Ventiquattro. In data 10 giugno anno del Signore 2022 erano ventiquattro i potenziali tormentoni estivi usciti fuori dai vasi di Pandora delle varie discografiche per flagellarci lu sule, lu mare, lu vientu. C’è chi canta la Dolce Vita come Fedez e gli altri due, mentre Alessandra Amoroso che piccona la base di Point of view dei DB Boulevard in una stanza d'albergo ed Elodie si denuda (ancora) calcando musicalmente le orme di Paola e Chiara (periodo “Blu”, però) con la sua dimenticabilissima Tribale. Buoni sentimenti, sangria, musichette catchy che risulterebbero fin troppo puerili già alla scuola materna e tutti i cliché che il caldo mannaro porta con sé. Eppure, questo è ciò che ci tocca: perché l’estate è il periodo della spensieratezza, della leggerezza, dell’aquagym delle sciure nella piscina dei bagni Mafalda. “Col cazzo”, risponde Manuel Agnelli che, proprio lo scorso 10 giugno, insieme a un bel mazzetto di wannabe hit da sapore di mare e racchettoni, ha rilasciato un nuovo singolo che anticipa il suo primo disco da solista. Si chiama Proci. E sull’estate ci scatarra proprio su.
Considerato che questo pezzo impossibile, urlato, di cui a un primo ascolto si comprendono solo le oscenità del testo, poteva saltar fuori in qualsiasi momento dell’anno, piazzarlo venerdì 10 giugno appresso a Tropicana di Annalisa feat. Boombadash (e a tutto il resto dello scanzonato ciarpame) significa avere un’attitudine incendiaria dura a morire. Può essere stato giudice di X Factor per qualche anno, può aver “scoperto” i Maneskin ma quest’ultima cosa non sarà certo quella per cui merita di essere ricordato. Con buona pace del mainstream. Manuel Agnelli è, da sempre, corpo e anima degli Afterhours. E nell’estate del 2022, come un ossimoro feroce, è tornato a suonare (da solo, tutti gli strumenti) proprio come i primi Afterhours. Già "soltanto" questo è qualcosa che non succede praticamente a nessuno dei frontman di band italiane, destinati al fiasco appena mollano l'ovile.
Agnelli con La profondità degli abissi, colonna sonora del film Diabolik, si era già portato a casa un David di Donatello. E ora tocca a Proci, l’anti-tormentone più brutto, sporco e cattivo che mente umana possa concepire. Torniamo ai bagni Mafalda, alle sciure dell’aquagym: i loro movimenti molto ginnici su una canzone ispirata all’Odissea che parla di odio, tradimenti, inimicizie profonde e cazzo duro. Grazie, Manuel. Non solo, Proci è il pezzo estivo (non estivo) che più parla di sesso in assoluto. Se tutti gli altri si limitano a pittarsi la faccia, a farsi scattare il lato B sulla cover del disco e a cercare di stuprare in metrica qualche rima che contenga la parola maracuya, l’eroe Agnelli li purga tutti con un brano che grida ferocemente di scopate, vendetta, masturbazione e seghe che accecano.
Un assordante caos di fondo, un casino, un delirio che non vuole avere nulla di rassicurante, sguaiato da un ubriaco che grida come un ossesso. E grida qualcosa di vero, purissimo nel proprio rancore. Ci siamo innamorati di Proci per la sua attitudine così squisitamente incendiaria. E perché, in un modo di Tribale e Dolce Vita, di musichette mentre fuori c’è la morte, forse l’unico modo per uscirne migliori è smettere di ascoltare musica di merda. Sì, anche d’estate. Perché “il cazzo è sempre duro”.