Apparente cortocircuito, nel mondo Lgbt (e in ogni caso sicuramente disdicevole e preoccupante atto) sul tema del ddl Zan: l’esterno della sede nazionale di ArciLesbica a Bologna è stato vandalizzato. Ignoti (che si sono firmati però con “Rabbia trans”) hanno coperto di nero la targa con il nome dell’associazione e oltre alla propria firma sulle scale hanno scritto sulla serranda a grandezza ben visibile un insulto.
A denunciare il fatto è la stessa presidente Cristina Gramolini: “L’altra notte – spiega – l'esterno della sede di “La Comune” a Bologna, dove la nostra associazione è ospitata, è stato imbrattato con la scritta “Arcistronze”, firmato “Rabbia trans”, e il nome di ArciLesbica è stato cancellato con vernice nera”. ArciLesbica, secondo la stessa presidente, sarebbe “colpevole” di aver espresso una posizione non del tutto allineata sul disegno di legge: “Gli insulti scritti sui muri della sede dipendono proprio dal fatto che ArciLesbica appoggia la legge contro l'omotransfobia ma con una richiesta di emendamenti sul ddl Zan. Ecco – prosegue Gramolini – il clima che si respira nel movimento. Niente di tutto questo fa parte della genuina cultura Lgbt, fatta di ironia tagliente, leggerezza, dissacrazione intelligente: nessuno ha più il diritto di discostarsi dall'agenda trans dell'autocertificazione di genere, né da quella gay dell'utero in affitto, in particolare le donne sono rispettate solo se la approvano”.
La presidente di ArciLesbica conclude sottolineando che “rattrista assistere alla penetrazione nella comunità Lgbt di forme di intimidazione crescente che fanno pensare ai metodi dell'antagonismo che sta cercando di intestarsi anche la nuova generazione di femministe. Minacciare fisicamente le donne è roba di altre sponde politiche, un fenomeno di non facile interpretazione è sotto i nostri occhi”.
“Da non credersi. Una storica associazione femminista come ArciLesbica, che difende il diritto delle donne di amare altre donne, viene insultata – aggiungono da La Comune, presso la cui sede ArciLesbica nazionale è ospitata – con scritte sui muri e le sue insegne imbrattate da sedicenti attivisti trans che usano gli stessi metodi squadristi della peggior tradizione fascista. Non è la prima volta che le compagne di ArciLesbica sono colpite per le loro posizioni di difesa delle prerogative anche biologiche del genere femminile. L’episodio accaduto a Bologna si aggiunge ai tanti verificatisi in altri Paesi, soprattutto Gran Bretagna e Francia, ai danni di scrittrici, giornaliste, esponenti del femminismo radicale”.
Ovviamente sarebbe da accertare l’effettiva paternità (o maternità che dir si voglia) del deprecabile gesto (di certo però le critiche nei confronti di ArciLesbica erano già state esplicitate verbalmente), ma ci sono pochi dubbi riguardo al fatto che, se fosse in vigore la legge Zan, un’aggressione del genere nei confronti di lesbiche in quanto lesbiche sarebbe passibile di aggravante. Per questo si può parlare di cortocircuito, se non addirittura di attacco kamikaze.