Quanto è difficile scindere l’artista dalla persona? È una domanda che ci facciamo da sempre, su cui sono stati scritti anche dei libri, come “Mostri” di Claire Dederer, che indaga il tormento dei fan di fronte alla distinzione tra opere artistiche e comportamenti degli artisti. Questa stessa domanda, però, dovremmo porcela prima di tutto sui noi stessi: siamo in grado di distinguere l’artista dalla persona? Con i social le distanze si sono accorciate, e non solo con le persone che ci stanno a cuore, ma anche con tutti i nostri “idoli”. Quegli artisti, sportivi, personaggi del mondo dello spettacolo (e potremmo andare avanti) che sono sempre sembrati intoccabili, oggi ci sembrano sempre più vicini. In un certo senso, tutto questo sembra averci dato il diritto di non rispettare la loro privacy. Pubblicano una storia su Instagram? Noi riconosciamo il luogo in cui si trovano e li “andiamo a cercare” per chiedergli una foto. Hanno un momento di difficoltà, magari un lutto, e noi ci sentiamo quasi in dovere di esprimergli la nostra vicinanza. Ma a quale prezzo? A pagare, alla fine, sono proprio tutti coloro che idolatriamo, supportiamo, e spesso seguiamo assiduamente, ma in un modo sbagliato. E il caso di Lazza, per citare un episodio accaduto di recente. Un utente ha pubblicato una conversazione su X in cui viene raccontato da un altro che Lazza in ospedale avrebbe negato delle foto perché “sveglio da 24 ore”. Il rapper viene definito “scorbutico”, ma c’è davvero da lamentarsi per la sua reazione?
A nessuno di coloro che si sono appostati per chiedergli una foto (o un video) è venuto in mente che prima di trovarsi di fronte il rapper si sia trovato di fronte un ragazzo che sta aspettando che nasca suo figlio? “La gente non ha limiti alla cafoneria” ha commentato un utente. Ed è, purtroppo, la triste verità. Ancora una volta, perché di casi come questo ne abbiamo già visti diversi, i fan hanno messo davanti a tutto il desiderio di una foto, di un momento condiviso con l’artista, anche in un momento di gioia privato. Tutti (forse) ricorderete i fan che hanno chiesto una foto a Maria De Filippi durante i funerali di suo marito, Maurizio Costanzo. Un momento drammatico trasformato in un grottesco momento da esibire sui social, per dire “io c’ero, ho la foto con Maria De Filippi”. Anche davanti ai lutti, l’essere umano ha sviluppato un egoismo che non ci si sarebbe mai aspettati, crediamo, da una società che dovrebbe essere evoluta. E invece, ancora oggi, fatichiamo a distinguere il bene e il male e quei momenti, in cui, dovremmo solo rispettare chi ci troviamo davanti, anche se a milioni di follower su Instagram o di ascolti sulle piattaforme di streaming.
Il caso di Lazza è solo l’ultimo di una lunga serie. Come lui, anche Ultimo si è trovato assediato dai fan durante il funerale di sua nonna, ritrovandosi intorno a totali estranei che scattavano foto sia a lui che alla bara. Anche qui, è tutto così grottesco da risultare quasi surreale. Neanche i maestri dell’horror sarebbero in grado di raccontare la drammatica situazione in cui ci troviamo oggi, mentre la nostra identità si perde, diventando sempre indefinita e legata all’immagine che siamo di noi sui social. Soprattutto, mentre qualcuno sta affrontando un lutto, un momento di gioia, una fase qualsiasi della propria vita privata, e noi non sappiamo fare altro che chiedergli un selfie senza avere un minimo di consapevolezza di quello che stiamo, realmente, facendo.