Quando vi nominano l’arte povera vi viene l’orticaria a pensare al movimento artistico sorto in Italia nella seconda metà degli anni sessanta? Cioè a quegli artisti (la maggior parte presunti) che, rifiutando i canoni tradizionali, hanno dato il via libera a tutta una serie di artistoidi e artistacci che con la scusa di utilizzare “qualsiasi cosa” per le loro opere si sono inventati le peggio installazioni. Niente paura, perché in questo caso non siamo nell’ambito dell’arte, ma dell’intrattenimento. Quello bello, genuino, ancora germinale e che si spera possa rimanere così a lungo, anche se sappiamo già sarà difficile e probabilmente non sarebbe neanche giusto. Ma per ora godiamocelo.
Parliamo delle performance social di Mario De Lillo (su Instagram 30mila e TikTok 57mila follower), che attraverso la rappresentazione della sua vita di tutti i giorni ha sfondato anche l’ultima parete che i social potevano erigere nei confronti del pubblico. Nessun filtro, niente pose, neanche l’ombra (apparente) di una trama e men che meno della volontà di brandizzare i suoi contenuti: solo vita vera, quella grama e piena di piccoli problemi, frustrazioni, rotture di palle giornaliere e soprattutto di pensieri politicamente scorretti ma verissimi. È così che l’ormai dimenticata “arte povera” è tornata trend topic da qualche tempo fra lo stupore generale. Il tutto, grazie a quello che sembra “uno di noi”, nonostante la realtà alla fine sia ben diversa.
Comunque, è lui che inquadrandosi mentre sfotte gli influencer con le foto ritoccate, ha rilanciato una definizione che sembrava relegata ai libri di storia dell’arte: «Ma che ne sapete voi che fate tanto i fighi? Beccateve sta cucina delle case popolari. Tiè, arte povera!» e ancora: «Beccatevi sto’ bagno delle case popolari, con mi nonna che non se’ riesce ad allaccià la cerniera. Non mollare!». Due video così, con i quali ha scatenato l’orgoglio popolare di chi gli ha risposto con una marea di video con lo stesso claim: «Ma che ne sapete voi…» seguito dalla segnalazione dello scotch sul tubo del lavandino per fermare un aperdita o della PlayStation4 scoperchiata ancora perfettamente funzionante, dell’autoradio mancante in auto e i cavi rimasti scoperti o i chilometri percorsi a piedi per non pagare il biglietto del bus. In due parole: “arte povera”.
A questo punto vi starete chiedendo, ma chi è questo Mario De Lillo? Le informazioni sul suo conto sono pochissime. Scorrendo sul web si riesce a venire a sapere solo che si tratta di un ragazzo romano classe ’85 e domiciliato a Ostia Lido (che fa tanto “arte povera”), con una moglie e un figlio piccolo (Achille, con il quale passa delle serate infernali ma tanto amorevoli per farlo addormentare) e che sembra aver lavorato come attore. Su Youtube alcune sue interpretazioni impegnate lasciato intendere ci stia provando, di certo però quelle più riuscite sono sui social come “supereroe del quotidiano”.
Ma “l’arte povera” non è l’unica trovata. Scorrendo i suoi account, si trovano diverse declinazioni della “vita agra” rappresentata con disincanto e una punta di autocompiacimento, in grado di strappare un sorriso, creare immedesimazione e anche un senso di liberazione dalle esistenze patinate a cui i social ci hanno abituato. Due fra le più riuscite sono “a scrocco” e “elemosina”. Nella prima, i video lo vedono intento ad abbuffarsi in alcuni ristoranti che lo hanno invitato per farsi pubblicità, come un normale influencer, solo che nel suo atteggiamento e nelle sue parole non c’è traccia di niente che possa essere associato al marketing: «Il vino rosso ha quel retrogusto di gratis che lo rende straordinario» esordisce, per poi aggiungere, dopo aver mangiato una fiorentina: «Visto che sto a scrocco me so fatto portà pure un primo…» e se la ride senza nascondere infine una lamentela: «L’unica cosa che non mi è piaciuta è che ho dovuto pagare 2 euro di parcheggio per la Ztl. Per il resto tutto bene». Nella seconda situazione, invece, chiede apertamente ai suoi follower di donargli del denaro ma senza un motivo particolarmente nobile, soltanto per potersi permettere una vita decente: «Dovresti sponsorizzare di più, mi dici? Solo che non c’ho i soldi. Ma da oggi fratello potrai aiutarmi donando sul mio account PayPal». L’obiettivo non è una buona causa, solamente uscire da una condizione di (apparente) indigenza: «Da oggi potrò smettere di fare lavori ci merda sottopagati e vivere delle mie passioni». E dopo aver ottenuto la stupefacente cifra di 13 euro e 38 centesimi «boni come er pane» e guadagnato più seguaci avverte tutti: «Anche quando avrò 35mila di follower vi chiederò l’elemosina, perché quando uno è poveraccio è poveraccio sempre».
Insomma, Mario De Lillo, che nella bio si descrive come “rivoluzionario” e “casalinga” è la cosa più bella che potrete scoprire su Instagram e TikTok in questa torrida estate. E anche la più vera, nonostante si tratti probabilmente del progetto di un giovane attore. Ma è proprio questo che funziona in lui perché, come diceva Gigi Proietti, in fondo «la grande verità del teatro è la finzione».