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Prime Video, puoi togliere Blanco dalla pizzeria ma non la pizzeria da Blanco (per fortuna). Bruciasse il cielo...

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

9 novembre 2023

Prime Video, puoi togliere Blanco dalla pizzeria ma non la pizzeria da Blanco (per fortuna). Bruciasse il cielo...
"Bruciasse il cielo" è il road movie (sic) che Prime Video dedica a Blanco, l'attuale giovane favoloso della musica italiana. Puzzerebbe di sciagura già così e invece l'oretta scarsa del documentario scorre via veloce, senza fare feriti. Non s'odono "Osanna eh", né c'è aria di roboante santino. Ci si spiega davanti il ritratto onesto di un ragazzo del paesello che ha avuto un colpo di fortuna e dalla pizzeria in cui lavorava, si è ritrovato a riempire San Siro. Ha 20 anni, una voglia di sc*pare che se lo divora da dentro e lancia raudi per casa facendo incazzare la fidanzata. Se vola a New York, gli manca Brescia. Restasse così per sempre, sarebbe da metterci la firma

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Concettuale. "Bruciasse il Cielo" si apre con Blanco sulla distanza in posizione fetale filtrato seppia black and white, la camera gli si avvicina piano piano. Ovviamente, è nudo. In un qualche deserto. Stacco e lo ritroviamo seduto per terra nella camera di Trainspotting, fuma una sigaretta e chiede: "Stiamo girando un film?". È in shorts. "Mi è cambiata la vita all’improvviso, cazzo, una sera stavo facendo pizze e patatine al ristorante, il giorno dopo boom, cazzo". Stacco. San Siro dall’alto. Stacco. Blanco che piscia nei cessi di San Siro e parla dell’imbarazzo di cantare davanti a tante persone. Definito per qualche motivo "road movie", se questo ennesimo docu-santino Prime Video in fin dei conti si lascia guardare, il merito è tutto di Blanchito Bebe. Più che giovane favoloso della musica italiana, grazie a Mefisto, si pone per quello che è: un ragazzo del paesello che ha avuto un colpo di fortuna e come tale parla: ha 20 anni, una voglia di scopare che se lo divora da dentro, tifa Roma e a volte, la mattina, lancia raudi per casa perché gli piace il rumore che fanno. Con buona pace della fidanzata. Che "s'incazza". 

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"La prima canzone l'ho scritta a 14 anni ma è peso", premette Blanco prima di farci sentire una non troppo accurata selezione di ululati che dicono "I love you". Ovviamente, l'aveva buttata giù per una tipa che gli piaceva. Non si sa come sia andata a finire con la destinataria di tale gioiellino. Ma a occhio, e soprattutto a orecchio, disperiamo. Nel doc, 53 minuti e passa la paura, anche storie Instagram di quando lavorava in pizzeria e si chiamava "BlancoFyrex". "Sei un animale!", gli grida un collega, sfottendolo divertito. Un animale che poi sarebbe diventato un animale da palco, capace di smuovere ormone e ugole a orde di fanciulle, iTorcia alla mano. Non solo, già che c'era ha pure vinto Sanremo con Mahmood, pedalando su una bici glitterata. Del Festival non si parla, però, in "Bruciasse il Cielo", anche titolo del suo nuovo singolo in rampante uscita domani, venerdì 10 novembre. 

Blanco fa le smorfie per cinque minuti in studio di registrazione, Blanco che si sente dire da mamma "Sei stonatino, però magari provaci" quando le fa sentire la prima canzone scritta e "strillata" nel segretto della sua cameretta. Blanco che è a New York ma gli manca Brescia, il discografico gli fa: "Certo che ne sei proprio innamorato" e lui che, da lì, scrive la hit "Innamorato". "Che però alla fine parla di altre cose", precisa, "tipo dell'amore per qualcuno, ma anche per la vita". Un paroliere nato, insomma. Ma giusto così. Ha 20 anni e scrive canzoncine strappamutande. Ci mancherebbe solo che attaccasse pippe concettuali sui reconditi significati dei testi. Per cortesia. 

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"Anche se ci han lanciato i pomodori, anche se se ne sono andati via tutti, noi ci siamo divertiti e abbiamo cantato", questo l'onestissimo mood con cui Blanco, all'anagrafe Riccardo Fabbriconi, affrontava le prime mini-date nei localacci del bresciano. E questo è ancora oggi: si vuole divertire. Unico superstite, almeno per quanto riguarda la musica italiana, a cantare l'eterosessualità senza vergognarsene, ha finito pure per duettare con Mina in una struggente ballad, Un briciolo d'allegria, che poco aveva a che fare con la sua allupatissima discografia. I suoi pezzi si suddividono infatti in tre categorie ben distinte e precise: quelli in cui racconta la scopata che si sta facendo, quelli in cui pregusta la scopata che si farà e, infine (super sad!), quelli in cui rimpiange la scopata che fu. Non c'è fagiana che possa resistergli, anche se qualcuna alla fine poi lo fa. Ma è tutto materiale per ampliare il repertorio perché "è dal dolore che vengono le canzoni". 

Di Bruciasse il Cielo apprezziamo la totale assenza di intenzione incensante verso questo ragazzo che non ci viene presentato - ci sono dolorosi precedenti - come oracolo, enfant prodige, tutto lui, Neo di Matrix, forse dio. "Sono tifoso mega mega della Roma", dice lui, spiegando di aver ereditato la fede calcistica dal padre: "Cazzo, che ne so, da piccolo lo vedevo sul divano a urlare quando c'era la partita e allora urlavo pure io anche se non ci capivo niente. Mi sembrava una figata". Non importa quanto lo possano infiocchettare o travestire da bomboniera fluida: Blanco resta così, ruspantissimo e mai chic. Puoi toglierlo dalla pizzeria ma non leverai mai la pizzeria che è in lui. Per fortuna. 

 

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