Smetteremo mai di raccontare gli omicidi e tutto ciò che ruota intorno a loro senza voler scavare, in modo morboso, nel loro passato? Probabilmente no. Negli ultimi giorni l’attenzione si è focalizzata su Moussa Sangare, assassino di Sharon Verzeni, e su ciò che ha fatto in passato. C’è chi parla del “rapper al deriva” e chi lo associa a diversi nomi del rap italiano. Dopo aver parlato di Ernia ed Izi, con cui Sangare ha collaborato nel lontanissimo 2016, sono spuntati altri nomi, tra cui quelli di Ghali e Tedua. E quindi?
Quindi andiamo avanti con questa narrazione sbagliata, associando il nome di un assassino a quello dei rapper, volendo magari sottintendere qualcosa? Tutto questo viene fatto, tra l’altro, senza neanche provare a domandarsi che tipo di reazione possa scatenare. Il caso emblematico è quello di Izi, che ha appunto collaborato con Sangare nel 2016, e che proprio in queste ore è stato oggetto di numerosi commenti. Diversi utenti infatti, sotto il suo ultimo post su Instagram, hanno fatto riferimento a Moussa Sangare, chiedendogli perché non abbiamo parlato di quanto successo, facendo appunto riferimento alla collaborazione con l’assassino di Sharon Verzeni. “Una parola? Niente? Ti dispiace per il tuo amico? Maledetto assassino, però censurano Povia. Piacciono più gli assassini alla sinistra”, “Nessuno messaggio di cordoglio per un lutto dopo aver appreso che un ex collaboratore e collega confessa un omicidio. Questa è la cultura trap”. Questi sono solo due dei commenti ricevuti da Izi sotto il suo ultimo post su Instagram. Di problemi in queste parole ce ne sono fin troppi. Il paragone con Povia censurato, che risulta totalmente inappropriato, ma soprattutto il riferimento alla “cultura trap”. Ecco che torna la relazione tra trap e criminalità, che in molti tentano da anni di smontare, evidentemente senza successo. Soprattutto, l'effetto che ci eravamo immaginati è reale: l’avere tirato fuori una collaborazione, avvenuta più di dieci anni fa, ha tirato in causa una persona totalmente estranea ai fatti.
Chi era effettivamente Moussa Sangare dieci anni fa? Nessuno può saperlo. Come poteva Izi sapere che, a distanza di quasi dieci anni, un ragazzo che aveva collaborato con lui in un pezzo sarebbe diventato un assassino? Perché chiamare in causa un rapper che, tra l’altro, è assente dalle scene da diverso tempo, se per per qualche sporadica collaborazione? Tutto questo non fa altro che alimentare non solo una narrazione sbagliata, ma anche l’odio, immotivato, verso la “cultura trap” e il rap.