“Di Festival ne ho seguiti, in loco, oltre trenta, direi che è abbastanza”. Non andrà all’Ariston, quest’anno, Marco Molendini, storica firma de Il Messaggero, scrittore, conduttore radiofonico per Radio 1 e Radio 2, nonché esperto di jazz. “Ho smesso di andare a Sanremo col Covid e poi, diciamocelo, dopo un po’ il Festival satura, esaurisce”, afferma. Tuttavia, pochi critici hanno il polso della situazione quanto lui, osservatore per decenni di dinamiche talvolta folli come quelle che ordinano e disordinano il Festival della canzone italiana. La nuova edizione targata Amadeus è pronta a scattare. Poche, per ora, le polemiche “preventive”, ma qualcosa Molendini ha lasciato intuire.
I biglietti per l’Ariston sono già stati tutti fulminati, almeno così pare. Ai soliti prezzi esorbitanti.
I biglietti hanno sempre avuto prezzi smisurati, determinati da una richiesta alta. Un flusso di richieste che devono “confrontarsi” con i tanti posti riservati agli ospiti e invitati Rai. Per quello spariscono subito, non sono poi così tanti i tagliandi disponibili. E poi il pubblico di Sanremo…
Il pubblico di Sanremo?
Beh, è una strana fauna quella che si raduna durante il Festival. Gente che vuole apparire, gente che andando all’Ariston vuole crearsi un nuovo biglietto da visita.
Quindi tutto normale? Tutto secondo tradizione?
Mah, non vorrei che questa corsa al biglietto sottintendesse il rischio di speculazioni sui mercati secondari, il famoso “secondary ticketing”. Come accade per i grandi eventi pop.
Così, a prima vista, come si presenta l’imminente edizione?
Come il circo che è stato negli ultimi anni. Credo sarà in linea con le recenti edizioni targate Amadeus.
Sarà davvero l’ultimo Festival di Amadeus?
Non ci metterei la mano sul fuoco, anche perché è la terza volta che annuncia di voler chiudere col Festival. Lo capisco, per carità, ma le sue dichiarazioni, in questo senso, vanno prese con le molle.
Il fatto che Sanremo crei sempre polemica, a partire addirittura dai nomi dei partecipanti, è segno che la gente non ha ancora capito fino in fondo il folle senso del Festival?
Credo che la polemica crei interesse e attenzione. Viene rincorsa, perché se si riesce a fare polemica si ottiene un risultato. La gente ci casca, ma è così che funziona.
Il Festival come contenitore di messaggi anche sociali. L’anno scorso si è spinto parecchio sulla fluidità di genere. E quest’anno?
Credo che si stia provando a mettere un freno alle esuberanze. A mio parere potremmo scoprire un Amadeus “capostazione”, chiamato anche a mettere ordine. Detto questo, il Festival rimarrà la solita parata di eccentricità all’insegna dell’apparenza (pettinature, trucco, vestiti), ma forse quest’anno – se ci va bene – ci potrebbero risparmiare la tirata politica. Del resto, storicamente, Sanremo è sempre stato un amplificatore. Di proteste, di manifestazioni, di rivendicazioni. Una ribalta privilegiata per chiunque avesse qualcosa da far sapere.
Lecito attendersi qualcosa sulla figura degli influencer dopo le vicende Ferragni-Lucarelli?
Potrebbe essere, ma se ne è già parlato tanto, io non sarei particolarmente incuriosito da questo tema. Non credo sia un discorso che possa toccare la materia viva. Non so se davvero qualcuno spariglierà, tirando fuori il cilindro dal cappello, o se assisteremo a un Festival stranamente “pettinato e addormentato”. Non dimentichiamo che in gara c’è un numero spaventoso di canzoni, trenta. Nella serata in cui si esibiranno tutti i concorrenti, tre ore nette se ne andranno solo con le canzoni, è difficile capire come possano essere gestiti gli spazi che restano.