Passeggeri della notte racconta una vicenda familiare nella cornice parigina degli anni ’80. Mitterand è diventato presidente e la Francia si alterna tra momenti di furore ad attimi di pacatezza. Allo stesso modo Elisabeth, interpretata da una magnifica Charlotte Gainsbourg, cerca di superare la separazione con l’ex marito, mai inquadrato e di cui non sentiamo neanche la voce. Elisabeth però non rinnega il suo passato e cerca sempre di ricordare i momenti passati con il padre dei suoi figli, Matthias e Judith (Quiro Rayon Richter e Megan Northam). Con tenerezza e mai con rancore, anche quando viene scoperta a piangere perché lui non le manda i soldi per il mantenimento. La stessa tenerezza con cui ascolta le storie dei passeggeri della notte, così si chiamano gli ascoltatori del programma radiofonico per cui inizia a lavorare. Un nuovo lavoro. Il primo, a dire il vero. Con due figli adolescenti e dopo un’operazione al seno. Non si risparmia quando si tratta di aiutare Talulah (Noée Abita), giovane squatter senza dimora conosciuta proprio negli studi della radio. Talvolta ho avuto l’impressione che gli altri personaggi la invidiassero per la sua bellezza, per la sua capacità di navigare a vista senza perdere nessuno durante la traversata.
Straordinaria Charlotte Gainsbourg. Perfettamente in linea con le frequenze della vicenda, senza sbavature. Come negli altri suoi film, del resto. L’abbiamo vista maciullare il ginocchio del povero William Defoe in Antichrist o tentare di salvare il figlio da un pianeta in collisione con la terra in Melancholia, ancora di Lars Von Trier. Forse è passato troppo poco tempo da quando ho visto Passeggeri della notte o forse è un sintomo della sindrome de “l’erba del vicino è sempre più verde”, ma fatico a pensare ad un’altra attrice che possa tener testa a Charlotte. Nel panorama italiano mi viene in mente Alba Rohrwacher, attrice dotata di un grandissimo carisma che ha collaborato con registi importanti (Genovese, Garrone, Costanzo, la sorella Alice).
Eppure, manca qualcosa, magari un non so che di dannato, di incompreso. È anche lontana Charlotte Gainsbourg, quasi inarrivabile. Probabilmente l’alone del padre Serge Gainsbourg ha avvolto anche lei. Senza però offuscarla minimamente. Porta l’aureola cupa di una poetessa bohemien senza sentirne il peso, come se non sapesse di averla. Asia Argento, che come lei viene da un retroterra maledetto, potrebbe per certi versi ricalcarne la figura. Poliedrica, attrice, cantante ne ha passate di ogni uscendone non sempre intera e certe volte da donna di spettacolo più che da artista. Charlotte, invece, la maschera dell’artista l’ha sempre indossata e lo continua a fare come in pochissimi sanno.