La notizia della quale nessuno si è accorto è che Rosella Postorino, Simona Vinci, Melissa Panarello, sono dalla parte di Morgan contro Angelica Schiatti e Calcutta. Seguitemi e ci arriviamo. È vero: gli scrittori non sono mai all’altezza della propria pagina. Poi ci sono gli scrittori di razza, che sulla pagina voglio apparire peggio di come sono nella realtà e sono gli unici ai quali dovrebbe essere consentito usare l’appellativo di “scrittori”. Ma oggi siamo nell’epoca delle belle animelle, e di queste oggi parliamo, a proposito di quella gran femminista dell’Alice Munro, una donna che parla di donne perché ha a cuore il problema delle donne, premio Nobel per la letteratura nel 2013. La figlia, Andrea Robin Skinner, ha dichiarato, in un articolo pubblicato dal Toronto Star (gran giornale, ci scriveva Ernest Hemingway) di essere stata abusata dal patrigno – secondo marito della Munro – Gerald Fremlin quando aveva nove anni (nove!) e che gli abusi sessuali andarono avanti per anni. La Skinner raccontò tutto alla madre, quel gran pezzo di femminista della Munro, che se ne impipò, non lasciò il marito e continuò a scrivere come donna per le donne. Non solo. Nel 2005, in un’intervista sul New York Times, quel gran pezzo di donna per le donne della Munro lodò il marito. A questo punto alla Skinner girarono le palle e denunciò il patrigno, che – sorpresa! - si dichiarò colpevole. Quella femministona della Munro non lo lasciò. Bene, cioè male. A questa notizia le nostre scrittrici, ma anche i nostri scrittori che farebbero di tutto per ingraziarsi la benevolenza delle scrittrici, sono rimasti un paio di giorni così, in Sicilia si dice “come a quello che gliela vide a sua sorella”. Poi, finalmente, Rosella Postorino scrive un post ed è subito standing ovation: tutti la ripostano, da Simona Vinci a Melissa Panarello et similia. Cosa dice Rosella Postorino? Iniziamo.
“Non riesco a capire in che senso decadrebbe di colpo la coerenza tra Alice Munro e le sue opere. Esiste un’opera in cui Munro dice io e quell’io non è fiction, non è autofiction, ha la pretesa esatta (ma sempre illusoria) dell’autobiografia, e di fronte alla figlia abusata dal suo compagno, patrigno della figlia stessa, quell’io dice spacco tutto denuncio salvo mia figlia so come salvarla mi comporto nel modo migliore possibile (stabiliamo quale) senza strascichi di trauma per nessuno? Ma no, obietterete, non è questo: stiamo parlando del fatto che Munro conosceva bene l’animo umano. Eh. E quindi? Dove sarebbe l’incoerenza tra questa capacità di indagine, fra questa intuizione che la scrittura concede (e la vita no, e che comunque nella vita non serve a nulla), e la persona? Davvero non capisco”. E manco io capisco. Davvero. Voi trovate un senso in questo attacco di post? Di solito è così, quando al posto di raccontare la realtà si scrive roba “a tesi”: dobbiamo salvare la Munro che non salvò sua figlia. E vai con la supercazzola. Poi, per carità, può darsi che io non abbia i mezzi per capire la Postorino e che la Postorino, per me, sia troppo intelligente, vai a sapere. Comunque la Postorino continua: “Ieri non mi si è spezzato il cuore, non mi sono sentita delusa, ho pensato prima di tutto che Munro era del ‘31 e che certi modi di porsi di fronte al maschile e dentro le famiglie possono anche essere determinati dal tempo, non solo dal vissuto individuale”. Bene, qui almeno abbiamo una notizia: le scrittrici e gli scrittori rivalutano non solo la figura di Indro Montanelli e della sua relazione con la tredicenne africana (Montanelli era del 1909), ma è in atto, da parte delle scrittrici e degli scrittori femministi, anche una rivalutazione di Hi**er: chi sono loro per giudicare chi è vissuto all’inizio del secolo scorso. Ottimo, veramente ottimo.
Ma la Postorino continua: “Per me esistono solo le verità della letteratura, cui si può arrivare proprio malgrado. Cui ci si avvicina per epifania, per una forma di intelligenza che trascende lo scrittore stesso ed è lì, nella fortuita e miracolosa combinazione delle parole. Ecco perché continuo a leggere Alice Munro”. Giustissimo. Che è come dire “esistono solo le verità dell’arte e quindi siamo tutti dalla parte di Morgan. Che sì, forse ha svalvolato contro la sua ex, Angelica Schiatti e Calcutta, ma in fin dei conti a loro interessa l’arte. Ma un po’, chiedo, non vi vergonate? Sapete cosa mi fa orrore in tutto questo? Queste animelle belle non lo hanno il coraggio di dire: “Faccio schifo anche io e per questo sono solidale a quella vecchia megera”. Attenzione: non sto dicendo che la Postorino, la Vinci, la Panarello, facciano schifo. Sto solo dicendo che questa comprensione per una donna che parla di donne, per le donne, con le donne, e che se ne impipa se suo marito gliela infila alla figlia di nove anni, dovrebbe essere a 360 gradi, verso tutto l’orrore del mondo. E che al posto di mostrare comprensione intellettuale e vanità etero e autoassolutoria bisognerebbe dirlo: l’umano fa schifo, anche io. Perché quello che uno pensa, logicamente, dopo tutte queste prese di posizioni, è che il maschilismo patriarcale violento non è così importante di fronte all’importanza di una pagina scritta. Ma siete sicure e sicuri di non essere andate e andati fuori di testa? Chiedo per me.