È assurdo!
Oramai viviamo osannando la delinquenza più pericolosa: quella della microcriminalità, delle baby gang; quella sfera delinquenziale che non ha alcun controllo, alcun riferimento, alcuna organizzazione e che è il vivaio di potenziali criminali del futuro. Milano è una città malata, consegnata nelle mani di delinquentucoli nel nome di un’arte usata da microcriminali per diffondere il verbo del denaro facile o dei soldi facili, del successo a tutti i costi, della ricchezza fatta di auto di lusso, orologi, vestiti e scarpe che sembrano aver perso la loro funzione pratica e primaria per diventare simbolo (’o status symbol) di chi ha tanti soldi da spendere.
Ma tra tutte le cose più incredibili accadute negli ultimi giorni, due cose mi hanno particolarmente colpito: Marracash (che personalmente apprezzo per la sua poetica) che in un’intervista da Wade osanna Baby Gang e lo rappresenta come una povera vittima del sistema, e Simba La Rue che, nonostante una condanna gestita dallo stesso Simba come fosse un successo, un orgoglio nei corridoi del Tribunale, annuncia il nuovo singolo come nulla fosse e dal nulla si definisce “Tony Montana” e si mostra in foto con fondina di pistola e mazzette di contanti. Ed è certo che avrà successo perché i ragazzini della seconda generazione, infatuati oramai dal modello criminale, correranno ad ascoltare la discografica che continua a pubblicare, sostenere e promuovere questo modello artistico. Chissà che anche lui possa far coppia a Sanremo con Baby Gang. Sarebbe come guardare in tv Gomorra sulla Rai.
Non sono uno che punta il dito contro, anzi. Sono favorevole al perdono, al recupero, e sono convinto che il carcere non sia educativo. Ma nemmeno essere così sfacciatamente incuranti del fatto che si sta coltivando un messaggio che istiga i ragazzi al microcrimine come mezzo per raggiungere una facile ricchezza, una notorietà che oggi sembra (e i social ne sono i più grandi responsabili) essere l’unica ragione di vita. A Milano non si cammina più per strada e il recente report redatto da Il Sole 24 Ore con i dati del Viminale, “L'indice della criminalità 2023”, ha posizionato Milano al primo posto come la città con il più alto tasso di criminalità. Bella figura per la città più europeista d’Italia. Una volta era la “Milano da bere” oggi è la “Milano violenta”. Si erge a capitale della musica vista la presenza in città delle major della discografia che oramai sempre di più cavalcano l’hype che questo genere musicale genera.
E poi senti dichiarazioni di Marracash che riferendosi a Baby Gang parla di disagio, quando una persona ha sparato e aggredito altre persone: ma questa può essere una giustificazione per farsi giustizia da soli? Lo stesso Baby Gang di fatto chiede scusa ma continua a pubblicare canzoni con contenuti discutibili e diventa star della tv, ospitato anche a Le Iene, con la speranza di ripulirne l’immagine per far sì che continui a macinare i soldi che mostra nei suoi video al volante di una Bentley bianca. Mentre i ragazzi disagiati delle periferie romane, napoletane, baresi non hanno la stessa opportunità di essere “giustificati” perché non hanno Santi in paradiso o perché più semplicemente non sono un business per chi li difende a spada tratta.
E poi Boro Boro che parla di depressione, altri che parlano di emarginazione… Ma stiamo scherzando!? Io so cos’è la depressione e sicuramente non è trascorrere serate in discoteca a sballarsi, a lanciare tavoli a Gallipoli dai balconi di un hotel, vivere di fi*a, soldi e lusso. E l’emarginazione andatela a chiedere ai ragazzi che vivono davvero per strada e vengono sfruttati, come i figli degli zingari o i “figli dei barconi”. In che Paese siamo? In che mondo viviamo? Siamo dentro una sorta di Truman Show che ha azzerato la morale, il senso civico, l’educazione e il rispetto per gli altri e che fa credere alle nuove generazioni che delinquere e cantare siano una simbiosi inscindibile per arrivare ad avere soldi e successo.
La ricchezza non è la felicità e non è la realizzazione del proprio essere e lo dimostrano calciatori strapagati affetti da ludopatia inspiegabile.
Torniamo al Re dei Re: Mr. Simba La Rue! Chi più di lui si è preso gioco della giustizia? Appena condannato nei corridoi del tribunale sbeffeggia tutti con i suoi video e poi che fa? Dopo due giorni annuncia il nuovo singolo. E chi pubblicherà questo brano? Una delle major e vedrete che risultati avranno: streaming a livelli inverosimili perché la sua condanna anziché essere una punizione educativa è solo un ulteriore strumento per generare seguito. La vera condanna non sarebbe il carcere ma il temporaneo divieto di utilizzo di profili social, il divieto di pubblicare canzoni attraverso le major (visto che la censura anche io la rifiuto), il divieto alle piattaforme di generare denaro da canzoni prodotte da artisti che hanno commesso crimini violenti, anche se relativi a guerre tra gang.
Un po’ di tempo fa ho letto un’intervista a un rapper che diceva: “Quando nasce nelle periferie degradate, il rap è figlio del disagio giovanile e familiare e diventa una valvola di sfogo. I rapper però oggi non raccontano solo la violenza, la fanno”. Il cambio generazionale oggi porta con sé sempre più un modello di criminalità di derivazione musicale non più limitata al dissing e allo show, ma a fatti ed eventi che dovremmo condannare. I nuovi rappresentanti della trap, della drill e di tutte le diramazioni più disparate del genere che un tempo era unicamente rappresentato dal rap, corrono a farsi fotografare nel quartiere della fiction Gomorra quasi a identificarla come fosse il Bronx newyorkese trapiantato in Italia. Tutte le rappresentazioni video musicali sono un continuo rimando esplicito alla cultura della violenza e delle faide fra gruppi e orde di ragazzini che ne finiscono per emularne le gesta. Si spara nello studio di Shiva, ci si vendica per le strade di Milano senza scrupoli con il pensiero che riporta alle faide dei gangster americani. In realtà si tratta dei quartieri ghetto del capoluogo lombardo; curiosamente proprio quelli di alcuni rappresentanti della scena musicale italiana, tra cui Paky, Rondo, Baby Gang e Simba La Rue. San Siro come il Bronx. E nonostante gli arresti tutti sembrano fregarsene, a partire dall’amministrazione comunale stessa per finire a chi opera nel mondo della musica.
Anzi, il fenomeno più inquietante che si sta verificando è quello della giustificazione nel nome del “disagio giovanile”. Ma andatelo a chiedere ai sessantottini, ai giovani della politica degli anni Settanta e Ottanta cosa significa combattere contro il disagio. Qui l’unico vero disagio che c’è è quello culturale e familiare: da questo disagio nascono i problemi dei giovani. Continuiamo a prenderci per il culo in giro e accettiamo tutto questo nel nome della musica. Forse per Marracash potrebbe essere conveniente difendere Baby Gang, così come per Lazza fare autorizzare la sua presenza al live di Milano, ma faccio fatica ad accettare che artisti come loro non condannino i gesti stupidi e senza senso dei loro colleghi.