In poche parole non potrei assolutamente descrivere l'immensità di Carlo Verdone che, senza nemmeno dover fare cenni biografici, è un'icona del cinema italiano e della romanità più vera. Ma con la sua serie "Vita da Carlo" non saprei proprio da cosa iniziare: introspezione, spettacolo, contaminazione tra vip, personaggi, social media, farmaci e ospedali, psicologia, ironia, consulente di coppia, esperto ammiratore della musica e dei musicisti. Un istrione che però come dice lui stesso "mette la musica al centro" e in cui lui stesso parla di passare da "protagonista a spettatore". Partiamo dall'inizio e capiamo come Carlo Verdone davvero potrebbe essere un grande direttore artistico del Festival di Sanremo (avete letto bene, e se non avete visto tutte e tre le stagioni della serie di Verdone ora ve le spiego io). Per capire questo entriamo un attimo nel privato di Carlo nazionale e troviamo le origini della sua passione per la musica...
La passione di Carlo Verdone per la musica nasce dalla sua infanzia, immersa in un ambiente familiare ricco di stimoli culturali, a partire sempre dal cinema. Cresciuto in una famiglia dove la musica, dal jazz alla canzone d'autore, aveva un posto privilegiato, Verdone sviluppa fin da giovane una profonda affinità con le note. Suo padre, critico cinematografico, e sua madre, amante della musica, contribuiscono a formare il suo gusto artistico, infatti, per lui la musica non è solo un piacere personale, ma anche un elemento che permea la sua carriera cinematografica: nelle sue opere, la colonna sonora è spesso un protagonista silenzioso, capace di evocare emozioni e costruire atmosfere. Per quanto riguarda invece la sua pratica musicale, Carlo Verdone è noto per suonare la batteria ma principalmente la chitarra e ha raccontato in diverse occasioni di come questo strumento lo accompagni fin da giovane e di come abbia costituito un mezzo di espressione personale nonostante non sia un musicista professionista.Verdone ha sempre amato suonare e cantare, soprattutto nei momenti di relax (pochi a quanto pare). Carlo Verdone ha sempre visto la musica come un linguaggio universale, un modo per esprimere l'animo umano e raccontare storie senza bisogno di parole, creando così un legame con la musica che si riflette anche nella sua sensibilità nell'interpretare personaggi che, attraverso le note, riescono a comunicare molto di più di quanto possa fare un qualsiasi dialogo. I principali riferimenti musicali che ha citato in varie interviste o nei suoi film includono artisti e gruppi come Lucio Dalla, Fabrizio De André, Gino Paoli, e Antonio Vivaldi, ma anche John Coltrane e altri grandi jazzisti, senza escludere nemmeno David Bowie, Elton John, i Beatles, Led Zeppelin e altri artisti internazionali. Verdone apprezza la profondità e l'intensità emotiva di questi autori, che rispecchiano la sua stessa sensibilità nel raccontare storie ricche di sfumature e di umanità, e proprio grazie a questo possiamo apprezzare il lavoro pazzesco che ci propone in 'Vita da Carlo' e il percorso musicale che sarà il filo conduttore di tutta la serie. Per chi ancora non l'avesse vista ( e direi che deve proprio vederla ) "Vita da Carlo" è una serie TV che segue le disavventure e le riflessioni quotidiane di Carlo Verdone, interpretato dallo stesso attore, in una versione semi-autobiografica della sua vita. La serie esplora la vita di un attore di successo che, pur vivendo tra fama e soddisfazioni professionali, si trova a fare i conti con le sfide personali e familiari, come i problemi con i figli, le difficoltà nei rapporti con la compagna e le situazioni imbarazzanti sul lavoro con continue richieste d'aiuto da parte di amici e vicini di casa. Ogni episodio racconta in modo ironico e riflessivo la sua quotidianità, mescolando commedia e momenti più intensi, in realtà è talmente reale e appunto drammatica che ci sarebbe poco da ridere, eppure Verdone non può non farci scappare un sorriso almeno ogni cinque minuti.
Nel corso delle tre stagioni, la trama si evolve mostrando l'equilibrio precario tra la carriera di Verdone e la sua vita privata. Il protagonista deve affrontare la sua età, le aspettative degli altri e le sue insicurezze, spesso la sua ipocondria, ma anche i piccoli trionfi e le sconfitte che lo rendono una persona "normale", nonostante la fama. Con toni leggeri e a tratti surreali, la serie gioca sulle contraddizioni di una vita apparentemente perfetta, ma ricca di complicazioni. Tra gag esilaranti e riflessioni più profonde, "Vita da Carlo" riesce a raccontare, con molta ironia, l’universo interiore di un uomo che naviga tra la realtà e l'immagine pubblica. La prima stagione di "Vita da Carlo" ha come protagonista Carlo Verdone in carne ed ossa, partendo dal presupposto che è già un attore di successo ai giorni d'oggi che vive una vita apparentemente normale. Carlo si trova a dover gestire le pressioni del lavoro, il voler 'abbandonare' i suoi perdonaggi per realizzare un film che lo mette alla prova, e più che il film il produttore. La serie mescola situazioni comiche e momenti più riflessivi, affrontando il contrasto tra l'immagine pubblica e la vita privata del protagonista, e questo sarà il tema portante di tutta la serie in ogni stagione, ma questa prima ha al centro un tema: “Carlo Verdone come sindaco di Roma”. Ma ve lo immaginate? Tutto parte da Carlo Verdone che uscendo dalla farmacia, in seguito alle solite ipocondrie, vede un ragazzo cadere dal motorino in una delle classiche 'buche' di sanpietrini al centro di Roma, e da lì coglie l'occasione per intraprendere un discorso spontaneo e sulle righe sulla mobilità, sull'istruzione, sulla pulizia e sulla gestione stessa della città di Roma che viene ripreso dai passanti presenti e ricondiviso sui social, questo porterà i politici del momento a fare ufficialmente la proposta a Carlo e a spingerlo a candidarsi come Sindaco della capitale. Questa dinamica pare non avere ne capo ne coda, e Carlo stesso non sa più come uscirne, non sa dire di no, non sa bene cosa sia più giusto se tirarsi indietro o essere il volto del popolo, e quindi cerca di autosabotarsi tutto il tempo. Nel mentre vediamo da subito i numerosissimi VIP che fanno da inception a questa serie, un Max Tortora che tormenta Carlo sulle sue relazioni di coppia e sui farmaci che potrebbero attenuargli l'ansia, e mille altri che non citerò per non spoilerarvi tutto, è una sorpresa continua vedere chi fa capolino nella serie. Ma di uno in particolare voglio parlare, poiché apre ufficialmente la reale parentesi sulla musica: Morgan. Carlo Verdone, preso dallo stress della situazione trova unico rifugio in un monastero, cerca due giorni di silenzio e possibilmente di serenità, lontano dalle pressioni di politicanti e giornalisti, e in questo convento mentre sereno cena con i monaci ecco scendere da una scalinata il cantautore Marco Castoldi, in arte Morgan, che interpreta se stesso, per sedersi a tavola con loro. Morgan ha i capelli fucsia e lilla con un taglio improbabile e orecchini pendenti, da vero rocker, ma indossa una candida tuta bianca, Carlo è palesemente perplesso. Dopo cena si reincontrano nel porticato per fumare una sigaretta, e a quel punto Carlo gli chiede “Ma tu che ci fai qui?” e Morgan intraprende un discorso che farà molto riflettere... dice che lui è lì perchè ha subito ghosting e sta soffrendo, e che solo grazie a quell'ambiente, alla lettura del vangelo e alla scrittura e allo studio più puro della musica attraverso perfino i canti gregoriani potrà trovare pace. Quella stessa pace che al momento, per altri motivi ricerca anche Carlo, ma che in realtà ricerchiamo tutti noi. Successivamente ci sarà anche qualche minuto intensissimo tra i due in cui Morgan canterà solo per Carlo in chiesa un estratto di un suo inedito accompagnandosi all'organo. Siamo poi catapultati al giorno dopo per i vespri alle 5:00 del mattino in chiesa dove Morgan leggerà il vangelo, mentre Carlo stremato ( anche lì ) dalle varie dinamiche si addormenterà tra le panche. Ed ecco che in un attimo dal sacro al profano Carlo Verdone ha contestualizzato uno stato d'animo condiviso da tutti in un luogo come la chiesa, con un personaggio ma sopratutto un'artista come Morgan. La seconda stagione di "Vita da Carlo II" continua a esplorare la vita del protagonista, Carlo Verdone, pieno di situazioni assurde da gestire, tra cui il suo tentativo di rilanciarsi nel mondo del cinema con un 'film drammatico' in cui vuole essere solo autore e regista ed è sempre più in bilico tra la sua immagine pubblica e la realtà della sua vita quotidiana. E anche qui rimaniamo stupiti dalla capacità di mettersi in gioco di alcuni artisti che proprio non ci aspetteremmo. Carlo Verdone cerca disperatamente un protagonista per il suo film che dovrà interpretare lui da giovane, e il suo produttore con la figlia in piena gen-z, gli procurerà addirittura il cantautore Sangiovanni. Carlo anche qui è più perplesso che altro, e nel film è tutto un tira e molla tra lui e l'accettare le stravaganti proposte del suo produttore cinematografico, eppure tra lui e Sangiovanni scatta una scintilla, che successivamente si tramuterà in dubbi dello stesso Sangiovanni proprio quando invece Carlo sarà convinto di lui. E quando c'è un fraintendimento e qualcuno non si parla chi entra in gioco? Ovviamente Maria De Filippi che farà aprire la busta a Carlo e metterà pace tra i due. Alla fine il film non si farà, ma il viaggio sarà valso più del traguardo, poiché Carlo grazie al giovanissimo Sangiovanni riuscirà a comprendere quanto alcuni mondi siano estremamente distanti tra loro, e quanto, tutto sommato, i veri artisti non riescono a negare se stessi, Carlo incluso.
La terza stagione “Vita da Carlo III” uscita questo Novembre in esclusiva su Paramount+ invece pone come per la prima stagione, un tema centrale ovvero: Carlo Verdone direttore artistico del Festival di Sanremo. Qui Carlo si ritrova in una situazione simile a quella della prima stagione, lui che non sa dire di no, ma che forse stavolta nemmeno vuole dire di no, ad un qualcosa che è forse più grande di lui e che non ha proprio idea di come affrontarla. Si circonderà di amici e professionisti che sono tutti una caricatura di se stessi in modo totalmente geniale ed iconico, a partire da D'Agostino (Dagospia) che interpreta se stesso e porta Carlo Verdone nei locali più surreali di Roma per racimolare artisti interessanti per evitare il 'solito mortorio di egoriferiti e artisti che parlano di se in terza persona'. E proprio qui Verdone ha quasi una visione mistica, assiste all'esibizione di Lucio Corsi mentre interpreta il suo brano 'Il mattino'. A quel punto farà di tutto per metterlo al centro del suo Festival di Sanremo, insomma piuttosto perderà come superospite Paul McCartney ma Lucio Corsi proprio non deve mancare. A questo punto Carlo deve fare i conti con un altro punto fondamentale del festival di Sanremo, le selezioni dei big e delle canzoni in gara. Una tragedia vera e propria, fino addirittura ad essere minacciato sotto casa da un'inedita Gianna Nannini arrabbiata nera per aver avuto un rifiuto da Carlo su un suo inedito proposto da un cantante emergente. Insomma, il povero Verdone anche qui non sa proprio dove sbattere la testa, anche perchè in più ha problemi con il nuovo vicino di casa, che signore e signori è addirittura Maccio Capatonda, in piena dissociazione cognitiva in cui alterna i suoi personaggi e in cui passa dall'essere il pittore e chef Marcello Macchia (vero nome dell'artista) che dichiara che lo stesso Maccio Capatonda è morto. Insomma anche qui Carlo se lo ritrova perfino a Sanremo. Ma grande scoperta di quest'ultima stagione è Ema Stokholma. Lei sarà la co-conduttrice di Carlo Verdone durante il Festival di Sanremo e insieme metteranno su uno spettacolo di grande qualità, se non fosse per qualche incidente di percorso, come Ema che (come Morgan nella prima stagione) anche fugge da una storia sentimentale piena di ghosting e che ha qualche problemino di cleptomania, per poi concludere con una relazione con tanto di proposta di matrimonio proprio da Maccio. In più Carlo è tormentato da incubi su Gianni Morandi che lo interroga sulle edizioni passate di Sanremo, e inizia a dubitare anche che Amadeus gli abbia portato sfiga. E proprio per tutti questi motivi, iniseme a drammi familiari, a scandali di babysitter iscritte ad Onlyfans, collaboratrici con ludopatia che si trovano a lottare contro la propria dipendenza proprio al Casinò di Sanremo e polemiche sul festival per le battute sull'identità di genere su Lucio Corsi, ancora una volta verrà fatta la stessa domanda a Carlo Verdone: “Ma chi te l'ha fatto fare di entrare in questo meccanismo di sciacalli? Sanremo prima ti vuole e poi ti sputa, nessuno verrà a ringraziarti”. Ed ecco che ci è stato detto proprio tutto, senza nemmeno doverlo leggere tra le righe ma portato a conclusione da un monologo riflessivo di Carlo Verdone in uscita dal teatro Ariston: “Quello che mi preoccupa e che non riesco a godermi bene la vita, mi ostino sempre a cadere nel solito errore: farmi trascinare dagli altri in territori che non mi appartengono. Perchè sono sempre gli altri alla fine a decidere quello che devo fare. Perchè questa incapacità a dire di no e a non dar retta al mio istinto? Aveva ragione mio padre, nella vita si può far bene solo una cosa: quella per la quale sei stato conosciuto ed apprezzato, il resto se fallisci è vanità e presunzione. Ragion per cui, meglio sparire per un po'... quando ripenserò a questi giorni forse mi scapperà anche una risata, tanto la vita, per buona parte, è tutta una commedia, sì, è tutta una commedia.” E invece vi dirò che tra tanti, proprio il tuo festival di Sanremo caro Carlo Verdone, non sarebbe affatto una commedia, anzi, sarebbe forse il più credibile.