C'è un episodio piccolo, marginale, che però racconta esattamente come è messa la stampa italiana oggi. Spoiler: è messa male. È successo che domenica in un editoriale su Il Giornale Vittorio Feltri ha criticato Antonio Tajani, capo di Forza Italia, per avere inciuciato con Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, a sfavore di Giorgia Meloni. Delirio. Vittorio Feltri, maestro di giornalismo, viene ricoperto di insulti pesantissimi; insulti tra cui spiccano quelli di Maurizio Gasparri. Succede che poi ieri Feltri viene intervistato dal Fatto Quotidiano e dice delle cose che effettivamente fanno capire come siamo messi - male - nel giornalismo italiano. C'è soprattutto un passaggio molto indicativo, quando Tommaso Rodano del Fatto chiede: “Alessandro Sallusti, il tuo direttore, sembra aver preso un po' le distanze dal tuo editoriale...”. E Feltri risponde così: “Vabbè Sallusti lo conosciamo, non è di certo un cuore di leone. E comunque non ho nessuna stima di questi politichetti del caz*o”.
Ora ci sono da dire due cose (che sono anche due domande): 1) Feltri se ne accorge adesso che questi politichetti del caz*o, come li ha definiti lui, sono arroganti e non ammettono alcuna critica? C'è da dire che Feltri è sempre stato uno un rompicoglioni e quindi, soprattutto: 2) cosa vuol dire “Sallusti lo conosciamo?”. Cos'è, in Italia quindi di alcuni giornali e alcuni direttori ci possiamo fidare o badano più al potere e ai loro salottini? No, chiedo per un amico. Anzi per tanti amici, cioè tutte quelle persone che quando leggono un giornale, seguono un giornalista o guardano i social di alcune testate credono di leggere e ascoltare giornalisti che ragionano con indipendenza e lucidità e non per conservare le poltrone e aumentare il loro potere. Una volta qualcuno diceva che i veri proprietari dei giornali erano i suoi lettori. Quei tempi sono finiti da un po'. Oggi basterebbe che ogni giornalista avesse la decenza di dire ciò che pensa senza badare a interessi quando di un potere o quando di un altro.