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Ma se avesse ragione Lazza sui giornalisti e le “interviste” banali e copia-incolla (con l'approvazione di Laura Pausini)? E di che è la colpa? Perché...

  • di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

31 maggio 2024

Ma se avesse ragione Lazza sui giornalisti e le “interviste” banali e copia-incolla (con l'approvazione di Laura Pausini)? E di che è la colpa? Perché...
Lazza ha lanciato una stoccata ai giornalisti: non vuole rilasciare più interviste, per via delle domande superficiali e copia-incolla. E dalla sua parte si schiera Laura Pausini. Vogliamo dargli torto? Non è forse vero che si spacciano conferenze stampa per interviste e le interviste, quelle profonde e ben pensate, non le fa (quasi) più nessuno? Il punto è: di chi è la colpa?

di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

Lazza si pensa Ultimo e fa il dito medio alla stampa. E nel lungo sfogo via IG sottolinea “come la fama sia tossica”. Poi sgancia la stoccata: “ultimamente ho scelto di fare poche interviste, anzi in realtà non ne ho fatte proprio - probabilmente riferendosi alla promozione del prossimo album, il seguito di Sirio - quasi ogni volta che parlo con qualcuno mi chiedo se mi stia davvero ascoltando o semplicemente cerchi il modo di portarsi a casa un contenuto che faccia parlare”. Lazza si sente incompreso, come Ultimo, o forse hanno ragione loro? E dalla sua parte si schiera anche Laura Pausini. Ma vediamoci chiaro.

Lazza via IG
Lazza via IG

Quel giornalismo di una volta, in cui l'editore ti pagava un ‘frecciarossa’ in prima classe e due notti in un hotel per assicurarsi l'esclusiva non esiste più. È un lusso che sopravvive solo nei ricordi nostalgici, relegato a pochi quotidiani e settimanali. Basta, i fondi non ci sono. Figurarsi. Oggi, un giornalista delle pagine di spettacolo, dopo una conferenza stampa affollata da centinaia di partecipanti (incluso l'articolista del sitodimiocuggino), ha a disposizione, se va bene, 7 minuti cronometrati - 7 disgraziatissimi minuti - assieme ad altri colleghi, con l'attrice o il cantante in promozione che risponde a domande quali: “preferisce il cornetto o il toast a colazione”? Traducendo: la singola approfondita (come si definisce in gergo un incontro ravvicinato con l'artista) è destinata a pochi eletti. E se non sei tra questi, devi accontentarti, ed evitare domande scomode. È un'usanza che qualcuno ha istaurato e altri seguono come in gregge. Non vuoi mica perderti il prossimo accredito, no?

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Allora come ripieghi? Siamo tutti a caccia del pettegolezzo innocuo, del titolo sensazionale: è la regola del gioco, devi presentare qualcosa di appetibile. Poi che i contenuti siano spesso simili, è inevitabile. Se ci pensate, è come il cane che si morde la coda: come si fa informazione su parole vuote? Sulla crisi del giornalismo sono state scritte intere biblioteche, si è fatto ricorso a tutte le specificità del caso. La soluzione? Non esiste. Poiché al lettore non interessa il senso della canzone, ma se Damiano dei Måneskin indossa le mutande o no. Siamo anestetizzati, siamo fottuti. E Lazza ce l’ha solo ricordato.

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