Se per qualsiasi motivo capitate in Romagna, la prima cosa da fare è conoscere Paolo Cevoli. Ha iniziato a lavorare a 11 anni («oggi arresterebbero i miei genitori») alla Pensione Cinzia, l’attività di famiglia dove ha fatto per molte estati il cameriere, poi si è messo in proprio riuscendo come manager e imprenditore fino all’inaspettata carriera di comico grazie a Zelig. Il tutto con un innato ottimismo, che è la caratteristica principale della sua terra. Non a caso è stato scelto dalla Regione Emilia-Romagna come testimonial, dopo che i suoi video promossi sui social - dove racconta lo spirito romagnolo - sono diventati popolarissimi.
Se proprio non riuscite a incontrarlo (anche se è difficile, perché ha mille progetti in diversi campi), almeno acquistate il suo libro che si intitola “Manuale di marketing romagnolo”, dove svela i segreti di questo luogo magico, che riesce a essere contemporaneamente Food Valley, Motor Valley, Wellness Valley «e potrebbe essere anche Love Valley, perché Gnocca Valley non si può più dire». Un esempio degli esercizi proposti? «Mettetevi davanti a uno specchio, possibilmente in posizione eretta. Posatevi una mano sulla spalla e dite a voi stessi: che sburone che sono. Che sburone che sono.». Le tre regole fondamentali del suo manuale, infatti, sono contenute in tre espressioni tipiche: sburonaggine, patachismo e ignorantezza.
Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo, poco prima che salisse sul palco del MystFest (il festival del giallo e del mistero di Cattolica), dove ha cercato di spiegare, fra le altre cose, proprio il mistero di come una zona che va da Pesaro a Cervia sia riuscita a diventare nel tempo un luogo in cui tutto sembra possibile. Altro che la Silicon Valley. Non ci credete? «Il delivery qui esisteva già 50 anni fa. Bastava una telefonata e i ragazzini con la bici ti portavano a casa da mangiare». Infatti, non è poi così stupito da personaggi oggi famosi a livello globale come Elon Musk: «Abbiamo avuto anche noi degli imprenditori visionari e lui sembra un po’ romagnolo, si troverebbe bene qui». E non ha mancato di mandare un messaggio al suo amico Valentino Rossi, altro romagnolo di Tavullia: «Se il destino lo avesse fatto vincere il decimo nel 2015 si sarebbe ritirato. Gli ricordo che l’ignorantezza è quella cosa che ti fa buttare i maroni oltre la siepe, sperando che non ci sia l’ortica. Valentino, butta i maroni oltre alla siepe se hai in testa un obiettivo e vai avanti».
Paolo, prima di tutto ci devi spiegare le tre regole del Manuale di marketing romagnolo: ignorantezza, sbullonaggine e patacchismo. Cosa significano?
La sburonaggine è la grandeur, cioè essere sempre sopra le righe. L’ignorantezza invece è la temerarietà. Come quando Valentino Rossi diceva “mi son messo giù da ignorante”, non nel senso dispregiativo, ma vuol dire smettere di fare i conti e voler rischiare. Il patacca infine è quello che fondamentalmente è un coglione che si sente uno sborone e fa cose sbagliate, però di pataccate siamo pieni in Romagna e in generale sono il vero motore del mondo.
Io sono di Piacenza, una città che non riesce molto a promuoversi. Cosa consiglieresti ai piacentini?
Dovrebbero avere il gusto dell’esagerazione. Sono molto moderati, invece il romagnolo è più meridionale, se la vuol godere un po’ di più. Per noi il lavoro è un modo per divertirsi, invece a Piacenza come a Milano è una condanna. Infatti, per noi il fine settimana non esiste.
Non sarà un tratto tipico dei posti di mare?
Ci sono tanti posti di mare che non sono così. Pesaro, per esempio, non è così. È un mistero. Qui ci sono posti che sono nati da pescatori che cuocevano gli spiedini e, abuso dopo abuso e poi qualche condono, sono diventati delle attività della madonna. Si sono evoluti aprendo una pensione, poi un ristorante e alla fine è arrivata la grande sburonaggine di aggiungerci un hotel.
Come la racconti tu nessuno, non a caso sei diventato testimonial della Regione.
È una grande soddisfazione. Per me è come se fosse una bella donna di cui mi sono innamorato. Non smetterei mai di raccontarla.
Nei tuoi video sembra quasi che si stupiscano gli stessi romagnoli di essere così.
È una consapevolezza sopita, che andava ridestata. Molte volte non crediamo troppo in noi stessi. Io lo dico sempre: la bellezza della Romagna sono i romagnoli. Abbiamo tratti unici. Anzi, gli italiani nella Romagna sono rappresentati nella loro massimizzazione.
Hai iniziato a lavorare a 11 anni nell’attività di famiglia. Oggi non sarebbe più possibile.
Oggi arresterebbero i miei genitori. Però è una grande scuola il lavoro, soprattutto quello stagionale. È molto cambiato, ma da noi 50 anni fa era la norma andare ad aiutare il bagnino, fare i baristi e il delivery esisteva già: la gente telefonava e i ragazzini con la bici portavano tutto a casa. Noi a quell’epoca si lavorava tutti e tre i mesi d’estate.
Eppure, hai anche studiato, sei laureato in Giurisprudenza.
A Giurisprudenza c’è un’aria strana, evidentemente, perché sono laureati in quella facoltà anche Checco Zalone, Renzo Arbore, Gene Gnocchi e tanti altri comici. Per cinque anni studi solo diritto e siccome una delle caratteristiche del diritto è la sistematicità, devo dire che questa mentalità mi ha aiutato molto, è una forma mentis.
A settembre arriva in Italia Elon Musk. Che ne pensi di questo “sborone” che sta cambiando il mondo in vari settori?
Mi sembra uno di quelli che può dare una svolta, perché ha una visione. Anche noi in Romagna abbiamo avuto tanti imprenditori visionari. E io ne incontro molti, che non saranno così famosi, ma nei quali vedo una scintilla negli occhi. Musk è un po’ romagnolo, qui si troverebbe bene. Io dopo l’uscita del libro vorrei creare una community di marketing nativo, perché in tanti ce l’hanno già dentro di natura.
Un esempio di una strategia di marketing tipicamente romagnola?
Ho un negozio di biciclette e ho due possibilità. Quando la gente vuole gonfiare la bici gli chiedo un euro. Oppure metto fuori un compressore e le persone si possono servire gratis. Questo è già marketing. Ho ritrovato dopo 45 anni un cliente che veniva nell’attività di famiglia. Allora si presentava con un gruppo di amici a mezza pensione per risparmiare, non aveva una lira. Mia mamma però gli passava di nascosto i panini. Questo, dopo qualche anno è diventato famoso a Bologna perché ha aperto la prima palestra di culturismo. È sempre tornato in vacanza da noi, nonostante avesse fatto i soldi. L’ho rivisto, ha 64 anni e la sua morosa 28, insomma è rimasto un patacca. Vedi, il gesto di mia madre è marketing. È un investimento affettivo.
Oggi come vive un comico nell’era del politicamente corretto?
È un disastro…Certi pezzi che facevo a Zelig anche solo dieci anni fa sarebbero inconcepibili. O perlomeno, bisogna dire le stesse cose ma in maniera più ad effetto. Raccontare quello che accadeva in Riviera, come la caccia alla turista tedesca, sarebbe impensabile. Nel libro qualcosa ho inserito, al momento nessuno ha detto niente.
È difficile immaginare il vitellone romagnolo che rinuncia al fischio, che oggi è definito catcalling…
Oggi è difficilissimo, bisogna essere super professionali. Ma il romagnolo quando deve portare a casa l’obiettivo ce la fa. Questo periodo mi stupisce molto. Per esempio, mio nipote che ha 22 anni, l’altro giorno gli ho fatto una battuta e lui mi ha detto: ““Zio, la devi smettere”. Mamma mia, era solo una battuta… e poi con la storia del “ok, boomer” mi prendono per il culo. Sul treno sentivo dei ragazzini e avevano un linguaggio che non ci capivo più un c***o.
Come hai vissuto quest’anno di pandemia?
Per il teatro è rimasto tutto chiuso, quindi un disastro. La ristorazione invece ha provato a rinnovarsi. Io spero che questo settore riparta, ma adesso è venuta fuori la variante Delta e abbiamo tutti paura che succeda come ad ottobre dell’anno scorso. C’è questo grande timore.
Ti piace Mario Draghi o è troppo serio?
Secondo me ha dell’ironia nascosta. Un tratto di leggerezza che, se lo tira fuori, guadagna dei punti. La sua comunicazione è molto forte, molto coerente, quello che dice e il modo in cui lo dice. Però in alcuni casi potrebbe azzardare, dire qualche pataccata e la gente gli vorrebbe ancora più bene. Comunque si fa presto a dimenticarsi dei politici, guarda Giuseppe Conte. Forse perché era legato alla pandemia ed è come quando hai le emorroidi e vai dal dottore, dopo che ti ha operato non hai più piacere di rivederlo. Comunque, anche i politici dovrebbero prendersi meno sul serio.
Chi oggi è molto serio, nonostante ci abbia abituato diversamente, è Valentino Rossi. Tu che lo conosci bene, cosa pensi di questo finale di carriera che tutti immaginavamo diverso?
Lì sono scelte personali, credo che voglia vincere l’ultimo gran premio. Certo è che la ferita del decimo titolo che gli hanno rubato sia ancora lì. Si è incarognito. Se il destino lo avesse fatto vincere si sarebbe ritirato subito dopo. Probabilmente poi subentrano delle motivazioni che non sono più così razionali. A lui correre gli piace ancora, però non fuori dai primi dieci.
Cosa gli consiglieresti?
Gli vorrei ricordare che l’ignorantezza è quella cosa che ti fa buttare i maroni oltre la siepe, sperando che non ci sia l’ortica. Valentino, butta i maroni oltre alla siepe se hai in testa un obiettivo.
E oggi sei al MystFest per raccontare il mistero della città sommersa di Cattolica. Non sarà un’altra delle vostre pataccate romagnole, è?
È interessante questa città sommersa, una specie di Atlantide che nessuno conosce. Molte volte bisogna azzardare, come hanno fatto a Verona con il fasullo balcone di Giulietta e Romeo. Adesso tutti vanno lì a fare foto, ma spesso alla gente non serve la prova storica, ma dei riferimenti. In Romagna c’è un’altra storia misteriosa che si potrebbe far conoscere, cioè quella di Paolo e Francesca. Tutti ricordano le terzine dantesche, però non si sa dove di preciso è successo. Io ho consigliato a Cattolica di dire che sono morti qui e spingere sul marketing. Potrebbe diventare anche la Love Valley.
Siamo nel campo della sburonaggine…
Se c’è un posto che si può chiamare “la riviera dell’amore” è la Romagna. Da Paolo e Francesca a Fellini. Poi siamo già Food valley, Motor valley, Welness valley, ma tutti sanno che siamo già anche la Love Valley, o Gnocca Valley, anche se oggi non si può più dire.
Per non dimenticare la musica…
Allora, qui abbiamo Samuele Bersani, Caterina Caselli, Lucio Dalla, Raul Casadei, Cesare Cremonini, Gianni Morandi, Vasco Rossi, Luciano Ligabue, Luciano Pavarotti, Iva Zanicchi, Giovanni Lindo Ferretti, Pierangelo Bertoli, Nek… siamo anche la Music Valley. Ci è mancato soltanto il coraggio di rendere più popolare il liscio, come la taranta nel Salento. Però adesso ho visto che gli Extraliscio stanno andando forte, con l’intuizione di Elisabetta Sgarbi che è di Ferrara. Insomma, la nostra terra ha un rapporto fortissimo con il gusto di vivere e lo esprimiamo in tutto.
Visto che siamo in tema, che musica ascolti? Non mi dirai che sei un fan dei Maneskin…
Io sono fermo al rock-progressive, dai Led Zeppelin ai Jethro Tull, passando per i Genesis e i Pink Floyd. Quando ero all’università ho comprato tutti i vinili possibili e immaginabili, poi ho saltato la generazione dei Cd e adesso ho ricominciato ad ascoltare di tutto online. Sono anche appassionato di musica classica. I Maneskin sono bravini, peccato siano denutriti… fanno un po’ pena… gli danno da mangiare un cestino in quattro… si scherza, però spero che gli diano un po’ più di panini con la frittata.