A un mese dall’uscita del producer album “Containers” di Night Skinny, si aggiunge alla tracklist l’attesissimo brano “Fuck Tomorrow 2” con Rkomi e Karakaz, che segue all’omonimo pezzo del 2016 di un esordiente Rkomi, di cui sembra aver recuperato lo smalto. Dopo l’ultimo album, la partecipazione a Sanremo e la collaborazione con Irama, pareva che il rap non fosse più nei pensieri di Mirko, questo il vero nome di Rkomi; invece, la produzione di Night Skinny gli ha fatto tornare la voglia di scrivere rime serrate, pronunciate con flow aggiornati e cangianti. Riflette sul futuro, che dopo otto anni continua a spostarsi in avanti, ma anche sul presente vissuto come una “sala d’attesa”, in cui vorrebbe godersi i suoi traguardi fregandosene del domani (“esigo del tempo per fumare ciò che resta e sono”).
Dopo i singoli “Kiss” con Luchè e “Mai più forse”, da cui trae il titolo, è uscito finalmente il quarto disco in studio di CoCo, a tre anni di distanza dal suo ultimo lavoro in collaborazione con Mecna. Più che un ritorno si tratta di una ripartenza corrispondente a un atteggiamento nuovo da parte di Corrado Migliaro, il suo nome all’anagrafe, in primis come uomo e poi come artista. Racconta di come è difficile mantenere salda la fiducia in sé stessi in una società sempre più competitiva e superficiale, che fa temere il fallimento, spingendoci a procrastinare i sogni (“L'ultimo anno per poco, fra', non perdevo il mio scopo, per guardarmi troppo attorno”). A cavallo tra rap e R&B, CoCo si avvale di sonorità suadenti e mai dure, come i suoi testi che riflettono la tranquillità, che accompagna sempre una raggiunta maturità. Così la rabbia si trasforma in indifferenza e la passione in nostalgia, mentre i luoghi comuni da rapper, che comunque sono presenti per appartenenza a una cultura, come i riferimenti a orologi e macchine di lusso, qui non sono semplice ostentazione di successo, ma immagini utili alla narrazione di una storia. L’album ha il sapore di una riappacificazione, infatti si apre con un messaggio del padre di Coco, a sua volta musicista, che nonostante il rapporto non idilliaco con lui, si compiace di essere almeno responsabile della “voglia di cantare” del figlio. L’ultima traccia invece, “Casa nuova”, è una dedica che Coco fa al suo di figlio, Sebastian, di cui si sente la voce alla fine e che vive lontano da lui. Le parole che in “Qui per un motivo” apparivano come una risposta al messaggio del padre nell’intro, dopo l’ultima traccia diventano valide anche per Coco, che da figlio è diventato esso stesso padre. Dice: “Resterò qua/Anche se mi perdi tra la folla/Io resterò qua/Anche se non so dirti le cose che provo/Posso mostrarti chi sono”.
Un altro nome che mancava un po’ dalle scene è quello di Drefgold, trapper noto al grande pubblico per la hit “Tesla” al fianco di Sfera Ebbasta e Capo Plaza. A distanza di tre anni torna con l’album “Goblin”, in cui sfoggia tutto il suo immaginario da dissociato. Gremlin, goblin e goonies sono personaggi rubati al mondo del fantasy per rappresentare il proprio distacco dalla società convenzionale, da cui si sente distante già per l’aspetto esteriore. Al di là dell’identità abbastanza forte su cui si regge il progetto, i brani che avrebbero dovuto mostrare la grande dedizione all’arte votata in questo periodo di assenza, non sono la prova di crescita che ci si aspettava, seppure confermino le abilità stilistiche di Drefgold. È vero che la trap è per definizione un genere tossico, però la “Junkie Radio” (junkie sta per tossico in gergo), che Drefgold mette in piedi, risulta essere un canale a uso e consumo dei suoi simili, in cui il lessico ricco di inglesismi e slang americano è comprensibile solo dalla sua nicchia e i testi lasciano l’effetto di confusione dei tanti oppiacei nominati con lo stesso rigore di un farmacista. Pochi sono i riferimenti all’attualità, che solitamente sono un elemento caratterizzante delle canzoni rap, qui ridotti a una frecciatina a Fabio Fazio e Maurizio Costanzo, dipinti in “Junkie bar” come persone finte e una citazione al programma radiofonico La Zanzara, tacciato di dare voce ai mostri (“Vengono fuori i mostri come col caldo le zanzare/Sono voce come La Zanzara” canta in “Allerta meteo”). Passando da una stazione all’altra, vale la pena nominare il mixtape “Radio Benessere” della giovane promessa J. Levis, che nella ricerca verso un benessere sinonimo di serenità più che di ricchezza, incontra le sonorità degli anni '80, che con il dono del tempo si tingono di splendore. Un piccolo segnale che l’era della dominazione della trap comincia a scricchiolare…