Una donna ha perso la figlia quattrenne di morte violenta. Sono passati tre anni da quel terribile giorno e lei, Anna (Kristen Bell di Veronica Mars!), non ha ancora superato il lutto: passa le sue giornate a ingollare vino rosso, incollata alla poltrona mandando al diavolo il terapista che ogni giorno la chiama al telefono. Una bella mattina, si trasferisce davanti a casa sua un nuovo vicino, bono come il pane, vedovo e con una dolcissima bimba della stessa età che avrebbe oggi la piccola di Anna se fosse ancora in vita. Quando le agenzie immobiliari son meglio di Tinder, direte: matchy matchy. Invece no, la storia che vi si dipanerà davanti nella serie Netflix La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra non ha niente che abbia davvero un senso. Omicidi, amorazzi, pusher, spogliarellisti, doppie vite, serial killer, allucinazioni da psicofarmaci, strambi tuttofare con evidenti ritardi mentali che si aggirano nottetempo, una protagonista che ha paura… della pioggia (che la nostra chiama costantemente “ombrofobia” perché sì, la faccenda non era già abbastanza stramba). Tutti elementi che nel corso delle puntate, costellate da dialoghi surreali, vi faranno esclamare: Ma che davero? Sì, davero davero. Ed è anche per questo che abbiamo amato alla follia sta trollata da sommelier dell’assurdo. E anche negli Stati Uniti pare la stiano apprezzando giusto un filo:
Prodotta da Will Ferrel (sì, quello del Saturday Night Live), la serie parte con la crisi esistenziale della biondina Anna, classico personaggio sciapo ben oltre la crisi di nervi, perfetto per prender sonno. E invece si rimane avviluppati da una trama che non può essere, eppure si sta snodando davanti ai nostri occhi assopiti senza colpo ferire, come fosse tutto perfettamente normale. Sembra di assistere a uno sketch di Valerio Lundini credendoci fermamente dall'inizio alla fine. Infatti, questa serie trolla lo spettatore tanto quanto i cliché del genere che rappresenta, il thriller psicologico. Quello che non sapevamo, una volta pigiato play, era che fosse volutamente una parodia e non il solito canile made in USA. Sorpresa!
Ci siamo, dunque, fatti trollare dall’assurdità dei plot twist, sospettando di tutti i personaggi, comparse comprese, in merito a un omicidio che forse non c’era neppure mai stato. Perché l’unica testimone è la protagonista sbevazzona, sull’orlo dell’overdose da psicofarmaci. Una specie di strampalata Sherlock che segue gli indizi disseminati dalla sua stessa follia allucinata verso un finale inimmaginabile, mentre la polizia entra in scena per sfornare qualche posticcia frase a effetto e sostanzialmente se ne frega. È qualcosa che si comincia a guardare per ritrovarsi fin da subito presi a cazzotti dalla sceneggiatura sciatta e irreale, finché si comincia a capirne il gioco e risulta chiaro che anche l’impostatissima recitazione in tono perennemente drama sia funzionale, anzi necessaria alla parodia. E con tutti i crime che trapuntano Netflix prendendosi molto sul serio, era ora che arrivasse qualcosa, di matto come un cavallo, a distruggerne la quasi ossessiva sacralità. O, almeno, a riderci sopra. Paura, eh?
Se avete apprezzato quell’adorabile baracconata di You per tutte e tre le stagioni, qui ne abbiamo una versione al femminile dove però le situazioni grottesche sono totalmente intenzionali. Se l’inizio potrà sembrarvi noioso e déjà vù, vi invitiamo a proseguire perché ogni puntata farà crollare un tassello delle vostre certezze e vi ritroverete a ridere davanti a fatti creepy, molto sanguinolenti o anche estremamente tragici. Perché così portati all’estremo da diventare irresistibilmente ridicoli. Sin dal titolo (no, non ci sarà modo di farvelo rimanere in mente, lasciate perdere), La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra è un inesplicabile cruciverba senza soluzione. Ne consigliamo la visione non certo perché rimarrà nella storia della grande N (lì ci avete fatto finire La casa di carta, così, giusto per ricordarlo), ma per il brillante esperimento che è: la locura di Boris applicata al thriller con morti ammazzati male. Oltre la black comedy, un apparente scempio di sceneggiatura che fa il giro e diventa quanto di più sacrilego e scorretto mente umana potesse concepire. Cameo finale di icona del cinema (non facciamo spoiler) superlativa come bollino di garanzia di una serie per cui non si può che provare un’attrazione fatale. Fidatevi, abbiamo “la casserole”...