I presupposti ci sarebbero tutti per un film di livello: Vincent Cassel, Eva Green, Vicky Krieps e una storia che non invecchia, quella de I tre moschettieri del re di Francia Luigi XIII, interpretato da Louis Garrel. Eppure, manca qualcosa nella prima parte del dittico che si concluderà a dicembre. Sarà che non riesce a decidere se essere un puro e semplice film d’azione, oppure ricercare una profondità nei personaggi, che risulta un po’ pretenziosa e affidata alle mani sicure di Athos e Anna d’Austria (Vincent Cassel e Vicky Krieps). Il problema è che l’amore, impossibile e “simile alla guerra”, sembra un po’ buttato lì, a caso. Per non parlare di quello del giovane D’Artagnan (François Civil) nei confronti di Constance (Lyna Khoudri), la confidente della regina di Francia. Una storiella da dodicenni, quella tra i due, che alterna battutine sottovoce, guancette rosse e qualche bacetto rubato. Il massimo del romanticismo lo raggiunge il giovane guascone quando le riporta le struggenti parole che il duca di Buckingham (Jacob Fortune-Loyd) ha dedicato alla sua regina Anna: “Ora ti lascio ma ti porterò con me”. Such wow, che intensità. Anche perché il re Luigi e il baldo duca non sono proprio sveglissimi. Il primo non si accorge delle corna prima di essere sbattuto in prima pagina mentre il secondo si fa fregare come se niente fosse: basta un accenno di tette a Milady per riuscire a sfilare una collana da 12 chili di diamanti al duca, che perde così l’unica reliquia dell’amore di Anna. Per fortuna c’è D’Artagnan, che rincorre l’ingannatrice e recupera il cimelio, evitando un intrigo internazionale che avrebbe portato la Francia sulla soglia della guerra. Da vedere restano gli sviluppi della strategia del Richelieu (Eric Ruf), che riesce a tessere un buon intreccio di cui Milady (Eva Green) sarà l’asse portante. Sospendiamo il giudizio su di lei, dunque, in attesa del secondo capitolo. Ad ogni modo, è sembrata poco al di fuori che seducente. Ma può fare meglio, anche perché la parte rientra perfettamente nelle sue corde.
Ma i moschettieri sono tre, se non ricordo male. Aramis e Porthos sono francamente indistinguibili l’uno dall’altro. Entrambi buoni bevitori, le uniche differenze sono delle vibes un po’ da dandy del primo e la bisessualità del secondo (giusto così, per dare quell’aria avanguardista al tutto). Del resto, già dal titolo ci si poteva aspettare che i due avrebbero potuto essere sacrificati, lasciando il palcoscenico a D’Artagnan e agli altri personaggi. Scelta comprensibile, specialmente visti i nomi in gioco. Cassel, Garrel, Krieps ed Eva Green. Come si fa a lasciarli in secondo piano? Questi, però, non vengono sfruttati al massimo delle loro possibilità. I due sovrani di Francia ci provano, certo, e pure Vincent Cassel, che comunque non riesce ad incidere nei panni di un Athos afflitto dai propri demoni. Solo a parole, visto che di lui vediamo un po’ pochino. Quando la condanna a morte viene emessa, per un omicidio di cui lo spadaccino non è l’artefice, non abbiamo ancora fatto in tempo ad affezionarci al personaggio che già sta salendo sulla carrozza che lo porterà al patibolo, con tanto di musica epica e cameratismo dei compagni moschettieri. Otterrà comunque la grazia dopo aver salvato il re dall’attacco dei terroristi protestanti durante il matrimonio del fratello del monarca. Resta da vedere come il regista svilupperà la sua backstory, elemento che farà da chiave di volta per gli sviluppi che vedranno interessata anche Milady. E vedremo che fine farà D’Artagnan [spoiler] che sviene colpito alle spalle da uno dei guerriglieri di La Rochelle mentre insegue la sua amata Constance, scoperta mentre origlia dalla sempre valida fessura della porta.
Appare in sovrimpressione un “Continua” prima dei titoli di coda. Leggo di molti che contestano l’utilizzo di un espediente legato alla serialità in ambito cinematografico. Critica legittima. Quello che più non capisco, però, è l’inutilità della scena post titoli in cui appare Milady, ovviamente ancora viva nonostante il tuffo dal dirupo dopo l’inseguimento di D’Artagan, che punta a creare un hype francamente non richiesto. A dicembre ci aspetta un nuovo appuntamento, quindi. Magari alla luce dell’opera completa dovrà essere rivisto il giudizio sulla prima metà. Per il momento la storia sembra campare di rendita sulla fama degli attori e sul fascino della storia dei moschettieri. Già sapevate, voi spettatori. Niente sorprese, pochi acuti, tocca tornare in sala tra qualche mese per tirare le file. Spero solo di non scordarmi quello che ho appena visto.