco Rodolfo Mirri: "Dobbiamo fare le verifiche opportune, ma secondo alcune testimonianze storiche, sembra che il testo sia stato scritto al Calasanzio da Padre Canata (Padre Scolopio). Successivamente, Mameli si appropriò di esse e le portò a Genova". In seguito l’inno fu suonato per la prima volta nella città soprannominata "La Superba", il 10 dicembre 1847, per questo il sindaco di genova Marco Bucci ha richiesto a sua volta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di conferire a Genova il titolo di Città dell'Inno. Ma Mirri ha rilanciato: "Se venisse confermato che le parole sono state scritte a Carcare, perché non intraprendere un'iniziativa congiunta con Genova? Sappiamo con certezza che Mameli ha studiato al Calasanzio".
Nel frattempo Fratelli d’Italia continua a far discutere e a dividere. Nelle ultime ore persino relativamente al Festival di Sanremo, con il regista Gabriele Muccino che su Instagram ha pubblicato una foto della bandiera israeliana ma con l’inno di Mameli come sottofondo. L’autore de L’ultimo bacio e La ricerca della felicità, tra gli altri suoi film, ha fatto questo accostamento dopo la polemica sollevata dal comunicato letto domenica pomeriggio, in diretta dal Teatro Ariston su Rai1, da Mara Venier e firmato dall’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, con il quale si esprimeva vicinanza a Israele del 7 ottobre per mano di Hamas. Un comunicato che è stato letto, nell’ottica della Rai, per contro-bilanciare le dichiarazioni di Ghali che aveva chiesto lo “stop al genocidio”. Ma intanto il post di Muccino ha incassato i “mi piace” dei Negramaro e di Alessandro Di Battista, il quale ha aggiunto un commento: «Bravissimo».