“Non è la prima volta che partecipo a questo concorso, ma ho lottato per salire sul gradino più alto del podio sia per amore di questa competizione sia per poter portare avanti la lotta per i diritti degli Lgbt”: così, secondo quanto riportato dal Tirreno, si è espressa Cleo Machado, trentenne brasiliana residente a Prato, dopo essere stata incoronata Miss Trans Estate 2021 a Calambrone. Ma partecipare a un concorso per sole trans è un buon modo per combattere per i diritti delle trans? Ne parliamo con Carly Tommasini, attivista, truccatrice e modella.
Carly, che ne pensi? Anziché una rivendicazione di diritti, partecipare a concorsi del genere per una trans non assomiglia un po’ a un’autoghettizzazione? L’obiettivo non dovrebbe essere quello di partecipare a (e magari vincere) concorsi “normali” per donne?
“Io penso che nella nostra comunità ci siano due maxicategorie un po’ a sé stanti. Quella che punta all’integrazione verso la suddivisione binaria consueta (quindi nel caso dei concorsi quella di chi ha la volontà di partecipare a concorsi cosiddetti “normali” per donne) e quella di chi si identifica come altro: in questo secondo caso va sottolineato che storicamente abbiamo dovuto creare delle nostre categorie perché prima non potevamo partecipare nelle categorie tradizionali. Miss Trans esiste da una vita, da quando cioè una donna trans non poteva fare altro che partecipare a Miss Trans e già quello era una conquista. Ancora oggi non è semplice per una donna trans essere ammessa a una competizione tradizionale per donne: per farlo devi essere operata e «passabile» al 100%. Non ci sono ancora modelle trans non operate che partecipano a concorsi di bellezza”.
Dunque come vedi la partecipazione a concorsi come Miss Trans e la relativa rivendicazione di diritti?
“La vedo come una cosa che esiste. Non penso che la vittoria a un concorso trans di per sé faccia della vincitrice una persona che sta lottando per i propri e gli altrui diritti, ma dire dopo una vittoria che si vuole combattere per i propri diritti la vedo come una cosa positivissima. Una dichiarazione del genere è comunque un atto politico, così come in realtà è un atto politico anche decidere di mostrarsi al mondo come persona transessuale”.
Si può dire che in un mondo per voi ideale questi concorsi riservati alle trans non dovrebbero esistere, ma che al momento non è un mondo per voi ideale e dunque ben vengano questi concorsi per chi vuole partecipare?
“Personalmente penso di sì. Prima non c’erano altre possibilità e quindi ci siamo create il nostro mondo e quel mondo è rimasto, ma ora sarebbe bello che il nostro mondo si unisse a tutti gli effetti a quello delle donne cisessuali (ossia di coloro che sono nate donne e si sentono donne, quelle che nel linguaggio comune vengono chiamate semplicemente «donne», ndr). Qualcosa di simile è successo storicamente anche nel mondo maschile, dove è nato Mister Gay perché chi era apertamente omosessuale non poteva partecipare ad altri concorsi per uomini”.
In questo caso è un po’ diverso, perché un gay non ha impedimenti fisici quando si tratta di partecipare a concorsi maschili e non risulta che per iscriversi chiedano conto dell’orientamento sessuale. O sì?
“In verità sì, perché anche un ragazzo omosessuale può avere un’espressione un po’ femminile, o comunque quando si conosce o si «annusa» l’orientamento non eterosessuale quella persona può essere cancellata. Di certo fino a non molto tempo fa era così: basti pensare a un cantante come Tiziano Ferro, che ha dovuto nascondere la propria omosessualità perché altrimenti non avrebbe fatto carriera. Allo stesso modo, storicamente molti ragazzi gay hanno partecipato a concorsi di bellezza mascolinizzando la propria espressione, perché – conclude Tommasini – sapevano che altrimenti non sarebbero stati presi”.