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Morgan e la tiratina
d’orecchie di Ferragosto
al professor Aldo Grasso

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

17 agosto 2023

Morgan e la tiratina d’orecchie di Ferragosto al professor Aldo Grasso
“Grasso da anni somiglia un po’ ad un leone da tastiera, in pratica un hater del giornalismo”. MOW ha chiesto a Morgan di commentare l’ultima stroncatura che il critico del Corriere della sera ha pubblicato in cui svilisce la figura di Franco Battiato (così come fece anche con il programma StraMorgan), ma il cantautore ci spiega come dovrebbe essere oggi chi ha un ruolo culturale: “Bisogna tornare a fare cultura, l’Italia è in una deriva allarmante e i giornalisti hanno il compito di nobilitare il dibattito, non di fare trash, mobbing e clickbait, come dicono loro. Se non tornano a quella serietà perduta non sapranno più capire dove c’è arte, ci vuole umiltà e smettere di occuparsi di musica quando non si è competenti ”. E sulla sua trasmissione Rai, non apprezzata da Aldo Grasso, gli segnala: “Ha appena ricevuto il premio Lunezia come miglior programma televisivo dell’anno…”

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

Meno polemiche, meno titoli urlati, meno trash. È un Morgan che chiede a gran voce “più responsabilità” da parte di tutti “gli operatori culturali” quello che risponde al critico del Corriere della sera, Aldo Grasso, partendo dal suo giudizio tranchant su un grande artista che ha conosciuto bene (“quel che resta di Franco Battiato è il canto estivo di Cuccurucucu Paloma”), per poi passare ad altre stoccate contenute nei suoi articoli dove, sottolinea, “da anni scrive banalità da hater, sembra un po’ un leone da tastiera del giornalismo”. In uno di questi pezzi il protagonista era anche lo stesso Morgan, nello specifico la trasmissione tv “StraMorgan” andata in onda su Rai 2, che non veniva certo elogiata. Eppure, passati alcuni mesi, il cantautore sottolinea che “ha appena ricevuto il premio Lunezia come miglior programma televisivo dell’anno, per il suo valore culturale e di servizio pubblico”. Anche per questo, dopo le sollecitazioni di MOW, Morgan si rivolge direttamente ad Aldo Grasso: “Lui è uno che deve sentire la responsabilità, ma non la sente, non ce la fa, vuole fare il trasgressivo nel distruggere. Sente di essere figo, probabilmente, ma io gli dico che non è più così, è antiquato questo modo di agire, è veramente passato, stra-passato di moda. È molto più moderno, raffinato, e soprattutto proiettato sul futuro, l’essere seri e non trash”.

Pino Strabioli e Morgan, conduttori di Stramorgan su Rai 2
Pino Strabioli e Morgan, conduttori di Stramorgan su Rai 2

“Quel che resta di Franco Battiato è il canto estivo di Cuccurucucu Paloma“ ha scritto il critico Aldo Grasso e in molti si sono chiesti: come mai Morgan, amico e collaboratore del grande cantautore, non ha detto niente?

Sinceramente dal titolo non mi interessava l’ennesimo vaneggiamento radical-chic usa e getta di Aldo Grasso. Non ha assolutamente nulla da dire di rilevante su Battiato e più in generale quando parla di musica in genere non ne piglia una, come dire: quel che scrive potrà forse stupire il pubblico disinformato, ma uno che ha una minima preparazione musicale e una cultura media lo bypassa. Da anni scrive banalità da hater, sembra un po’ un leone da tastiera del giornalismo.

Però ha fatto discutere anche diversi musicisti che hanno collaborato con Battiato.

Ma infatti lungi da me l’idea di asfaltarlo, e poi sei tu che me lo hai chiesto, allora ti dico che voglio partire da un presupposto: non è mio interesse andare contro Aldo Grasso, anzi, il contrario, lo voglio aiutare a portare ad un altro livello il parlare di spettacolo. E come prima cosa togliere di mezzo l’aggressività e la sciatteria in cui tutta la stampa è finita, nessuno escluso, rendendosi conto che è un ambiente alla deriva. Stampa e informazione oggi in Italia non sono adeguate né ai tempi né al luogo.

Cosa te lo fa pensare?

L’Italia merita altro, sia la sua cultura che la sua potenzialità creativa. È un dovere di chiunque abbia un ruolo attivo nel dibattito culturale di impegnarsi e di non permettersi di fare mobbing giornalistico o solo sparate. Bisogna tornare a fare cultura. Quello che io dico deve essere portato al di fuori di questo squallore, bisogna nobilitare il dibattito, tornare a una serietà che si è perduta, non fare spallucce di fronte a cose originali e strambe senza accorgersi mai dove sta l’arte, ed essere più umili, basta fare i saccenti che pontificano e sfottono, sono ridicoli abusi di potere ma non è un segno di civiltà. Aldo Grasso ormai è solo uno sbruffone, ma un professore non dovrebbe fare questo. È imbarazzante.

Eppure è uno dei critici più stimati e ascoltati in Italia.

Ormai è una triste realtà di cui prendere atto, anzi con cui prendere Aldo: Grasso è un nome critico, ma non perché sia un critico, ma perché essere Grasso è un problema. Lui molti lo credevano intelligente, anche senza aver letto ciò che scriveva, e invece sì può a questo punto affermare che non lo sia, anche senza aver letto ciò che scrive.

Morgan
Morgan

Al di là dell’ironia, se potessi parlare ad Aldo Grasso, cosa gli consiglieresti?

A me dispiace perché un tempo Aldo Grasso poteva essere una grande risorsa, forse era un uomo di cultura, che parlava di televisione avendo letto un libro in più dei suoi colleghi, ma negli anni, un po’ per colpa del fatto che gli fare il provocatore e il paradossale, un po’ anche perché non ha saputo interpretare la contemporaneità, non ha capito che essere il paladino del postmodernismo è trash e che Carlo Freccero non è Carmelo Bene, e che la società del futuro non ha bisogno dello sfottò di Amici Miei, semmai della Grande Abbuffata. E che distinguerne lo spirito è il minimo sindacale per un intellettuale. Non costringermi a fare lezione ad un insegnante, ma a un certo punto qualcuno che gli faccia un po’ di recap ci vuole perché dovrebbe sentire una responsabilità e non mettersi a giocare al critico-sociologo, che non è tra l’altro.

Già che ci siamo, concludi la “contro-lezione”.

Lui non se ne intende di musica, non ha cultura musicale, però ha cultura di costume. È professore, bene, ha a che fare con i giovani, quindi è uno che forma, gli ricordo che l’insegnamento è una missione morale, perché in quello che ha scritto da alcuni anni a questa parte non c’è traccia di volontà di formazione, e neppure informazione. È un dispiacere perché, se si rendesse conto che l’Italia è in una deriva culturale spaventosa, lui, che è un operatore culturale, dovrebbe rimboccarsi le maniche e sentire su di sé una responsabilità, come fa un padre quando ha un bambino piccolo, che non è autonomo, non lo porta in discoteca fino alle 4 della mattina. Il bambino ha bisogno dei genitori così come i ragazzi hanno bisogno di modelli culturali seri, di uscire dalla pigrizia. Lui è uno che deve sentire la responsabilità, ma non la sente, non ce la fa, vuole fare il trasgressivo nel distruggere. Sente di essere figo, probabilmente, ma io gli dico che non è più così, è antiquato questo modo di agire, è veramente passato, stra-passato di moda. È molto più moderno, raffinato, e soprattutto proiettato sul futuro, l’essere seri e non trash.

Ti ha dato fastidio il suo giudizio su StraMorgan, il tuo programma Rai?

Per quanto riguarda StraMorgan, che dire, colgo l’occasione per segnalargli che se avesse detto la verità sugli ascolti, che sono stati strepitosi, e lo sa benissimo perché è la verità e esistono i tabulati e i dati ufficiali, e non avesse fatto il servo dei suoi padroni eseguendo l’ordine di parlarne male di me, come critico avrebbe fatto più bella figura. Ma forse quelli come lui vivono talmente schiacciati nella morsa del sistema che non sono liberi di scrivere e di pensare, e quando hanno perso, proprio come lui, anche qualunque traccia di umanità e di umanesimo non mi fanno neanche tenerezza, Mi sembrano così lontani dall’essere umano che faccio fatica ad averne pietà, sono come oggetti. Do una notizia al nostro critico-automa: il programma StraMorgan ha appena ricevuto il premio Lunezia come miglior programma televisivo dell’anno, per il suo valore culturale e di servizio pubblico.

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