“Mi fai saltare in aria, come gli ecomostri”. Questa è, probabilmente con la nefanda inesattezza “noi siamo troppo diversi come sesso e samba”, la frase di questa folle estate 2024. Folle per tanti motivi, e credo che basti buttare un occhio sulla timeline di qualsiasi social per farsene una ragione. A pronunciarla non Maria Rosaria Boccia in una qualche conversazione privata con il ministro della sottocultura Gennaro Sangiuliano, anche perché in quel caso sarebbe stata “ti faccio saltare in aria, come gli ecomostri”, ma un ispirato Tananai, con Annalisa titolare di Storie Brevi, brano fresco vincitore del titolo di tormentone dell’estate agli RTL 102,5 PowerHits Estate.
Neanche il tempo di festeggiare all’Arena di Verona che il cantautore milanese, lanciato nell’empireo del pop da un paio di fortunatissimi passaggi sanremesi sotto l’egida di Amadeus, prima con Sesso occasionale, piazzatasi ultima, e poi con Tango, vincitrice morale del Festival sbancato da Mengoni con Due vite, torna sul mercato con una nuova canzone, Ragni, annunciata e uscita pronti via. Ora, che Tananai sia un nome da tenere assolutamente d’occhio non è certo una notizia. I numeri ci dicono che è già tra i top e comunque il suo modo sfacciato e sornione di usare i social, modo che lo ha aiutato a capitalizzare come mai prima un ultimo posto festivaliero fino a diventare una popstar da tour sold out nei club, attenzione, è ancora ben a fuoco, ma l’ascolto della canzone in questione lascia lievemente perplessi. Era già accaduto con Veleno, destinata a un ritorno glorioso dopo l’annuncio, sempre via social, di una lunga pausa, lunga pausa poi rivelatasi cortina. Veleno era caruccia, intendiamoci, ma non esattamente un capolavoro. E la precedente Tango, invece azzeccatissima e ruffiana al punto giusto, era lì come pietra di paragone impietosa. Ora, Storie brevi è un’altra canzone che ha funzionato molto, certo anche e forse soprattutto per la presenza di Annalisa, una che da un paio d’anni buoni a questa parte non ne sbaglia una, ormai inveterata reginetta del pop italico, con quell’aria anni Sessanta (pur citando gli anni Novanta, e Born Slippy degli Underworld nel testo). Una specie di Gianni Morandi e Amy Stewart 2.0. ma qui siamo negli anni Ottanta, Dio mio, o di Gianni e Marcella Bella, dove ai fratello e sorella si sono sostituiti due amanti, almeno nella storia, Annalisa è sposatissima, si direbbe in un articolo di gossip. E Tananai è fidanzatissimo, quindi andarci a fare i conti contro è partita di per sé ardua, ma tirare fuori una mezza cartuccia, mi si passi la metafora balistica, non è forse azione dotata di opportuna lucidità.
È vero che oggi come oggi tocca uscire sempre con canzoni nuove, Annalisa è fuori con Storie brevi, ancora con la sanremese Sinceramente, con Istinto animale, imbarazzante brano di Don Joe, e ora anche con quella roba di Tedua, che per stima nei confronti della cantante ligure preferisco neanche citare per titolo. E non c’è artista che non pubblichi anche un album intero che non si ritrovi poi nel giro di poche settimane a sfornare qualche inedito. È vero tutto. Ma uno come Tananai si era mosso davvero bene, fin qui, bucando innanzitutto lo schermo, al punto, giuro, che conosco almeno tre persone a Milano convinte che lui abiti dietro casa loro. Come un volto possa diventare così familiare è davvero da studiare in un corso tipo quelli che fanno allo IULM. “Ieri era al supermercato dietro casa mia che comprava l’insalata”, “Passa sempre in cartoleria a prendere giochi da tavola, tipo Risiko di MareFuori”, roba così. Il motivo per cui si stia incistando su un genere che, oggi come oggi, è definibile appunto come “ballata alla Tananai”, invece di provare a stupirci con qualcosa di spiazzante, è davvero spiazzante. Come se un fuoriclasse del pallone, prendiamo un nome giovane, che so, Bellingham, invece che esibirsi anche volutamente in rovesciate o numeri da funamboli, preferisse piazzarsi sottoporta a buttare la palla in rete di punta, come un Pippo Inzaghi qualsiasi. Cioè, è vero, “Tu che studia anatomia, perché sai guardarti dentro” è già pronta per essere trascritta con pennarelli con punta grossa nei diari di tutte le ragazzine del regno. Così come quel passaggio ruffianissimo che fa “Curami, curami, curami sempre, che il dolore non vuol dire necessariamente sangue, e che fa un freddo cane in questa stanza” è già destinata a far scattare la torcia di milioni di smartphone. Ma manca appunto la sorpresa, il guizzo. Uno poi, e ci mancherebbe pure altro, potrebbe anche dire che Tananai è ancora giovane, fa bene a sfornare papabili hit, costruirsi un repertorio che si possa definire tale, ma distinguere Ragni da Tango o da Abissale diventa quasi impresa tanto ostica quanto epica, di quelle di cui vantarsi. Poi, sempre certo, che Tango parlasse di una storia d’amore ambientata in Ucraina lo si è capito strada facendo. La retorica della non retorica. Quindi magari al ventesimo ascolto scopriremo che il passaggio di lui che parla del tizio col coltello cui spaccherebbe stavolta la faccia nasconde altro, ma anche qui sarebbe un deja.vu. Come il gatto nero che passa due volte di fila, sfocato, nei palazzi bombardati di Matrix.
Probabilmente essere tornato da poco a Milano, una Milano devastata dalla pioggia, mi ha rammollito. Sì, probabilmente, fossimo stati, che so, a novembre, avrei scritto qualcosa di decisamente più tagliente. Ma a me Tananai sta obiettivamente decisamente simpatico, e mi sta decisamente simpatico perché mi sembra uno che sa stare al mondo, fa le sue cose, a volte prendendo anche pali. Penso a quando è stato attaccato ridicolamente per aver deformato la sua immagine apparendo obeso, per lasciar intendere che durante la sua pausa di riflessione aveva straviziato, ma comunque senza starsela troppo a menare. Per questo, e solo per questo, di fronte a una canzone che indubbiamente funzionerà, e solo Dio sa quanto il fatto che io metta nella stessa frase la parola “canzone” e il verbo “funzionare” sia prova del mio rammollimento, forse addirittura della mia pazzia, comunque, dicevo, per questo, e solo per questo, di fronte a una canzone che indubbiamente funzionerà suggerisco davvero di provare la prossima volta a fare qualcosa che non sia scontata. Che so, piazzare un brano rock, o magari proprio alzare i BPM, come vuole leggenda prevedeva Tango, ballatona struggente, prima che Amadeus la sentisse e suggerisse di trasformarla in quel che poi tutti abbiamo sentito. Magari, la prossima volta che vado al supermercato, in cartoleria, o al bar a prendere un caffè e qualcuno mi dirà “Ma lo sai che Tananai abita qui dietro?”, sottintendendo che o Milano è piena di suoi sosia, o ha molte case, o la sua è una faccia ormai diventata tanto familiare per tutti da sembrare il vicino di chiunque, glielo dirò. Suppongo che mi risponderà con uno scontato “Sai chi ti saluta?”, ma almeno in quel caso sarà a fin di bene.