Fantozzi è intoccabile. Non si può pensare di copiarlo o imitarlo. È possibile, però, rendergli omaggio. Questo è l’obiettivo di Villaggio Fantozzi, il progetto che domenica 1° ottobre animerà San Felice sul Panaro, in provincia di Modena. Abbiamo chiesto a Paolo Galassi, regista e uno degli organizzatori dell’iniziativa, cosa aspetta il pubblico: “sarà un omaggio all’universo fantozziano”, ci dice. Galassi sarà anche l’autore di un documentario che racconterà la nascita del Villaggio, gettando uno sguardo sui retroscena e i dietro le quinte che di solito rimangono nascosti. Saranno allestiti 20 set, che ricreano le ambientazioni più iconiche dei film del personaggio ideato da Paolo Villaggio: la Corazzata Potemkin, il Night a luci rosse de Il secondo tragico Fantozzi e la Trattoria del curvone, solo per citarne alcuni. Non mancheranno i figuranti, oltre 200, che gireranno per il paese e daranno l’opportunità ai fotografi di sperimentare e divertirsi. Perché il progetto è prima di tutto rivolto ai fotografi: ci sarà, infatti, un concorso, sponsorizzato da Fuji film, a cui parteciperanno autori provenienti da tutta Italia. “Questi eventi nascono per riportare un po’ di attenzione sul paese, ma anche per farlo tornare in vita”, sottolinea Galassi. Una comunità che si anima e che partecipa. Perché senza coesione certe iniziative non sarebbero possibili. Ci sarà anche Elisabetta Villaggio, la figlia di Paolo, che presenterà il suo nuovo libro Fantozzi dietro le quinte, in cui la figura del padre verrà analizzata nell’intreccio tra attore, autore e uomo: “È un libro che ha iniziato a scrivere quando è uscito il primo Fantozzi, nel 1975. Adesso ha voluto pubblicare”. Tanto da vedere e sentire, ma anche, ricorda Galassi, tante risate. Perché Fantozzi ha saputo unire comicità e intelligenza, ironia e acume. Il suo sguardo sul presente, il suo rivolgimento al mondo del lavoro sono ancora oggi validi. “Fantozzi affronta la vita e i drammi in modo uguale a noi”. Non si scappa: prima o poi tutti capiteremo davanti a un mega direttore galattico. Tanto vale, allora, saperci ridere su. Perché la risata è un atto di consapevolezza e non di passività.
Paolo Galassi, come nasce l’idea di costruire un villaggio dedicato a Fantozzi?
In realtà questa è la quinta edizione di un evento che si chiamava Sepulchrum, che nasce come evento provocatorio. Quest’anno ha cambiato forma e l’abbiamo voluto dedicare a un personaggio che accomuna tutti e di cui ognuno di noi è un po’ fan. L’idea è venuta a Federico Mazzoli di Banca Popolare, che ha chiamato Roberto Gatti e gli ha detto: “Perché non facciamo qualcosa su Paolo Villaggio”. Gatti, come al solito, coinvolge me e insieme facciamo queste cose da matti. Il progetto è piaciuto a tutti. In un certo senso è stata l’esplosione di un’idea.
Farai anche un documentario sul dietro le quinte di questo progetto, giusto?
Sì, è un documentario prodotto da Rco Europe e raccontiamo la bellezza e la vitalità che ci sono dietro queste iniziative. Sono state cinque edizioni molto particolari, con un coinvolgimento molto particolare, dei numeri molto particolari e mostrano una bellezza che va raccontata, secondo me. La bellezza di un territorio che è creativo e vivo, nonostante tutti i problemi che ci possono essere.
La comunità è stata ricettiva?
Siamo fortunati da questo punto di vista. Perché c’è una comunità intera che partecipa. Questi sono eventi possibili solo quando c’è coesione. Altrove accade di rado.
Ti sei dato una spiegazione rispetto a questa partecipazione da parte del pubblico?
Le prime edizioni dovevano far discutere. Quindi siamo partiti con Zombie e Vampiri, poi con Wasteland, che è stato veramente spettacolare. Dovevamo provocare perché altrimenti l’interesse dei media a San Felice sul Panaro non ce lo porti. Il paese era in ginocchio a causa del terremoto e ancora oggi fa fatica a riprendersi. Questi eventi nascono per riportare un po’ di attenzione sul paese, ma anche per farlo tornare in vita. Poi Roberto Gatti è un trascinatore nato, coinvolge il mondo. E in più ci si diverte.
Cosa ti aspetti da questa edizione?
Guarda, ci chiamano dalla Sicilia per capire se abbiamo organizzato i traghetti e i treni. Mi sa che ci sarà un sacco di gente, molto di più di quello che pensavamo.
Ci sarà anche Elisabetta Villaggio, la figlia di Paolo.
Elisabetta ha già fatto con noi l’evento di maggio insieme a Gianni Fantoni. In quell’occasione ha potuto vedere per la prima volta le scenografie e si è innamorata. L’ha ribadito anche stamattina. Ha capito che c’è una lavorazione impressionante dietro il progetto. In più è un omaggio a suo padre. È senza dubbio una cosa che colpisce.
Presenterà anche il suo libro Fantozzi dietro le quinte, edito da Baldini+Castoldi, non è vero?
Sì, è un libro che ha iniziato a scrivere quando è uscito il primo Fantozzi, nel 1975. Adesso ha voluto pubblicare: lei racconta il dietro le quinte, la commistione tra personaggio, uomo e padre.
Del concorso fotografico parallelo all’iniziativa del Villaggio cosa ci puoi dire?
Questi eventi li facciamo principalmente per i fotografi, anche perché lo stesso Roberto Gatti è un grande fotografo, che ha lavorato con i più grandi maestri della fotografia. Il progetto nasce come evento fotografico però, in effetti, si estende a tutti. Vengono in tantissimi tutti gli anni perché si ritrovano tantissimi figuranti, possono fare uso di un set vero e proprio che difficilmente possono trovare altrove. In più si divertono. Il concorso è sponsorizzato da Fujifilm e solitamente vengono fuori delle cose pazzesche.
Tu cosa ti porti dietro da questa esperienza? Anche solo un momento…
Quello che mi fa impressione è Roberto Garioli, lo scenografo: non si fa in tempo a parlare di un’idea che lui tira su le impalcature di scenografia. Poi quando mi ha chiamato Roberto Gatti io ero entusiasta. Gavioli ancora non ha capito che evento fare e aveva già pronto il plastico… Sono in 4 o 5 a lavorare e hanno costruito tutto da soli. Si pensa che dietro iniziative del genere ci sia chissà cosa dietro. Invece sono loro, a mano, che costruiscono tutto.
Perché Fantozzi è ancora attuale?
Perché volente o nolente affronta la vita e i drammi in modo uguale a noi. Un super mega direttore te lo trovi davanti, un geometra Calboni te lo trovi di fianco, un Filini compare sempre. Secondo me è questo che vince il tempo.
Poi Fantozzi ha messo al centro il tema del lavoro…
Certo, è stato il primo a tematizzarlo. È stato geniale perché poi tutti i film del genere sono arrivati dopo. Lo si guarda sempre dal punto di vista della comicità, ma è di un’intelligenza spiazzante. Ogni personaggio meriterebbe uno spin-off, se ci pensi bene.
Perché non li fai tu?
No, non si toccano gli intoccabili. Non ho quel tipo di pretese.
Sul tuo profilo Instagram hai pubblicato delle clip che ricreano alcuni momenti iconici dei film di Fantozzi. Com’è stato prendere in mano quel materiale?
Ci siamo divertiti da matti però sai, come regista se tu vai a toccare un Fantozzi e le scene iconiche sono veramente tutti pronti a sbranarti. Io ho cercato di non imitarlo cercando di fare un omaggio all’universo fantozziano, ma senza andarlo a scimmiottare. Tanto lui è inimitabile. In più dovevamo rendere l’idea del fatto che è un concorso fotografico. Infatti, ho lasciato anche gli errori nei teaser e questo secondo me li ha resi ancora più divertenti. Tipo nella Coppa Cobram c'è una GoPro sul manubrio di Fantozzi. Deve essere tutto molto vero, molto rustico e deve trasmettere allegria, soprattutto.
Forse il ruolo degli attori era ancora più complicato del tuo, no?
Sicuramente. Ma tutti ci stiamo cagando addosso (ride). Abbiamo cercato di cogliere l’umano senza rinunciare alla parte ironica. Insomma, non sarà un cosplay di Fantozzi. È una cosa un po' particolare, che tocca anche il reale. Poi c’è l’occhio fotografico di Gatti: da quel punto di vista sarà spettinante.
Di tutti i set allestiti qual è il tuo preferito?
Ce n’è uno molto carino, dentro un bar, dove hanno rifatto il Night, quello dove va insieme a Calboni ne Il secondo tragico Fantozzi. Poi c’è la Corazzata Potemkin in piazza, la trattoria del curvone, dove si mangia davvero. Non lo so, ce ne sono tante. Il paese comunque è piccolino, quindi con due passi a piedi le vedi tutte. Poi ci sono figuranti in ogni dove… Insomma, non se ne esce.