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Non rompete il caz*o a Fedez che dissa Sinner (ma anche Kirk, le femministe e il Papa): “Ha l’accento come Hitler e non paga le tasse”. Nessuno è intoccabile, è questa la libertà di espressione (e di fare rap)

  • di Leonardo Caffo Leonardo Caffo

17 settembre 2025

Non rompete il caz*o a Fedez che dissa Sinner (ma anche Kirk, le femministe e il Papa): “Ha l’accento come Hitler e non paga le tasse”. Nessuno è intoccabile, è questa la libertà di espressione (e di fare rap)
Si chiama rap, ma prima ancora si chiama libertà di espressione, che non serve a fare le carezze agli avversari, ma a mostrare le contraddizioni, a criticare, a denunciare. E gli artisti lo sanno fare meglio di altri. Fedez lo fa non con Sinner, ma con l’ipocrisia di chi lo innalza a idolo italiano per orgoglio nazionalista. E nessuno dovrebbe rompere il caz*o a un cantante che fa il suo mestiere

di Leonardo Caffo Leonardo Caffo

Nell’era algoritmica dove la libertà di espressione è soffocata dal moralismo digitale delle shitstorm da sabato sera per fingere empatia, ecco l’ultima censura del dissenso: una presunta diss track di Fedez contro Jannik Sinner – anticipato sulle storie Instagram il 16 settembre 2025 e ieri a La Zanzara – in vista dei concerti al Forum di Assago. Non attacca il campione altoatesino ma squarcia l’ipocrisia di un’Italia che santifica eroi come “purosangue” nazionali quando conviene, ignorando le crepe fiscali del patriottismo performativo, e qui Fedez, con versi crudi e paradossali, difende non l’odio ma la catarsi sonora, trasformando il rapper in metafora di vitalità elastica contro la meccanizzazione sociale. Questo flow “aggressivo” corregge proprio la rigidità di chi vuole Sinner intoccabile, opponendosi a una società che predica unità mentre discrimina accenti e origini in ogni altrove. Ecco il testo completo della strofa anticipata, un collage satirico che mescola cronaca, politica e sport in un beat di provocazione pura: “Ieri una femminista che combatte il Revenge Porn mi ha mandato un video di De Martino sull’Iphone [è il brano della sua nuova canzone postato su Instagram da Fedez, ndr]. La polizia postale non le farà una sega, qui scatta l’arresto solo per una sega. Hanno fatto santo un quindicenne, il suo miracolo giocare alla Playstation senza dire bestemmie. Hanno sparato a un antiabortista americano, Oh tranquilli raga il Papa è ancora in Vaticano! Avete sentito cos’ha detto Elly Schlein? ‘Io condanno Israele ma ho tanti amici ebrei’. L’Italiano ha un nuovo idolo si chiama Jannik Sinner. Purosangue italiano con l’accento di Adolf Hitler”. E in un secondo round a La Zanzara, Fedez rincara: “Grandissimo Sinner, è monegasco e non paga le tasse”, un’aggiunta che, come un hook esteso, completa il diss con frecciate fiscali, rivelando non rancore personale ma un’arma contro l’élite ipocrita che evade mentre incarna il “sogno italiano”.

Fedez
Fedez Ansa
Il testo del dissing che Fedez ha spoilerato sui social
Il testo della canzone con il dissing di Fedez a Sinner, pubblicato nelle storie da Fedez

Sarcasticamente, ma quanto è comico il backlash immediato – da RaiNews a Repubblica che titolano “insulto gravissimo” – mentre ignorano che il rap, da Tupac a Eminem, è sempre stato diss per smascherare, e Fedez riecheggia un ruolo, usando l’accento di Sinner come metafora per denunciare un nazionalismo represso che, se non ridicolizzato, genera mostri xenofobi nelle piazze, e qui la filosofia approva: il ritmo rap è elasticità vitale che riporta la società alla durata fluida, opponendosi alla meccanica del consenso su eroi monolitici. In fondo, pensiamo tutti la stessa cosa: quel “tutti” represso che Fedez evoca è l’ammissione collettiva di pulsioni ipocrite – invidia per il successo di Sinner, risentimento per le sue origini “tedesche” in un’Italia post-annessionistica, fastidio per i milionari monegaschi che dribblano le tasse mentre noi sudiamo il cuneo fiscale – e il rapper lo dice ad alta voce perché, in un mondo moralista dove il bene comune è slogan censorio, la libertà di espressione è l’unica diversificazione metaforica che ci salva, permettendo di sfogare in versi ciò che altrimenti esplode in cori razzisti o astensionismo rabbioso, e proprio grazie a questo saper rappare sulle contraddizioni – accenti hitleriani come paradosso grottesco, evasioni fiscali come satira anti-élite – impediamo che i mostri, quei fantasmi freudiani di intolleranza repressa, infestino le città, trasformando il diss in etica bergsoniana, un riso sonoro che unisce nel riconoscimento condiviso: sì, pensiamo tutti la stessa cosa, ma solo Fedez ha il coraggio di flowarla, Cruciani di fargliela dire, e metafora di un Io lirico che libera l’umanità dal suo super-io ipocrita. Ma la Canalis che raccontava seriamente di picchiare Vieri e spaccargli l’auto ve la ricordate? Dai su.

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