A un anno esatto da “Le cose cambiano” Massimo Pericolo aggiunge quattro tracce all’album pubblicando la versione deluxe, in cui è presente come unico duetto “Tony Montana” insieme ad Achille Lauro. I due avevano già collaborato in “Summer’s Imagine” nel disco sperimentale “1990” di Achille Lauro e ora tornano insieme per assestare un sodalizio fatto non solo di esperienze ma soprattutto di sensibilità. Oltre a un vissuto difficile che li accomuna, per entrambi la scrittura ha un valore terapeutico e salvifico e infatti Massimo Pericolo ha sempre raccontato di essere stato un grande ascoltatore del collega prima di diventare famoso. Vane, come lo chiamano amici e fan ormai, insiste su temi intimi e scomodi, come il suicidio e l’ipocrisia della società benpensante, che trasforma gli ideali in mode e le ribellioni in convenzioni, come illustra in “Mood”. Anche Diss Gacha si avvale di questa tecnica ormai consuetudinaria nella discografia, di rilanciare un progetto già edito a mesi di distanza, con l’uscita di “Cultura Italiana Pt.2”, che completa la Pt.1 di nuove otto canzoni. Il suo punto di forza, che ribadisce in “14€”, sta nell’essere “una mosca bianca pronto a difendere la mia unicità”. Tra cori gospel e sonorità rap old school, Diss Gacha plasma il sogno americano sulla cultura italiana, mettendo l’impegno dell’imprenditore nel progetto di diventare “poeta del Mediterraneo” e rinnegando il consumismo da fast food dei trend musicali a favore dell’arte (“Una cosa che resta pure se non parte” dice in “Met Gala”).
Per Shari invece è tempo di debuttare, con un disco, che già dal titolo mette subito in chiaro, che direzione vuole prendere. Presentato in un piccolo showcase al BIKO di Milano, “Amore e Blues” mostra le doti vocali di Shari, che sembra nata per cantare il blues e lo fa impeccabilmente accompagnandosi con la tastiera. Oltre alla collaborazione di Salmo come autore e produttore in quattro degli undici pezzi totali, troviamo anche le voci di Epoque, Anice e Dani Faiv ad arricchire il lavoro. Nonostante i trascorsi televisivi, da “Tu si que vales” appena adolescente a Sanremo nel 2022, il suo modo di cantare risulta incorrotto dalle logiche dello spettacolo e svela tutta la sua passione per un genere, che non contempla compromessi. “Amore e Blues” è il tributo di una piccola ragazza, come lei stessa si definisce (“Sono così piccola in mezzo a tutta questa gente” canta in “Fuoco”) a uno stile e una cultura, che non ha niente a che fare con quello che domina le classifiche, dove invece “è pieno di mediocrità”. Lo stesso sentimento di rifiuto per ciò che è curato e conforme alle tendenze ce l’hanno gli Psicologi, che si riuniscono dopo le rispettive esperienze soliste nell’album “DIY”, acronimo inglese che sta per Do It Yourself ovvero l’italiano Fai da te, prendendo una posizione ben precisa rispetto alla filosofia imperante dell’usa e getta. Noncuranti della pratica della corsa ai featuring, l’unico artista coinvolto è Nayt, che ha pubblicato da appena una settimana l’album “Lettera Q”.
Allo showcase di lancio di “Lettera Q” gli invitati all’arrivo avevano ricevuto una lettera contente questo messaggio: “Più che nelle urla, il dolore risiede nelle parole non dette”. Ed è proprio da queste parole non dette che nascono le dodici tracce che compongono l’ultimo progetto discografico di William Mezzanotte, in arte Nayt. Formalmente Nayt si avvale della tecnica e dello stile del rap, ma i contenuti e i messaggi che veicola con le sue canzoni sono più vicine alle penne dei cantautori d’altri tempi. In “Certe bugie” dice di non essere “né Battisti né Battiato” perché scrive “cose già sentite e neanche così bene”, riuscendo però nel riconoscimento dei suoi modelli a raccoglierne l’eredità, se non nel genere almeno nel ruolo. Graficamente la Q è un cerchio che viene interrotto, da quella che in “La grande fuga” viene definita Qultura. Il centro tematico del progetto sta proprio nella forza della conoscenza, che Nayt identifica come motore della crescita, personale e collettiva, nonché chiave della libertà. Nei video promozionali usciti in anticipo comparivano dei fiori, che lentamente sbocciavano in tutta la loro naturale bellezza, la stessa che si può raggiungere con i mezzi del sapere, come un linguaggio più ricco che permette di esprimersi meglio e farsi comprendere di più. L’alto valore dei testi è sostenuto anche da una certa sperimentalità, basti pensare alle strutture compositive di “Di abbattere le mura (18 Donne)”, un viaggio nell’universo femminile letto dal punto di vista di un uomo e di “La grande fuga”, divisa in due parti come se fosse una micro-opera a sé stante.