Ormai è chiaro: Morgan è un bug del sistema. L’error 404 che costringe la musica italiana - o di volta in volta la tv, la letteratura, i social o qualsiasi cosa sulla quale si applichi - a resettare tutto. Da ultimo lo ha fatto con Rutti, una canzone che “non volevo intitolare così, il nome gliel’ha dato il pubblico dopo il Concertone del Primo Maggio, io l’avrei voluta chiamare in un altro modo”. Come? “In qualsiasi altro, ma non rutti”. Eppure ha preso quel nome, ed è andata più che bene perché è un pezzo diventato virale e che gli ha permesso, dopo 12 anni, di rientrare nella discografia nientemeno che con la Warner, una delle etichette più potenti del settore. Ma com’è possibile? Ancor di più dopo averla definita una “cricca” all’ultimo X Factor, dove è stato cacciato proprio per quella sua presa di posizione. Perché, appunto, Marco Castoldi in arte Morgan è una protesta vivente, come ha ammesso lui stesso durante la presentazione del nuovo percorso all’interno di una major. Ma non fine a sé stessa: "Io protesto sempre. Una protesta che non è politica. Farlo come in Francia contro la destra è qualcosa di già sentito, che il sistema stesso prevede. Invece la mia potestà culturale è diversa, ha al centro l’interesse di ripristinare dei valori umanistici che questa società ha perso a favore della tecnocrazia. Contro l’egemonia del mercato che usa i numeri contro la qualità, le leggi del profitto contro la gratificazione e il merito". Protesta, distrugge, ma dalle macerie è possibile ricostruire qualcosa di nuovo. Come il progetto che ha già concordato con la Warner, dove ha portato in dote “18 album di inediti già pronti” che sono nati dopo "un mio viaggio slegato dalla realtà, dove non ho ascoltato la radio, mi sono conservato come una mummia, sono diventato un museo, e oggi sono una sorta di alieno, sia per me che per chi mi visita”. Così ha raccontato che con la Warner usciranno una serie di singoli (ma un album non è escluso, naturalmente “di protesta”), ma che ha già realizzato diverse collaborazioni con altri artisti. Oltre quella spoilerata dal trapper Tony Boy nelle storie Instagram, anche quella che lo vedrà impegnato in un feat con Achille Lauro e Chiello: “Mi hanno invitato in studio per delle session di pianoforte dove ero libero di improvvisare, poi hanno preso tutto e lo hanno fatto diventare un pezzo trap, ma io ero partito da un preludio di Chopin. Sono un alieno che sperimenta in questa discografia mischiando le generazioni».
Non è la prima volta che Morgan crea cortocircuiti. Il più famoso solo quattro anni fa, quando sul palco di Sanremo cambiò il testo di Sincero in protesta (guarda caso) verso Bugo, che poi lo querelò per diffamazione. Ieri è stato assolto perché, quel gesto, è stato considerato “diritto di critica”. E oggi è pronto a metterci una pietra sopra: “Vorrei trovare pace con lui, se facessimo un feat potremmo riempire San Siro”. Ma nell’incontro per spiegare cosa lo abbia riportato nel settore, dopo tante critiche al “sistema”, Morgan ha detto che ha contato, e non poco, il fattore umano: "Rutti l’ho scritta nelle note dell’Ipad, ho strimpellato una musica simile a Un giudice di De André e l’ho mandata al mio amico Pico Cibelli (presidente della Warner, nda) che ha risposto: è una hit. Ed è bello che non si sia posto in contrapposizione, ma con atteggiamento inclusivo. Io amo la discografia, è bello tornare in un ambiente che si occupa di canzoni. Torno a fare ‘musica di merda’, cioè a dialogare con canzoni come quelle di oggi che in realtà non lo sono perché trascurano l’armonia, non hanno accordi interessanti, come la trap”. Ancora una volta è arrivato in un posto per scardinare sicurezze e provare a costruire nuovi percorsi.
Nel mentre ha assicurato che tornerà in tv con il suo programma StraMorgan, con il quale da ottobre si alternerà su Rai3 in seconda serata con quello di Stefano Bollani. Sta continuando a scrivere un libro su La canzone perfetta: “Sono arrivato a 400 pagine, si può far uscire a puntate”. E per Rai Libri, invece, pubblicherà un volume sulla Nona di Beethoven spiegata ai giovani visto che, più dei giovani di oggi, “mi sento affine al giovane Beethoven”. Come concilia la classica con la trap? Semplice: “Achille Lauro mi ha invitato a un party, c’erano da Lazza a Chiara Ferragni e mi ha fatto trovare un pianoforte. A un certo punto hanno fermato la techno e ho suonato Beethoven. È piaciuto a tutti, perché spacca di brutto ancora oggi. È più rock del rock. Io lo studio tutti i giorni e farò anche un disco”. Con la Warner? Quando uscirà? Non è dato sapere, per ora. Così come non si conosce il destino dell’album realizzato con il poeta Pasquale Panella per l’etichetta indipendente Topic, dopo l’uscita del primo singolo Sì, certo l'amore: “Io vorrei pubblicarlo, ma siamo nel campo della complessità”. Che cosa vuol dire? Forse si è capito meglio quando ha spiegato il suo atteggiamento verso ciò che non gli piace di quest’epoca: “Sono un artista espresso, mi esprimo e credo nell’espressione. Non dico di essere un esempio per gli altri in tutto, ma nell’esprimermi sì. A voi piace questo paese? No. Ma allora come si cambia? Partite da qui: quando qualcosa non vi va di farla, non fatela”. Ed è ancora più chiaro quando ha risposto a chi gli chiedeva come mai, in ogni suo progetto, a un certo punto c’è qualcosa che sembra andare storto: “Perché qualcosa succede. Dove non succede niente non succede niente, né positivo né negativo. C’è stasi. Invece quando c’è la vita c’è dinamica, che è fatta di continui pro e contro. Ma è la vita. L’importante è esserci. E io ci sono”. Come dargli torto? Alla fine Morgan c’è, torna in una major e comunque vada sarà un bug che ci riserverà delle sorprese.