L’influencer Francesco Cicconetti, ragazzo trans, ha aizzato i propri follower contro Giuseppe Cruciani (e indirettamente contro Pupo) dopo aver visto l’ultimo episodio di Napoleone Sex Talk, format in cui il conduttore della Zanzara e il cantante parlano di sesso. Nel video in questione, pubblicato come gli altri sull’account Instagram di Cruciani, si affrontava il tema della transessualità. Cicconetti, vincitore del premio come miglior “creator” ai Diversity Media Awards 2021, non ha gradito e ha fatto partire una campagna invitando i seguaci (124 mila su Ig) a far piovere commenti negativi e segnalazioni, prontamente arrivati.
“Sono riuscito a guardare solo il primo minuto – scrive Cicconetti nelle sue story – perché la transfobia è alle stelle, al limite del tollerabile. [...] C’è talmente tanta roba sbagliata dentro, dall’oggettificazione alla sessualizzazione, passando per il misgendering (usare il maschile anziché il femminile, o il contrario, ndr) continuo, che non saprei neanche da dove cominciare a smontarlo”. Dopodiché partono degli interrogativi un po’ inquietanti: “Perché ancora diamo così tanto spazio a voci di questo tipo? Lasciamo loro programmi radio, interventi nei podcast, in televisione; lasciamo che facciano salotto sparlando delle vite altrui”. In che senso “lasciamo”?
Vengono stigmatizzate frasi oggettivamente “goffe” di Pupo come “io a casa ho una scultura dove è rappresentato un ermafrodito, un trans”, “Eh, è un po’ uomo, un po’ donna” (risposta a “per te cos’è un trans?”), “sono molti eccitanti i trans”, ma anche frasi più consapevoli e al limite provocatorie di Cruciani: “Cosa sono i trans? Sono donne col clitoride ingombrante” (citazione di una canzone di Ruggero dei Timidi), “gli italiani sono tra i più grandi appassionati di transessuali, sono grandi frequentatori di prositute transessuali e spesso mi chiedono «ho questo desiderio di andare con i transessuali, sono gay?»”, “si dice lei, ma chissenefrega, noi ce ne fottiamo di queste cose; oggi ti bacchettano se dice lei o lui, se sbagli queste definizioni, noi ce ne sbattiamo, comunque lei, sì, una trans”, “ho amici che sono etero convinti che quando hanno provato per la prima volta un transessuale non se ne sono più staccati” (contestato da Cicconetti il termine “provato”). Contestato persino il “viva i trans” con cui si chiude l’episodio, che, al di là di questioni prettamente legate al mancato rispetto della macchinosa e non necessariamente giustificata neolingua politicamente corretta che qualcuno pretende soppianti improvvisamente decenni di uso comune, non pare contenere offese o discriminazioni, men che meno “fobia” (anzi, non mancano gli elogi, anche se magari non molto raffinati).
Nel video qui sotto (che si conclude con le parole di Cicconetti “e poi lo sponsor, che io lascio perché dovete sapere chi sponsorizza sta merda e paga sta gente sulla pelle di persone discriminate”) le parti maggiormente criticate.
Le offese oggettive (e fatte con lo stampino in questi e moltissimi altri casi) non mancano invece nei confronti di Cruciani: “Guarda, che tu fossi terribile, che fossi lo specchio perfetto di questa società maschilista, patriarcale, omofoba, transfobica e chi più ne ha più ne metta lo sapevamo già tuttə (sì, con la ə), ma così proprio ti sei voluto superare”.
E ancora: “Io mi rendo conto che i call-out così espliciti non si dovrebbero fare e che in questo modo gli darò più visibilità di quella che si merita, ma sta roba va contrastata con commenti negativi o segnalazioni, non può rimanere impunita”.
Segue un incitamento alla battaglia: “Non si combatte solo contro il grande nemico […]. La battaglia vera è quella anche, e soprattutto, contro il nostro vicino, il nostro familiare, il nostro amico”.
“Sottolineo che Cruciani ha già fatto parecchie uscite transfobiche, quindi non si può neanche giocare la cara del «non sapevo pensasse certe cose»”.
“A me non importa se l’unico scopo di Cruciani è proprio quello di indispettire e provocare – cose che comunque non dovrebbero essere più ritenute divertenti una volta superati i 5 anni d’età. Non mi interessa se lui si fa le seghe sui nostri commenti. A me importa che chiunque apra quel video sia travolto dalla nostra indignazione, tanto da non riuscire a proseguire oltre, da non avere il coraggio di condividerlo, di farlo vedere a qualcuno”.
Dunque si torna al rammaricato “lasciamo loro programmi radio, interventi nei podcast, in televisione” iniziale e al “Perché ancora diamo così tanto spazio a voci di questo tipo?” La strategia è quella di impedire di parlare e provare a oscurare contenuti sgraditi tramite segnalazioni e caterve di insulti? La strategia è la cancel culture? Offendere e provare a censurare perché ci si sente offesi è la via per “educare”?
Nel frattempo Cicconetti si bea: “In tutto ciò raga gli abbiamo sparato quasi trecento commenti educatamente negativi, una coesione incredibile. Grazie”.
Qui sotto il video completo dell’episodio in questione.
“C’è un po’ di maretta, ma io ho detto cose normali”, il commento di Cruciani.