I Måneskin sono un bluff? La stampa s'è desta, all'improvviso, e le posizioni avverse all'ex divinizzata band non si contano più. In coda, anche la nuova puntata del podcast di Selvaggia Lucarelli, intitolata per l'appunto “Cosa sta succedendo ai Måneskin?”. Sorta di mega recappone di quanto MOW scrive da mesi. Perché sì, le abbiamo anticipate tutte, per filo e per segno.
E cominciamo dalla trascurabile produzione musicale, più accessorio che focus del gruppo capitolino, che fa il pieno di critiche negative, specie sull'ultimo disco. A inaugurare la parata Rolling Stone Usa, anche se in maniera blanda, seguita dalla più feroce critica di un'altra testata americana, The Atlantic, che definisce le canzoni palesemente “riciclate e mediocri”. “Ma è davvero questa la band che dovrebbe salvare il rock and roll?”, si chiede il giornalista Spencer Kornhaber nell’articolo. Ma quando mai. A calcare ancora la mano un altro critico musicale a stelle e strisce, Steven Hyden, che li definisce “caricatura di rock band”.
Persino sul fronte Italy, finora sempre solidale, le cose vanno male (Uto Ughi docet), e le stonature sulla musica cominciano a farsi sentire, complice (forse) le interviste negate e qualche invito perso al lancio del riso. Così arriviamo alla farsa matrimonio da boss delle cerimonie, officiato da Alessandro Michele – un ex Gucci per la Gucci band - alla vigilia della pubblicazione di Rush!. Altra tamarrata unica nel suo genere, con solito scopo di ingolfare siti e giornali, come qualunque iniziativa dei quattro. Nel bene e nel male, purché se ne parli. Trashata che va a unirsi alle ormai viste e riviste chiappe al vento di Damiano, linguacce e foto sul cesso, e zinne in bella vista della bassista. Del resto i soldi aprono tutte le porte, anche quelle dei Grammy, ma l'iper pompamento è ormai un boomerang incontrollato.
Tornando alle nozze, la luna di miele sembra già finita, o per meglio dire mai cominciata, e le voci di crisi (per via della Soleri - Yōko Ono) rimbalzano da una testata all'altra, rinfocolate dall'assenza della bassista al party compleanno del cantante e regina consorte. Ma quanto c'è di vero? Come già anticipato su queste colonne, l'antipatia tra Victoria e la fidanzata del cantante (risalente addirittura al 2017), è alimentata specialmente dall'operazione di marketing che lega l'attivista - modella al manager dei Måneskin e all'agenzia d'influencer partecipata dal gruppo Gedi e all'illustre consorte. Con una conseguente narrazione mediatica che punta più sulla coppia Damiano - Giorgia che sugli altri. Non a caso la fuga da solista del frontman è in programma da quasi due anni, e scongiurata (per il momento) solo col cambio management.
Come confermano le parole dello stesso in un'intervista americana di qualche giorno fa, mentre allude a malumori con l'ex manager Marta Donà per una direzione artistica non condivisa. Un pensiero che si esplicita parlando del brano Kool Kids. “L'abbiamo scritta dopo aver conquistato l'Eurovision, perché nonostante la vittoria, i nostri manager continuavano a dirci che la nostra musica faceva schifo. Eravamo arrabbiati ma ci sentivamo invincibili, quindi con questa canzone abbiamo mostrato a tutti il dito medio, buttandoli giù dal treno”. Che gentili. E rinnegando rinnegando, la band parla male anche del Paese natio, e nello specifico tramite un'avvelenata Vic. “L'Italia è un Paese molto conservatore e sono intimiditi dal fatto che qualcuno possa truccarsi o indossare tacchi alti o apparire seminudo o non essere etero. Ma fanculo loro”. Beata ignoranza. Parole boriose a cui replica splendidamente Giuseppe Cruciani, conduttore della Zanzara. “Signorina Victoria dei Måneskin, io non la conosco e non so chi sia. Però non è vero, è tutto falso! L'Italia non è un Paese conservatore, l'Italia non è intimidita dal fatto che qualcuno possa truccarsi. È pieno di omosessuali, transessuali, gente che si trucca... ma lo dico con gioia e partecipazione!” E infatti, nel nostro Paese, i travestimenti di scena non hanno mai scandalizzato nessuno, semmai non erano scopiazzate che fanno ribaltare pure i morti nelle tombe. Chiedete a Renato Zero, please. Allora perché sputare sul proprio Paese prima di fottersi per il terzo anno consecutivo il ricco cachet di Sanremo? L'Italia ringrazia.