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Nuovo singolo, solito Blanco. “L'isola delle rose” è soffocata dall'autotune e costringe ai sottotitoli

  • di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

28 gennaio 2023

Nuovo singolo, solito Blanco. “L'isola delle rose” è soffocata dall'autotune e costringe ai sottotitoli
Blanco, ragazzino prodigio del pop, pubblica un assaggio del prossimo album. Un inedito che replica lo stesso vocabolario dei precedenti, e destinato a uso e consumo dei teenager. Ma l'abuso di autotune non facilita la comprensione del testo, anzi. Brividi? Da sottotitoli urgenti

di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

Quando esce l’inedito di un giovanissimo espressamente rivolto ai giovanissimi, e in questo caso anche tra i più attesi, essendo lui Blanco ex ragazzino classe 2003 capace di scuotere il defunto pop italiano (chissà quanti altri pseudo Blanco ci propineranno nei prossimi mesi, anni), non comprendi se sei tu fuori dal tempo o viceversa quel prodotto effettivamente non è prestigioso come appare. Succede allora che vorresti tornare all'improvviso adolescente così da immedesimarti nel testo da dodicenne, che segue l'abusato frasario (“Quando scopavamo forte nello scantinato”), perfettamente spendibile per i suoi seguaci, ma orfano di una vera evoluzione rispetto al disco d'esordio, Blu celeste, di ottima fattura, tra l’altro. Insomma, sei disorientato, anche perché per comprendere le parole della nuova canzone, L'isola delle rose, così intitolata (primo tassello del prossimo progetto discografico, sempre prodotto dal fido Michelangelo), ci metti un'ora e un quarto, e a un certo punto per non scadere nel pietismo da boomer rincoglionito, leggi i sottotitoli, non hai altre armi. L'uso smodato di autotune fa ancora la sua parte. Anzi, a dirla tutta, l'abuso di autotune ha rotto le palle. 

Sarebbe bello poter ascoltare un pezzo e capirlo subito, vi pare? Ma andando avanti, lungi da me sparare sul talento bresciano in mutande, perché di talento si tratta, seppure ancora ruvido e nascosto sotto kg di effetti vocali, da eliminare. Intanto che torna a colori nel videoclip cinematografico che lo accompagna, dopo il b/w di Nostalgia, e nei panni di un combattente contemporaneo, pronto ancora alla conquista radiofonica e dello stream, nel racconto di questo amore carnale, malinconico e romantico che si fa quasi beffa del patema giovanile. “Amo questa vita e questo fottuto disagio... Mi fai sentire vivo ogni volta che respiro”. Amen. Sicuro, se avete meno di 20 anni, il brano di Blanchito Bebe scalderà le vostre sere invernali, in attesa di cantarlo a squarciagola negli stadi. Se invece li avete superati, avrete annusato che aria tira tra i teenager. In fondo c'è di peggio dello stile Blanco. Brividi? Festivalieri.

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