Pensati in transenna?Altro che agevolazioni, per le persone con disabilità assistere ai concerti è una vera e propria sfida. Non solo a livello di barriere architettoniche, ma anche di trafile amministrative. A cominciare dai posti limitati e scomodi, mancanza di trasparenza nell’acquisto dei biglietti, obbligo di un accompagnatore. Come testimonia una fan disabile dei Måneskin della prima ora, Chiara Sommi, che sostenuta dalla pagina Facebook 'Sotto il palco anche io', comunità di oltre 19mila followers (nata dall'iniziativa di Simona Ciappei) documenta via social le non poche difficoltà per assistere allo show della sua band preferita. Andiamo con ordine: perché non esistono più le aree dedicate davanti al palco? Si fa presto a fare due conti: un disabile su sedia a rotelle prende due posti dei normodotati e quindi fa guadagnare la metà. Ecco allora la collocazione discriminatoria, su palchetto a visibilità ridotta. Diritti? I disabili non scelgono neanche il posto, eccetto se sono vip. E la chiamano inclusione...
Chiara, sostenuta dalla pagina FB #Sottoilpalcoancheio testimoni la sistemazione discriminatoria dei disabili ai concerti: quanto siamo indietro?
“Ho iniziato questo progetto di documentazione da sola, e #Sottoilpalcoancheio mi ha appoggiata subito; Simona Ciappei ha fondato la pagina proprio per dare luce a un problema che persiste da più di vent'anni. Io sono troppo giovane per ricordarlo, ma prima dell'inizio del nuovo millennio i posti per chi aveva una disabilità erano di default sotto il palco, da qui il nome della sua iniziativa. Recentemente sono insorti una serie di interessi economici che legittimano promoter e strutture a rendere le esperienze live sempre più ghettizzanti, facendo sperimentare a spettatori paganti una vera e propria apartheid. Il mio e il nostro intento, perché Simona si è fatta carico di questo da prima di me, è di rendere visibile tutto ciò a quante più persone possibili: i social in questo ci sono di grande aiuto, ma la normativa parla soltanto di sicurezza e non di fruibilità, per cui la mia volontà iniziale, da persona disabile e benestante, era di fornire una visione grafica di quale visuale offre ogni singola struttura, per dare la possibilità a chi vuole andare di decidere se valga la pena investire soldi, tempo e fatica, per poi magari tornare a casa con l'amaro in bocca”.
I disagi iniziano da subito?
“L'acquisto dei biglietti è un primo scoglio, e dipende dall'organizzazione dell'evento, il quale ha procedure a sé stanti e che molte volte sono difficili da comprendere. L'accompagnatore è uno solo, scordati pure di limonare con chi ti pare o ballare con la tua compagnia mentre c'è la vostra canzone preferita, te ne dovrai stare 'zitta e buona' dove ti viene indicato. Dovrai fornire ogni informazione personale per accedere all'evento, compilando ogni volta moduli insensati: codice fiscale, data e luogo di nascita, comune di nascita, numero di telefono tuo e di chi verrà con te, allegando certificato di invalidità e copia del documento d'identità”.
Nessuna scelta del posto e disponibilità ridotta: una corsa contro il tempo e la burocrazia...
“Precisamente, devi inviare tutto per mail spaccando il millisecondo appena aprono la vendita dei biglietti o addirittura quando l'evento viene annunciato. Se si è in ritardo anche solo di cinque minuti, c'è la possibilità di vedere la propria richiesta respinta, così come se si ha una percentuale di invalidità più bassa rispetto alla media delle persone che hanno fatto domanda, in quanto vengono accettate prima quelle con invalidità al 100% e poi tutte le altre. Dopo svariati giorni potrebbe arrivare una mail che ti chiede un bonifico, e lo devi fare in fretta, sennò il tuo posto viene ceduto. Ad esempio, sono arrivata a sapere se potevo partecipare al concerto di Carroponte una settimana prima dell'evento stesso, perchè sì, seguo i Måneskin dagli esordi. Li considero più di una semplice band, per me sono proprio una famiglia, e grazie a loro ho stretto legami d'amicizia per cui tutt'oggi sono estremamente grata. Ciao, mammeskin! Sono andata a qualche loro firmacopie, quando ancora li facevano, e li ho visti in esclusiva al Brancaccio. Se la vita fosse un profilo Instagram, salverei sicuramente quella serata nelle storie in evidenza”.
A proposito di Måneskin, a Torino esibivi la scritta ‘Pensati in transenna’…
“La stola che ho portato a Torino era volutamente ironica proprio per questo motivo: non c'è libertà se non c'è scelta. La sicurezza è uno specchietto per le allodole appunto perché le zone vip sono solitamente situate sotto il palco, questo accade non solo ai concerti ma sembra essere una prerogativa, se conosci qualcuno stai davanti, se sei famosa sei davanti. Com'è successo a Manuel Bortuzzo al Circo Massimo per il concerto di Ultimo, perché lui ha potuto fruire dello spettacolo in prima fila, pur essendo in carrozzina, quando per norme di sicurezza l'area disabili è recintata e si trova speculare al parterre?”
A bagni accessibili come siamo messi?
“Alcune strutture, specialmente gli stadi, prevedono solo bagni chimici molto stretti, e anche qui mi verrebbe da chiedere quali logiche di sicurezza siano state concepite, siccome c'è il rischio di cadere. Penso che spesso si dimentichino del fatto che la disabilità, in ogni sua forma e declinazione, è una condizione acquisibile. Non esistono persone abili, esistono persone temporaneamente non disabili. Per questo reputo così importante questa battaglia, perché nessuno dovrebbe sentirsi escluso”.
Ma l'inaccessibilità dei luoghi culturali e di intrattenimento è solo la punta dell'iceberg…
“Ahinoi, siamo parte di un sistema che pratica discriminazione in ogni ambito della vita di una persona disabile: scuola, lavoro, sfera sessuale, diritto alla genitorialità e all'indipendenza di movimento e di modo di vivere, insomma, la salita è ben più ripida di quanto si creda”.
Qual è la vostra battaglia?
“In ambito live ci piacerebbe avere un confronto costruttivo con le strutture e agenzie, ma preciso che la responsabilità è principalmente delle strutture; ho visto concerti organizzati dalla stessa azienda in assoluta tranquillità. Il punto è che più la fama dell'artista cresce, più le aree dedicate si allontanano dal palco”.