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Morgan: “David Bowie è stato un genio. In Italia non avrebbe potuto esprimersi liberamente”

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

10 gennaio 2022

Morgan: “David Bowie è stato un genio. In Italia non avrebbe potuto esprimersi liberamente”
Nel giorno dell'anniversario della scomparsa del Duca Bianco, morto il 10 gennaio 2016, Marco Castoldi in arte Morgan ci regala un'intervista che è un suo personale ricordo dell'artista. "Mi ha toccato l'anima fin da quando ero appena adolescente", dice. E prosegue elencando i nomi degli artisti che sarebbero scomparsi o forse nemmeno mai nati davvero senza il contributo di David Bowie, che l'ex Bluvertigo vuole portare nel futuro come NFT grazie ai Bitcoin

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Oggi, 10 gennaio 2022, ricorre il triste anniversario della scomparsa di David Bowie, venuto a mancare in questo stesso giorno nel 2016. Per omaggiarlo, abbiamo contattato telefonicamente Marco Castoldi in arte Morgan, ovvero colui che forse più di tutti è stato in grado di sentire il Duca Bianco come un fatto personale. Innumerevoli i suoi tributi all’uomo che cadde sulla Terra, sia musicali che letterari. L’ultimo progetto, ma solo in ordine di tempo, è quello di rendergli omaggio con un NFT (Not fungible token). Sigla che non vi dirà niente se non siete dentro al mondo dei Bitcoin ma che promette di diventare il nuovo modo di valutare l’arte (come, a sentire i più visionari esperti di blockchain e dintorni, un po’ tutto il resto delle nostre vite future). Qui di seguito, vi riportiamo, oltre alla tavola dell’NFT che mixa cromaticamente e fisicamente l’ex Bluvertigo a Bowie, il ricordo che Morgan ha voluto regalarci del Duca Bianco come artista e come persona, due aspetti a suo parere inscindibili per poterne valutare in pieno il genio. 

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L'NFT di Morgan in omaggio a David Bowie

David Bowie è stato “La mano di Dio” per la musica mondiale?

Per quanto riguarda “La mano di Dio”, non so a cosa tu ti riferisca. Spero non al film di Sorrentino, perché il concetto di longa manus della Bibbia, della Provvidenza, è molto più vasto di un semplice film e si adatta quindi meglio alla definizione di un artista del calibro di Bowie. Ogni grande opera d’arte è la manifestazione del divino. Bowie è stato un grandissimo artista, ma anche una persona. Ecco, un conto è essere dei teorici, degli intellettuali, ma la componente umana è quella che fa la differenza coi grandi. L’arte è una manifestazione dello Spirito Santo perché soltanto attraverso di essa passano delle dimensioni che altrimenti non avrebbero modo di raggiungere l’essere umano. E sono tutte connesse al sentimento e alla comunicazione, sono connesse al senso della vita. David Bowie è stato un grande esempio, certo, ma non solo perché quello che ha fatto è molto interessante, geniale, innovativo e frutto di un’estrema ricerca (tutti i dischi di Bowie sono belli, non ce n’è uno che non sia all’altezza). Si parla molto meno del suo lavoro di rivalutazione di artisti considerati oramai al capolinea e che, invece, grazie al suo intervento, hanno sfornato le loro canzoni (e dischi) migliori, quelli per cui ancora oggi tutti noi li ricordiamo. 

Almeno tre artisti che senza Bowie non sarebbero esisti. 

Il primo che mi viene in mente è Elton John: lui stesso ha dichiarato che se non ci fosse stato Bowie, non avrebbe avuto il coraggio di esprimersi liberamente come poi è riuscito a fare con estremo successo. Non dimentichiamo che Bowie è simbolo della libertà di espressione. Anche perché aveva dichiarato, già nel 1972 quando nessuno nel mondo della musica occidentale e moderno usava farlo, di essere omosessuale. È stato il primo a fare coming out e per di più nel corso di una conferenza stampa. Uno spartiacque per la cultura moderna, grazie al quale tantissimi artisti hanno trovato la forza di essere se stessi. Artisti come persone comuni che, sicuramente, ne hanno beneficiato allo stesso modo. Dal punto di vista musicale, non è che senza Bowie non ci sarebbero stati gli artisti che ci sono stati. Ma di sicuro sarebbe mancata la New Wave, ovvero l’innesto del funky nel rock. La grande idea di Bowie, la svolta, è stata quella che nel 1975 l’ha portato a far uscire il pezzo Fame (tra l'altro con John Lennon), contenuto nell'album Young Americans. Quel disco è il primo dei due album funk: nel '75 arrivò appunto Young Americans e nel '76 Station to Station. È questo il capitolo di più grande rivoluzione musicale che influenzerà tutta la decade successiva pesantemente. Quell’album racchiude un po’ il marchio di fabbrica di quella che sarebbe stata tutta la nuova ondata musicale mondiale. Gli anni ‘80 sono stati influenzati così tanto da David Bowie che non ritengo possibile fare il nome di un solo artista. Semplicemente, è chiaro che senza di lui tutta la musica globale, sia pop che rock, sarebbe stata diversa.

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E quindi hai fatto un solo nome. Prima mi parlavi anche dell’opera umana di Bowie, ovvero della sua attività di rivalutazione di artisti considerati dai più oramai al capolinea…

Ecco, sì. Personalmente, Bowie mi ha toccato l’anima fin da quando, appena adolescente, ho cominciato a conoscerlo e mi sono messo a leggere le sue interviste o quanto veniva scritto su di lui. Lì ho scoperto le storie legate al rapporto che aveva con Lou Reed e Iggy Pop e mi hanno colpito parecchio perché lui era molto celebre in quel momento e ha sfruttato la sua fama, il suo potere economico e anche discografico, per andare a recuperare artisti che erano “finiti”. Lou Reed era una rockstar realmente dispersa nella sua decadenza, esistenzialmente provato e in pieno declino, sia dal punto di vista fisico che discografico. Quando Bowie è venuto a sapere della sua situazione, pur non conoscendolo personalmente ma “solo” artisticamente, ha preso un aereo ed è andato a New York a raccoglierlo col cucchiaino. Perché l’ha fatto? Perché era consapevole del valore che ha un grande artista. Gli ha fatto fare (nel senso che gli ha prodotto, arrangiato, suonato e cantato) un disco importante, anzi quello che tuttora consideriamo il disco più importante di Lou Reed, ossia Transformer (dove ci sono Perfect Day, Walk on the wild side, Vicious e Satellite of love, per esempio). Ha supportato la rinascita di questo artista e la stessa cosa ha fatto con Iggy Pop nel 1977 a Berlino. Mentre faceva la “trilogia berlinese”, si è portato appresso un Iggy Pop sfasciato e gli ha fatto fare The Idiot, altro disco fondamentale (contiene Nightclubbing, per dirne una). Li ha onorati per quello che loro avevano dato a lui. L’opera di Bowie è uno dei più grandi e rivoluzionari patrimoni della storia dell’umanità, ma non è solo produzione artistica, è esempio ‘umanitario’, perché Bowie ha incarnato il personaggio e la persona, il personaggio sulla scena e nella narrazione letteraria, e la persona nella vita quotidiana fatta di azioni e di opinioni forti, di slancio grande verso la società. Le interviste di Bowie sono sempre più qualcosa di importante culturalmente: sono provocatorie e contengono idee anticonvenzionali, ironiche e sfondano tabù e luoghi comuni. Ma la cosa più esemplare di David Bowie come persona è stata la sua azione di supporto  degli artisti che amava e che erano in difficoltà... Non si può prescindere da entrambe queste componenti per darne il giusto valore. Perché la sua opera, anche come persona, è una rarità, qualcosa che successivamente non si è mai più visto. Soprattutto (ma non solo) qui in Italia, dove l’essere individualisti e pensare solo al proprio conto in banca sembrano diventati i due prerequisiti di base per potersi definire “grande artista”. 

E ci sono ancora “grandi artisti” in Italia?

Quello che so e che vedo, è che oramai vivono tutti come una seccatura il successo degli altri. E questo, come dimostra Bowie, non è certo indice della grandezza di un artista. Tanto è vero che ogni duetto che viene rilasciato è il frutto di accordi tra manager il cui unico interesse è che i due “artisti” in questione siano arrivati a vendere lo stesso numero di copie. Una cosa ridicola e, come arriverebbe a capire chiunque, di una distanza abissale rispetto al modo in cui lo stesso Bowie, il più grande, agiva e intendeva l’arte.

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È già caduto o cadrà un nuovo uomo sulla Terra? 

L’unicità di Bowie è tale per cui non ci potrà essere un altro come lui. Già solo la sua musica, poterla fruire, è un miracolo che in Italia non avrebbe avuto possibilità di accadere per via della nostra storica ignoranza e chiusura mentale. Amo questo Paese, altrimenti me ne sarei già andato via da un bel pezzo, ma quel che è vero, va detto. L’uomo che cadde sulla Terra è un film che amo molto e che è stato importante anche per Bowie perché quello che ha interpretato è sicuramente un personaggio entrato nell’immaginario collettivo. Come ruolo gli si è appiccicato addosso molto bene anche perché poi lui tematicamente l'alieno l'ha sempre studiato, approfondito e rappresentato anche in scena. Infatti il primissimo personaggio suo a essere entrato nella cultura pop del teatro rock è il Major Tom di Space Oddity. Oltre a segnare la sua prima grande fascinazione per il tema dell’esplorazione dello spazio che poi ha reso ancora più radicale con Ziggy Stardust and the spiders from Mars. Non voglio entrare nell’esegesi del film, ma è pur vero che in merito ci sarebbero mille cose da dire. Tra cui i nomi di grandi personalità che, come Bowie, sono cadute sulla Terra e hanno lasciato un segno importante. Per esempio Franco Battiato, un artista veramente di grande livello, uno dei più grandi intellettuali italiani di tutti i tempi e sicuramente uno dei massimi musicisti italiani del 900. Una persona di grandissimo valore e mi sento baciato dalla fortuna per averlo avuto come amico e per di più come amico musicista. Abbiamo collaborato insieme per una decina d’anni  ed è stata un’esperienza meravigliosa. Ritengo che non valorizzare le persone così importanti sia una grandissima perdita perché dobbiamo imparare a riconoscere quando c’è la grandezza. invece succede quasi sempre che si sottovalutino gli altri perché siamo troppo pieni di noi stessi: è accaduto a grandi personalità italiane  che sono state le colonne portanti della nostra civiltà. Tra queste, ci sono state persone che possono cadere, nascere sulla terra una volta ogni 300-400 anni proprio per la loro unicità. Parlo di Pasolini, per esempio, e pensa che fine ha fatto: ammazzato a bastonate. Qui da noi abbiamo avuto anche un’altra personalità incredibile: Luigi Tenco. Poi un grandissimo attore (che era, in realtà, molto più di un attore) con una storia molto contrastata perché incompreso fu di certo Carmelo Bene. Nemmeno lui è stato accettato dagli Italiani che sono sempre stati troppo bigotti. Con una maggiore apertura mentale da parte del nostro Paese, Bene avrebbe potuto fare molto di più ma quello che ha fatto è già stato fantastico. Per non dimenticare Fellini, il più grande regista italiano di tutti i tempi, che negli ultimi anni non trovava finanziamenti per i suoi film. A proposito di genio e difficoltà dovute al mancato riconoscimento del suo valore, mi viene in mente anche Umberto Bindi a cui non è stata data l’opportunità di vivere dignitosamente: finì in miseria per colpa dell’ignoranza del nostro Paese. Infine, non possiamo dimenticare Mia Martini, una delle più grandi cantanti italiiane, una persona dotata di una profondità pazzesca. E cosa le hanno fatto? Mobbing per tutta la vita fino a che lei ha deciso di congedarsi gentilmente da questa barbarie terrena. Ecco chi sono gli uomini che caddero sulla Terra, o almeno qui in Italia, e come li abbiamo trattati. Praticamente, uno stupro culturale.

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