Tommaso Paradiso l’ha rifatto. Un singolo terrificante, intendiamo. La nuova creatura si intitola Magari no ed è agghiacciante sotto ogni suo aspetto. Video appena sfornato su Youtube compreso. È agghiacciante e tale rimane soprattutto se si pensa che questo sarebbe il pezzo prescelto per lanciare il suo primissimo disco da solista che arriverà a gennaio e risulta urticante, per pretenziosità e intenzioni, sin dal titolo: Space Cowboy. “Who the fuck is Tommaso Paradiso”, potrebbe twittare Jamiroquai. E in effetti il caro Tommy Paradise, così lo chiamavano i fan della prima ora e così ancora lo chiama chi vuole sbertucciarlo, un problema di identità - musicale - ce l’ha eccome. Una volta licenziati gli altri due dei The Giornalisti - come se li avesse mai percepiti - ovvero la coppia di Marco, Rissa e Primavera, questo dovrebbe essere il momento della sua consacrazione come cantautore presso se stesso. Lo sarà? Ne dubitiamo. Fortemente. Perché nei due anni intercorsi dallo scioglimento della band, il buon vecchio Tommy non ha compreso qualcosa che risulta evidente almeno fino a Plutone: il problema non è “magari no” di per sé, il problema è “magari meno”.
Dunque, tuffiamoci nell’ultimo biennio di Tommaso ovvero il periodo in cui Il papà del verbo “loserare” ha nell’ordine: sciolto i The Giornalisti, suo storico gruppo, con un messaggio alla nazione gonfio d’ego e poco altro postato su Instagram in piena notte. Subito dopo, ha scritto e diretto un film, Sulle Nuvole, le cui riprese si sarebbero concluse a dicembre 2020. Anche regista. Non pago, ha aperto un ristorante a Roma in piena pandemia. Anche oculato imprenditore. Altro? Sì, ha rilasciato un paio di singoli passati pressoché inosservati e quando ha ricevuto critiche per uno dei due, Ricordami, ha risposto, piccato, facendo notare che tutti i suoi più grandi successi, quelli che l’hanno reso mainstream, sulle prime fossero stati sbertucciati in quanto incompresi. Come se ci fosse qualcosa da comprendere in un pezzo che, semplicemente, incita ad abbracciarsi e fare l’amore sul divano. Anche maître à penser.
Arriviamo al nuovo singolo, Magari no, il cui video da qualche ora è a piede libero su Youtube. Il brano, versione lyrics, è stato lanciato sul canale di Tommaso Paradiso il 15 settembre scorso e ha racimolato, fino ad ora, poco più di 700mila views. Già non si tratta di cifre da far girar la testa come direbbe l’Ingegner Cane di Mai dire Goal, ma la situazione diventa ancora più drammatica se si considera che il cantautore romano su Instagram è attualmente seguito da 814mila persone. Verrebbe dunque da osservare che del suo grande debutto da solista fregasse relativamente poco e niente persino ad almeno quattro eserciti di individui che lo seguono in plotoni sui social. Magari meno.
Ora che il video ufficiale, come detto, è a piede libero possiamo, per la complice regia di YouNuts!, oltre che ascoltare anche guardare il nulla: in un ranch di Fiumicino Tommaso Paradiso canta, Tommaso Paradiso fuma, Tommaso Paradiso guarda anziani con gli stivaloni ballare la quadriglia, Tommaso Paradiso assiste alla nascita di un amore tra pressoché gli unici due in età non geriatrica presenti a quella festa, Tommaso Paradiso se ne compiace. Ah, e ci sono dei cavalli presi al lazo. Incredibilmente, non da Tommaso Paradiso. Troppo impegnato a intonare banalità come se fossero perle romantiche di rara fattura. Più o meno la stessa operazione portata avanti con successo, per qualche anno, dai brianzoli Modà. Oggi chi se li ricorda, i Modà? Nemmeno troppo tempo fa riempivano gli stadi coi loro concerti. Chi dimentica è complice. La traiettoria che sta intraprendendo lo space cowboy presso se stesso Tommaso Paradiso è, secondo flop a destra questo il cammino, la stessa già coraggiosamente percorsa da Kekko Silvestre dei Modà, che ancora ci sentiamo di ringraziare: tra la strada e le stelle, verso l’oblio e oltre.
Tommaso Paradiso è, in parole povere tipo le sue, in affanno. In terribile affanno. Dopo soli cinque anni dal boom che l’ha visto diventare finalmente mainstream in seguito a lunghissima gavetta, si ritrova già a copiare, a rincorrere stancamente se stesso, quel sound lì che fa molto anni Ottanta, quella vocetta sussurrata che biascica melassa da autogrill mentre si produce nell’osservazione delle foglie. Non sappiamo perché, ma il cantautore nel testo di Magari no testimonia di essere, più che l’ultimo degli eroi romantici, un grande osservatore di foglie. Fateci caso. Alle parole. O alle foglie. Tanto non cambia granché.
Tommaso Paradiso è tornato. O magari no.