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La storia delle mie seghe

  • di Otto De Ambrogi Otto De Ambrogi

19 settembre 2020

La storia delle mie seghe
Continua con questo racconto una rubrica di sesso (molto vissuta, molto vera e in prima persona). “La prima goccia bianca che spavento / e che piacere strano / e un innamoramento senza senso / per forza o per piacere a quell’età” (Franco Battiato, Mesopotamia)

di Otto De Ambrogi Otto De Ambrogi

Avevo già avuto mille erezioni, ma non avevo mai provato a fare su e giù con la mano. Ricordo esattamente la prima volta che successe. Fu come scoprire una nuova parte del proprio corpo. Per un giovane maschio si tratta di rivelazione. Non avevo ancora lo sperma, ma solo quella gocciolina anonima che usciva lenta. Pensate che emozione, arrivare a eiaculare ma vedere solo una goccina.

Scoprire le seghe è stato come scoprire un solitario, un’arte ascetica di meditazione, un contatto primordiale di un uomo ancora bambino con l’erotismo. Come tutti gli undicenni mi spaccavo di seghe. C’era un ragazzo più grande nella mia città di cui veniva riportata una massima: «quando mi faccio una sega penso a qualsiasi cosa, una fia, le tette, la mi nonna, il cane, la morte, Roberto Baggio». In quella frase c’era tutto. 

All’epoca erano gli anni '90 e la pornografia non era di facile accesso. Aspettavamo facesse tardi per vedere le pubblicità erotiche sulle tv locali (io addirittura le registravo creando dei montaggi tutti miei), oppure riuscivamo a rubare un porno in edicola o dal fratello maggiore di qualche amico. Una sera d’estate il mio vicino di casa (un padre di famiglia, buonanima con me dodicenne) mi chiamò in strada. Arrivammo di soppiatto sotto alla finestra di una villetta con una circospezione che non riuscivo a giustificare, come dei gechi. Dietro la tenda, due sagome umane in silhouette. Lei accucciata che faceva su e giù con la testa, lui in piedi le piantava l’asta nel cranio, e facevano su e giù, su e giù. Era la cosa più vicina al sesso che avessi mai visto. Sempre la stessa sera, sempre quel vicino, mi dette la mia prima vhs porno: Moana. Mi piaceva, ma non l’avrei mai amata quanto Angelica Bella, la pornostar bulgara protagonista delle mie fantasie di tutta la mia adolescenza e buona parte dell’età adulta.

Ci sono cose che le donne non sanno. La sega per un maschio è quasi fisiologia. Ci sono volte che uno è eccitato da morire, ma altre in cui ti masturbi solo per dormire meglio. Meccanicamente.

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L’entusiasmo di quelle seghe bambine era tale che sperimentavo tutto. Tagliai una bottiglia di Estathe al punto in cui il mio pene ci entrava e riempendola d’acqua mi facevo seghe idrauliche. Mettevo il cuscino sdraiato fingendo che fosse un corpo di donna e lo montavo. La cosa più bella era sputarsi in mano e sul ca**o in modo da avvolgerlo in una patina sguisciosa di saliva e sentire la mano che scivolava su e giù veloce veloce. Non mi segavo mai in bagno, ma sempre in camera sul letto bello comodo, abitudine che ho ancora adesso. Niente seghe sotto la doccia, fa attrito e da noia. Seghe di fantasia, seghe sui primi baci dati, seghe sulle tette di Anna Falchi appesa nell’armadio. Due, tre, nei periodi di picco anche quattro volte al giorno. Almeno fino a tredici anni, poi chiaramente si va calando. 

Crescendo la sega diventa più meccanica, meno audace, più cerebrale. 

Un uomo normale si masturba regolarmente almeno fino a trent’anni. Sarebbe strano il contrario. Anzi diciamo che dai venticinque in su ho conosciuto un’impennata di mano proprio perché ormai potevo ambire a donne adulte, anche più grandi e vivevo a Milano che era piena di stimoli. Femmine stupende su ogni fronte.

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Raramente ho trovato una donna che mi sapesse segare bene, ma quando è successo l’ho considerato un dono di Dio, qualcosa di magico. Mi sono sentito davvero compreso. Per fare una buona sega non basta sfregare l’asta, si devono massaggiar bene anche le palle, li ci sono tutti i ricettori dell’organo sessuale, lì si sente il piacere (nel pompino il vero plus è saper leccare le palle, no?).

Tempo fa parlavo con un amico e mi ha chiesto quanto tempo fosse che non mi masturbavo. Ci ho pensato su e ho detto: tre settimane. A me ha fatto impressione, ma al mio amico di più. Lui gira ancora su ritmi di tre al giorno e ha pure la fidanzata. Non sapevo chi dei due fosse più disturbato.

Fatto sta che mi faccio ancora le seghe ma PornHub non mi eccita più così come tutta la pornografia. Non mi eccita nemmeno il gesto in sé a meno che non mi concentri su qualche dettaglio realistico (foto zozze di una ex, ricordi vividi, esperienze vissute). Mi fa meno voglia di prima, non sento più quel senso di scoperta ma nemmeno quella dipendenza. Da ragazzo se non schizzi diventi pazzo, a quarant’anni le cose sono diverse. Per un periodo mi sono segato con una tecnica taoista, che imponeva di schiacciarsi il golden point e non eiaculare. Il golden point si trova tra il perineo e l’ano. I taoisti dicono che lo sperma va preservato, che è un carico di energia che non va disperso e che va usato solo per procreare. Una sorta di sega vegana ayurvedica. Ecco, sono diventato un vero uomo del mio tempo, mi faccio le seghe ayurvediche, mangio il tofu, ormai sono adulto.

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