La Gran Bretagna fin dagli albori della Swinging London nel 1960 è da sempre stata fautrice di una stretta relazione tra musica e società che ne ha condizionato sia i processi politici che economici. Come spiegato dal professor Savonardo, Docente di Sociologia della Musica dell’Università Federico II, i prodotti artistici come la musica hanno assunto un ruolo sempre più determinante come elemento attivo e risorsa fondamentale nei processi di costruzione simbolica e sociale. “L’arte a la musica sono il risultato di processi collettivi e come tali si esprimono sempre di più in relazione ai diversi fattori che investono il rapporto tra mezzi di comunicazione, cultura, potere ed economia.”
Tra il 1994 ed il 1997, dopo soli due anni dal mercoledì nero britannico, prese forma il periodo storico denominato Cool Britannia. Dopo un’epoca di grande austerità causata dalla politica di Margaret Thatcher, si respirava apparentemente un’aria diversa, un’inversione di rotta in cui il rinnovamento e la crescita culturale e sociale sembravano essere al primo posto. Anche la musica, che nel periodo thatcheriano era stata rappresentata dalla nascita di movimenti artistici come il postpunk, espressione della disillusione e dall'alienazione della politica conservatrice, sembrava formalmente “speranzosa”. Con l’esplosione della sottocultura di Madchester alla fine degli anni ‘80, da cui si formerà il Britpop, si assiste alla formazione di nuovi spazi culturali come l’Hacienda in cui si fusero la cultura punk con quella rave ed in cui si affermò l’acid house, segnando di conseguenza la prima scena musicale post thatcheriana in cui le nuove generazioni si sentirono rappresentate.
Il risultato di tale movimento portò la nuova generazione britannica a volere “tutto e subito” fregandosene del futuro e di una ripresa economica tesa a lasciare indietro la working class. Non a caso uno dei prodotti culturali più importanti di quel periodo fu proprio la trasposizione cinematografica di Trainspotting diretto da Danny Boyle: “Questo film è erroneamente considerato da molti un emblema dell'era Cool Britannia a causa del successo internazionale che ha avuto e della sua data di uscita. Tuttavia, il suo messaggio è chiaro: i giovani britannici sono soli e cercano la loro nuova identità”. Questo rinnovato “ottimismo” divenne fondamentalmente il pretesto politico per il nascente New Labour di Tony Blair nel 1994. In concomitanza con il grandissimo successo commerciale degli Oasis e dei Blur, i labouristi approfittarono della nuova crescente onda culturale britannico attraverso l’affermazione del Britpop e dei nuovi volti che ne facevano parte. Cercando di sfruttarne alcuni dogmi estetici come la presenza assidua della Union Jack, andando a rimarcare lo stile dei mod’s degli anni 60, la bandiera britannica divenne: “un grande striscione sotto il quale si raccolgono i gruppi britpop, ma anche il simbolo di una Gran Bretagna nel bel mezzo di un rinascimento culturale” Ed è in questo scenario che nel 1996, a due mesi dalla fine del “Football is coming home” , che prese forma il più grande concerto generazionale della storia britannica, Oasis Knebworth 1996.
Knebworth sin dal 1975 con i Pink Floyd è stato il palcoscenico dei più grandi eventi culturali della Gran Bretagna. Il piccolo villaggio dell’Hertfordshire è diventato nel tempo l’epicentro generazionale musicale che sanciva l’inizio di una nuova band che avrebbe poi tentato il grande salto nell’olimpo della musica britannica. Gli Oasis erano già in parte in questo olimpo. Dopo i grandi successi sia artistici che commerciali di Definitely Maybe e (What’s the Story) Morning Glory?, compresero che c’era la possibilità di organizzare un evento che avrebbe segnato nel tempo il loro impatto sulla cultura britannica e su una nuova mentalità dettata dal tutto e subito.
Gli Oasis, differentemente dei Blur, rappresentavano in pieno la voglia e la mentalità di Manchester che nel periodo del thatcherismo era stata una delle zone più colpite dalla chiusura delle fabbriche e dall’austerity. L'ascesa degli eroi del Britpop degli anni '90 è stata un trionfo della classe operaia britannica. I fratelli Gallagher erano semplici ragazzi di Manchester, nati e cresciuti nella vecchia città industriale. Il glamour di Londra era lontano, nonostante l'hype alla fine degli anni '80 sull'intero Manchester Rave e sull'Hacienda. Come illustrato da Alex Niven sul Guardian, il loro approccio, se pur utilizzato erroneamente da Blair come esempio di un rinascimento britannico, metteva in mostra le storie e le sensazioni della nuova generazione della working class che doveva convivere con una nuova cultura lavorativa precaria all’interno di una Gran Bretagna ormai diventata fatiscente e oscura.
Knebworth divenne il mezzo per ringraziare i propri fan affini alla loro condizione regalandogli due live che avrebbero segnato l’inizio del mito ma anche la fine per tutto l’immaginario Britpop. Come illustrato nel documentario Oasis Knebworth 1996, diretto da Jacke Scott e prodotto dai fratelli Gallagher, il punto focale diventano i fan e le loro storie personali in relazione ad un evento di tale portata. Nell’era pre-internet acquistare un biglietto per un concerto non era affatto semplice. Le due uniche possibilità erano recarsi nei club oppure collegarsi telefonicamente ad un centralino che solo successivamente avrebbe dato accesso all’acquisto. Si stima che più del 3% della popolazione britannica tentò di recarsi all’evento. La scelta narrativa di Scott non è affatto casuale. I veri protagonisti di quel periodo storico erano proprio le nuove generazioni che cercavano di affermare la propria presenza nelle società e gli Oasis rappresentavano coloro che se pur partendo dal basso ce l’avevano fatta.
Il loro ricordo trasuda le sensazioni di quel periodo dove due fratelli stavano regalando un sogno a coloro che cercavano imperterriti di ottenere la giusta rappresentazione sociale: “Ho pensato che fosse eccellente, in quanto non si tratta solo di quei concerti", ha detto Louis Davies gestore di un sito incentrato sulla storia degli Oasis. "Il film parla di ciò che gli Oasis hanno significato per le persone come me e altri che amavano quella band e lo fanno ancora oggi. ll concerto in sé, sebbene non sia il migliore degli Oasis, incarna ancora la band al suo apice e dà agli spettatori un'idea della portata del suo enorme fascino”. Suddiviso in due live con 125.000 persone a serata, Knebworth verrà definito come il Woodstock degli anni 90 sancendo anche la fine della concezione culturale e aggregante dei concerti limitata dalla presenza dei social network. Come raccontato da una delle spettatrice che prese parte all’evento, vivere quei concerti rappresentava essere una voce sola con la tua band preferita.
Differentemente da Supersonic, incentrato principalmente sulla formazione e nascita del mito Oasis, le storie di ogni singolo spettatore diventano la narrazione ed il punto centrale di Oasis Knebworth mostrando attraverso le canzoni il volto di una nuova Britannia che stava per nascere: “This is History, this is history, right here, right now”.