Blanco ha cantato per la prima volta dentro uno stadio San Siro pieno zeppo, entrando di diritto non solo nel libro dei record in quanto più giovane artista ad aver tenuto un concerto solista allo stadio, ma anche più giovane artista a aver compiuto un miracolo di fronte a una folla oceanica, roba che Gesù quando ha moltiplicato i pani e i pesci, e lì di gente ce n’era massimo cinquemila persone, levate proprio. Ora, so che non si dovrebbe tirare in ballo Gesù così, tanto per fare dell’ironia. Ma del resto Max Angioni ci ha costruito su una carriera, e diciamolo, il monologo fatto a Italia’s Got Talent sul suo primo miracolo resta a oggi la cosa migliore che ha fatto, potrò pur io, che sono stato catechista e sono figlio di un diacono, scherzare coi santi? E a tal proposito, temo proprio che, spoiler, strada facendo dovrò tirare in ballo un’altra volta Gesù, contando che nel mentre sia più indaffarato a capire come chiudere la faccenda con Salvo Sottile che a occuparsi di chi lo cita invano.
Succede questo, ieri, 20 luglio 2023, Blanco ha tenuto il suo attesissimo concerto a San Siro. Ecco, attesissimo, stando a quel che si poteva serenamente constatare andando su Ticketone anche solo il giorno prima, proprio attesissimo attesissimo non sembrava. Perché, per tirare in ballo l’Adriano Celentano che lanciava strali contro la cementificazione della Milano degli anni Sessanta o il Gianni Morandi che provava a smarcarsi dalle canzoncine sul farsi mandare dalla mamma a prendere il latte, di verde a San Siro ce n’era davvero tanto, ma tanto tanto, e non sto certo parlando dell’erba del prato. No, stando a quel che si vedeva su Ticketone, di biglietti venduti, fino al 19 luglio, ce ne dovevano essere stati non tantissimi, fatemi essere carino con Blanco, che ha già preso le sue secchiate di merda dopo Sanremo. Sanremo, non San Remo, attenzione, perché altrimenti potrebbe anche sembrare che il nostro abbia, o almeno abbia avuto fino a ieri problemi coi santi, vista la faccenda delle rose prese a calci durante il Festival. Comunque, tornando a San Siro, fino al 19 si vedevano un sacco di biglietti disponibili. Verde su verde, manco fossimo dentro una vetrina di H&M. Andando anche per quei siti che concedono a chi ha acquistato un biglietto e si trova nell’impossibilità di andare al concerto (o nella mancanza di volontà di farlo), di biglietti se ne trovavano tanti, circa duemila. Una roba per altro mai vista, perché, converrete, se rimetti in vendita duemila biglietti, la possibilità di darli via a prezzi non stracciati sono pochine. Comunque, fino a poche ore prima del concerto sembrava un evento destinato al fallimento più totale, parlo di numeri, attenzione, non di arte, e Dio, sempre lui, stavolta sia meno pietoso con me per aver usato a sproposito la parola arte. Al punto che nelle settimane scorse era circolata la voce, ovviamente una bufala, che il concerto non era poi così sicuro. Poi, sarà stato il video o le foto con Halaand, le voci che volevano con lui sul palco begli ospiti, dallo scontato Mahmood a Marracash, passando per Madame, sarà stato, appunto, un miracolo di quelli su cui Angioni potrebbe provare a azzardare un nuovo monologo che ambisca non dico a farci ridere, ma almeno sorridere, ieri lo stadio appariva pieno. I video che lo mostravano sui social, col sarcasmo di chi rivendicava la presenza giusto di quattro gatti, come a dire, pensavate sarebbe stato un flop e invece, le abbiamo viste tutti. Nonostante poi la pioggia, e su questo, così, a occhi, penso che Dio qualcosina di suo ci abbia voluto dire.
Comunque, provo a dare una lettura dei fatti, anche stavolta tirando in ballo chi non andrebbe tirato in ballo invano, portando però come mio testimone uno scrittore come Camillo Langone, a suo modo fervente cristiano, che per anni ha giocato coi santi andando a fare delle, va detto, strepitose recensioni delle messe. Se uno dovesse, o anche solo volesse, fare una sorta di recensione delle parabole scelte da Gesù per arringare, verbo suppongo sbagliatissimo, le folle che lungo il suo cammino ha incontrato, credo che la peggiore, in termini di impatto e risultato immediato, sia stata quella dei lavoratori della vigna, contenuta in Matteo 20, 1-16. In sostanza, la faccio breve perché magari a leggere c’è qualche fan di Blanco che suppongo abbia una soglia di attenzione già messa a dura prova dalle tante, troppe parole da me usate, e dire che sto scrivendo in mutande, causa il troppo caldo, proprio come il loro beniamino, c’è un padrone di una vigna che la mattina presto esce per andare a cercare dei lavoratori che si mettano all’opera sulla sua vigna. Li trova e gli promette un denaro per una giornata di lavoro, il lavoro sottopagato era un problema già ai tempi, e stiamo parlando di oltre duemila anni fa, attenzione. Poi esce di nuovo alle nove, poi alle dodici, e anche di pomeriggio e a tutti dice che verranno pagati il giusto. Nessuno parla di visibilità, ma non era un ingaggio per qualcosa che avesse a che fare col mondo della comunicazione o dello spettacolo, immagino. Comunque, arriva sera e il padrone inizia a pagare i lavoratori, partendo dagli ultimi arrivai, cui da un denaro. Va avanti così anche per gli altri, fino a arrivare a quelli che hanno cominciato la mattina presto, che si immaginano di ricevere una paga decisamente più sostanziosa, invece a loro volta ricevono un denaro. E si incazzano, perché hanno lavorato molto di più. Il sottotesto, stiamo parlando di una parabola, mica di un fatto di cronaca raccontato da Report, è che il Regno dei cieli, che nei fatti sarebbe metaforizzato nella paga del padrone della vigna, colpo di scena, Dio, è lì per tutti, sia per chi si comporta come si deve dall’alba, sia per chi arriva all’ultimo.
Uno dirà, ok, ma che c’entra Blanco?
C’entra, perché per riempire uno stadio all’ultimo, ma è già successo decine, centinaia di volte con i palasport, le Arene di Verona, i Campivoli, e va detto sono stato proprio io il primo a raccontarlo (dal finto sold out di Emma al Forum, anno 2016, che poi mi ha scatenato contro il suo fanclub, a “Completamente sold out stocazzo” sul Circo Massimo dei TheGiornalisti, altro che oggi che tutti ci si riempiono la bocca), non è necessario vendere i biglietti a prezzo pieno, quello lo si fa all’inizio, per ingaggiare lavoratori a un denaro al giorno. Li si può vendere sottoprezzo, regalare per contest a radio o sponsor o, attenzione, regalare a secchiate. Avete presente tutti quando Laura Pausini omaggiò il giornalista che metteva in dubbio che avrebbe riempito due San Siro, proprio dal suo palco dentro lo stadio, con un dito medio? Ecco, di quello si parlava.
E la parabola della vigna? Ecco, mettetevi nei panni di chi, pochi stando a Ticketone, ha comprato i biglietti per Blanco un anno fa. Incautamente, certo, perché assecondare i gusti di bambini e ragazzini è da sciocchi, a quell’età si cambia idea troppo spesso, e perché il Covid ci ha spiegato che fare progetti su lunga scala è un filo rischioso, magari compri un biglietto nel 2019 e lo sfrutti nel 2023, vedi fan di Tiziano Ferro, ma pur sempre con una fedeltà che, siamo sempre lì, merita il plauso da parte del padrone della vigna. Paghi una certa cifra, manco bassa, nel 2022, vedi che nel mentre tuo figlio o tua figlia ha anche cambiato gusti, poi assisti alla scenetta di Sanremo con Blanco che prende a calci i fiori, ascolti atterrito le canzoni decisamente meno forti del secondo disco, e poi vieni a sapere, o supponi, che buona parte della gente che ti sta intorno non ha pagato il biglietto, lo ha ricevuto in dono, o che lo ha preso coi punti Fragola per aver fatto acquisti superiori ai venti euro. Un biglietto uguale al tuo, pagato, che so, cinquanta, sessanta euro. Non vuoi incazzarti? Non vuoi fare come il lavoratore della prima ora, andando nella vigna alle sei e che si è fatto un mazzo così tutto il giorno sotto il sole?
Ecco, torno a dire, Langone sarà d’accordo con me, la parabola dei lavoratori della vigna non è il top, anzi, funziona proprio poco. Anche dire che il concerto di Blanco sia stato un successo, tecnicamente, ma lo dice chi sostiene che Wax di Amici sia un genio, direi che, in termini di credibilità già partisse molto ma molto male. Almeno la Bibbia è un best seller da millenni, roba che On the Road di Kerouak o Siddartha di Herman Hesse levate proprio. Se proprio di miracolo vogliamo parlare, beh, guardiamo alla già citata moltiplicazione dei pani e dei pesci, perché un San Siro così, ma anche come Alessandra Amoroso e altri improvvisati del caso, lo potrei fare anche io. Il miracolo di Blanco è che lui, o meglio chi lavora ai suoi concerti ha moltiplicato in corsa pani e pesci, proprio come Gesù sulle sponde del lago. Solo che stavolta c’è chi ha pagato anche il servizio, e chi si è trovato il piatto pieno così, offre la casa.