È una mattina d'inverno come tante a Roma, ma c'è il sole e io decido di fare colazione a Trastevere seduta in un tavolo all’aperto. Ho comprato il Corriere della sera perché mi piace il giornale cartaceo, ogni tanto. Ordino un cappuccino rigorosamente con latte di soia (il latte di mucca ingrassa) e una spremuta d'arancia (la vitamina C è antiossidante). Sfoglio il giornale velocemente e arrivo alla pagina degli Spettacoli: “Intervista a Quentin Tarantino”. Bene, pane per i miei denti. Che il cinema intellettuale d'essai (di cui oggi con Vera faccio parte) mi perdoni, ma io amo spassionatamente Pulp Fiction, la violenza cinematografica, la tutina gialla di Kill Bill e Jackie Brown, che alla fine frega tutti e si prende un sacco di soldi. Amo il cinema di Quentin Tarantino, dove finalmente i cattivi sono eroi e dove si spara e si fa giustizia anche se non si ha ragione. Amo tutti quei riferimenti al western e al cinema italiano di genere, le musiche prepotenti, i colpi di scena e, soprattutto, i colpi di pistola (basti pensare che ho un tatuaggio in fondo alla schiena con una Colt). Leggo attentamente. Tra le altre cose, Quentin Tarantino afferma: "Se non ci fossero stati attori come Giuliano Gemma e Franco Nero Hollywood non sarebbe la stessa".... Rimango scioccata. Rileggo: "Se non ci fossero stati attori come Giuliano Gemma....”, non è possibile. Con questa affermazione, Quentin vuole ribadire ancora una volta quanto la sua arte - e Hollywood in generale - abbiano preso ispirazione dal cinema italiano di genere. A tratti non riesco a credere che stia parlando di Giuliano Gemma, sebbene io ritenga quel gran fico di mio padre una degna ispirazione per chiunque, ma leggere che è Quentin, uno dei miei registi del cuore, a citarlo, mi fa andare di traverso la spremuta. Rifletto sul da farsi. A questo punto, come nei migliori spaghetti western, bisogna agire. Quentin deve sapere che Ringo ha una figlia e che la figlia di Ringo sono io. Una donnetta dalle gambe lunghe niente male, che capisce e ama il suo cinema e che ha il dovere di rendergli omaggio. Lo devo incontrare e ringraziarlo per l'articolo. Ci devo provare, almeno. Non posso fare finta di niente e continuare a vivere nell’anonimato quando lui va in giro a citare mio padre come un'icona assoluta. Ci ragiono.
Mi viene in mente di aver conosciuto mesi prima il regista Eli Roth, che non perdeva occasione per vantare una reale amicizia con Quentin che ha anche prodotto il suo film Hostel (bellissimo horror campione di incassi che parla di gente che adora torturare gli altri esseri umani). Eli Roth me lo ha presentato la mia migliore amica Asia Argento. Chiedo ad Asia il suo indirizzo mail, raccontandole che devo assolutamente arrivare a Quentin, lei complice come sempre me lo fornisce immediatamente e io mi armo di una certa sfacciataggine, pensando di scrivere qualcosa di accattivante che mi porti direttamente a lui. "Caro Eli, come stai? Potresti per cortesia dire a Quentin Tarantino che la figlia di Giuliano Gemma vorrebbe cucinare un'autentica cena italiana per lui?". La butto sulla cucina, punto forte del nostro Paese e non su altro, gli americani mangiano male e mia madre diceva che gli uomini vanno presi per la gola. D'altronde non ho niente da perdere: o la va o la spacca. La cosa peggiore che può succedere è che nessuno mi risponda, ma abbiamo avuto porte chiuse in faccia per molto meno, sappiamo incassare meglio di Muhammad Alì. Infatti non arriva nessuna risposta, è passato un mese e mi sono dimenticata anche di averla mandata quella mail. Decido di passare un week end alle terme di Viterbo e ritirarmi in un hotel con la Spa, ho voglia di stare sola (io amo stare da sola come non potete neanche immaginare) e prendermi cura della mia (indiscutibile) bellezza. Sto per entrare nella piscina termale, ma prima do un occhiata ai messaggi e alle mail. Un attimo. Fermi tutti. Vedo una email di Eli Roth e l'oggetto del messaggio è il seguente: “Dinner date". La apro: "Cara Vera, Quentin non vede l'ora di conoscerti e gustare la cena italiana cucinata da te. Ti invita a casa sua qui a Hollywood, facci sapere tra queste date quale sarebbe la migliore per te. Un saluto, Eli". Inutile ora fare la scrittrice prevedibile e dilungarmi in quello che posso aver provato in quel momento. Penso a essere pratica, pronta, lucida insomma, e scelgo tra le opzioni la data più imminente, vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo (oddio, non sempre ma fa scena dirlo) dunque perché aspettare? Approfitto del fatto che sono già a Viterbo per comprare il guanciale vero, quello buono e artigianale, e farmelo mettere sotto vuoto (vegani, non rompetemi le palle, devo cucinare la carbonara a Quentin!). Non si può accettare un’autentica carbonara fatta con il bacon americano “vorrei ma non posso”. Guanciale! È la risposta a tutti i miei dubbi amletici, alle mie crisi esistenziali e al perché sono in questo mondo. Torno a Roma e prenoto un aereo e un hotel per la settimana seguente. Purtroppo, ancora non conosco bene Los Angeles (successivamente ci andrò a vivere) e prenoto un bellissimo albergo con un ottimo rapporto qualità prezzo (te credo!) a Down Town in una delle zone più pericolose e malfamate di Los Angeles, centro di spaccio di qualsiasi droga tu abbia bisogno.
L'hotel è comunque molto bello e io, francamente, scusatemi se potete, non ho proprio paura di un cazzo e di nessuno, mi maschero bene in qualunque ambiente. Sono un camaleonte abilissimo che entra ed esce da tutte le realtà cambiando colore e adattandosi, sopravvivo nel lusso e per la strada come neanche il più accattivante dei personaggi tarantiniani riuscirebbe a fare. Trovo persino, in quella giungla, un centro estetico piuttosto malandato dove farmi un trattamento al viso per essere fresca e luminosa per Quentin. Eli Roth mi da appuntamento per il giorno successivo alle 20 in punto, verrà lui stesso a prendermi e insieme andremo a casa di Quentin. Intanto si stupisce (negativamente) del fatto che il mio hotel sia a Down Town (tutti ribelli, trasgressivi e fuorilegge nel fare cinema, ma quando sono ricchi e sfondati come lui al solo termine Down Town si cagano sotto, diventano snob e improvvisamente la strada e la vita vera non hanno più quel grande fascino che sembravano avere nella finzione Hollywoodiana). Eli mi fa anche notare che ho commesso un reato portando il guanciale sottovuoto in valigia. È infatti assolutamente illegale trasportare nel bagaglio a mano qualsiasi tipo di carne. Ma io, non avendo mai dovuto trasportare carne prima di allora, giuro che non lo sapevo. Mi dichiaro dunque di fronte all’ufficio immigrazione e a tutti gli Stati Uniti d'America assolutamente innocente. Sono pronta a dichiararlo di fronte ad una Corte: non lo sapevo! Ho comunque commesso un piccolo reato, non sono stata beccata e la cosa provoca in me una sottile infima eccitazione fisica, perché adoro commettere reati indisturbata molto più nella vita che nel cinema. In realtà di fare film non me ne può fregare di meno, mentre di far diventare la mia stessa vita un film è una missione che porto avanti senza forzature di nessun tipo, in modo coraggioso, onesto e del tutto naturale.
Il giorno dopo compro le ultime cose necessarie da Trader Joe's, famoso supermercato americano: uova biologiche, Parmigiano reggiano (quello ormai si trova ovunque nel mondo, pure in Bielorussia) e rigatoni di una famosa marca rigorosamente italiana che non sto a citare perché la famiglia non mi paga, ne mi adotta, quindi non vedo perché dovrei fargli pubblicità considerando che avranno già uno yacht, diverse proprietà e bilioni di euro. Torno in hotel con la mia busta della spesa e mi preparo per Quentin. Avendo già descritto la mia preparazione per incontrare Vasco Rossi, non mi dilungherò nel raccontare quella per Quentin Tarantino che, più o meno, è composta dagli stessi sacri rituali: profumi di vaniglia e maschere antiossidanti di vario tipo. Posso però affermare senza alcun pudore che per essere pronta alle 20 inizio a prepararmi alle 16.. Voi capirete che reggere il confronto con Uma Thurman in questa giornata di sole californiana è il mio unico e solo scopo di vita. Dovesse essere la mia ultima missione 5 minuti prima di morire, la porterò a termine. Dunque inizio a sentirmi già una strafiga dalle 16 specchiandomi, amandomi e osservando il mio corpo nudo allo specchio che, detto tra noi, è piuttosto armonioso e sexy. Addosso ho i soli sandali bianchi altissimi con plateau, perché se vai da Quentin senza tacchi allora sei proprio scema, non hai capito niente della femminilità, della storia del costume o della più spicciola psicologia. Non hai capito che da un uomo così, che ti piaccia o no, hai il dovere sacrosanto da femmina di presentarti al meglio delle tue possibilità e con i tacchi altissimi, perché Quentin merita tutta la bellezza e la femminilità del mondo. Merita profumi di Cartier e questo abitino bianco plissettato che mi sto infilando da finta brava ragazza e lo indosso magistralmente. Tranquilla baby, che se poi sei pure intelligente e colta lui lo capirà, non essendo un coglione non c' e' bisogno di mortificarsi per essere credibili Ancora una volta ho il coraggio di essere seducente e un po' puttana in questa vita, perché persino Gesù ha perdonato, capito e giustificato la Maddalena, per cui non vedo perché ora proprio Quentin non dovrebbe apprezzare, comprendere e perdonare me. Eli viene a prendermi puntualissimo e guida deciso verso le Hollywood Hills, ovvero verso le colline di Los Angeles, verso l'alto, dove abitano appunto tutte le star di Hollywood. La casa di Quentin da fuori, più che una casa è un imponente e enorme costruzione dove potrebbero abitare comodamenteb almeno dieci famiglie. Veramente immensa, una vera e propria reggia. Non posso fare a meno di notare che il cancello per accedere nella dimora del Re del pulp andrebbe decisamente scrostato e ridipinto. Sono molto severa sui dettagli delle case, lo era anche mio padre e mi ha inculcato questa attenzione. Purtroppo sono severa, noto tutto, non mi sfugge neanche il minimo dettaglio. Ci viene aperto il cancello "imperfetto" e percorriamo una lunga salita che ci porta fino all' entrata. Il mio cuore mi batte ad un ritmo piuttosto accelerato. Eli suona il campanello di una delle tante porte e in pochi secondi ci apre la lui: Quentin Tarantino in carne ed ossa. Tutto eccitato come un bambino a cui viene promesso di andare al Luna Park mi dice, come se mi conoscesse da sempre e come se non vedesse l'ora di vedermi: "Hiii baby". E mi abbraccia sorridente guardandomi e aggiungendo: "You look amaizing! You are so beautiful!". Mi mette così a mio agio quel benvenuto sinceramente entusiasta che gli rispondo: "Quentin, io ti amo! Tu non sai quanto sono felice e onorata di essere qui!". E lui replioca: "L'onore è mio!". Inutile dire che i grandi sono umili a questo punto, o che sono più volte stata accolta con molto meno entusiasmo da starlette della tv famose solo in Italia ma che si sentono sto' cavolo pur non essendo nessuno, così come da casting director che invece di aiutarmi ad avere fiducia in me stessa mi osservavano turbati come fossi E.T. l'extra-terrestre che vuole telefonare a casa. Quentin ci fa strada all'interno della casa e ci dirigiamo verso la cucina. Afferma, pratico e frettoloso, che tutto quello di cui ho bisogno per cucinare dovrei trovarlo in questi scaffali e infatti c'è tutto! E poi sottolinea: "Ma se hai bisogno di aiuto chiedi a Julie" Ma aggiunge anche: "Ho fame baby". Julie è una delle sue assistenti rigorosamente donne (Quentin lavora solo con le donne, tutte le sue assistenti segretarie tuttofare sono donne, ritiene di trovarsi molto meglio a lavorare con donne che con uomini). Inizio a darmi da fare e affetto il mitico guanciale, pronta a rosorarlo come se non ci fosse un domani. La padella che uso è nuovissima, di colore rosso fuoco. Sembra quasi che Quentin abbia comprato tutto nuovo per farmi cucinare, o forse non cucina mai in questa casa, perché tutto sembra essere usata da me per la prima volta.
Mentre lui discute con Eli (di cinema, ovviamente) io faccio bollire l' acqua, butto la pasta (rigatoni) e mi ripeto nella mente "concentrazione Vera, non puoi sbagliare nulla! Questa è una di quelle volte in cui non puoi assolutamente sbagliare nulla!". La concentrazione è tutto nella vita. Quentin mi chiede quanto deve cuocere la pasta. Rispondo preparata più di uno chef: "8 minuti esatti". E lui: "Ah ok, abbiamo un po' di tempo. Came with me!". E mi porta in una stanza-ufficio dove, appena entriamo, campeggia di fronte ai nostri occhi un enorme e minaccioso poster di mio padre che ci punta la pistola con scritto: "Giuliano Gemma - Una pistola per Ringo". Sembra che sia lì a controllarmi: "Oh mio Dio papà", è l' unica cosa che mi viene da esclamare e Quentin ride divertito del mio stupore. Mi precipito ancora incredula a scolare la pasta e lui mi racconta: "Adoro tuo padre - dice Quentin seguendomi - e stasera, dopo aver mangiato la tua pasta, vedremo nel mio cinema privato due dei suoi film, due tra i miei preferiti". Eli stappa una bottiglia di vino rosso e brindiamo tutti, Julie compresa, al nostro incontro. La pasta è pronta, la servo in piatti fondi che trovo in una credenza con disegnate sagome di donne nude di profilo e tutte diverse, una bionda con i capelli lunghi, una mora con il caschetto, una rossa tutta riccia. I piatti di Quentin Tarantino penso siano troppo fichi (sebbene noto che uno è un po' sbeccato). Quentin intanto assaggia la pasta e se la divora nell arco di un tempo piuttosto breve. Dopodiché mi guarda, con un'aria triste, e mi dice una frase che non dimenticherà mai piu: "Vera, tu stasera mi hai fatto capire quanto io abbia mangiato male fino a ieri".Non posso che rispondergli: "Grazie Quentin, questa è la vera carbonara, come la facciamo a Roma, che nasconde dei segreti che bisogna conoscere per farla buona". Nel frattempo continua a versarmi vino rosso e a invitarmi a bere, ma non prima di aver fatto il bis con i rigatoni che sono venuti davvero perfetti. Ora siamo pronti per la proiezione e, mentre ci dirigiamo verso il cinema, noto appesa al muro la locandina del film Viva la foca con Lory Del Santo. Non che io abbia qualcosa contro questo film, né contro Lory Del Santo che adoro, "ma insomma Quentin... Viva la foca??? - esclamo - Ma che film é?". Mi risponde ridendo che ama la commedia sexy all'italiana, così come Barbara Bouchet, Edwige Fenech e Gloria Guida, dopodiché grida "Bombolooo, i love Bombolo". Non ci posso credere che conosca pure Bombolo, mitico caratterista, non c'è dubbio, ma di certo non mi aspettavo che di tanti attori citasse proprio lui. Intanto arriviamo nel suo cinema privato, che è bellissimo e ha delle poltrone estremamente comode. Mi incoraggia a sedermi vicino a lui. Poi si alza e, serissimo, annuncia quello che vedremo. Ha cambiato atteggiamento, ha un'aria solenne, come a dire okay, d'ora in poi parliamo di cinema, un argomento sacro, quindi diventiamo tutti seri e non scherziamo più. Inizia la presentazione...
Quentin si schiarisce la voce e presenta la proiezione come se fosse a un importante Festival di cinema: "Allora, oggi vedremo due film con Giuliano Gemma. Il mio film preferito su Robin Hood, L'arcere di fuoco di Giorgio Ferroni, pieno di momenti d'azione fantastici in cui Gemma mostra il suo talento di acrobata assolutamente senza controfigura né stuntman, infatti tutto quello che vedrete è lui a farlo. Poi vedremo un film poliziesco con Gemma e Kirk Duglas, Un uomo da rispettare, - e aggiunge titolo inglese The master touch - girato magistralmente dal regista Michele Lupo. Questo film ha una scena in particolare di un inseguimento in macchina che è stata per me di grande ispirazione". Infine augura buona visione a tutti (anche se in realtà la platea è composta da tre spettatori e basta: io, Eli e Julie ) e si siede accanto a me. Durante la prima proiezione de L'arcere di fuoco, vedo tutto tranne il film: rivedo la mia infanzia sui set quando dovevo stare attenta a non disturbare con tutti intorno a me vestiti da cow boy, l' Almeria nel sud della Spagna dove questi film venivano girati, la villa dove sono cresciuta che oggi è diventata un business dove fanno i matrimoni, una bambina che è sempre stata capace di sognare anche se nessuno la incoraggiatva mai, ma sopratutto vedo passarmi davanti tutte le volte in cui sono stata coraggiosa, quelle in cui ho pianto, non mi sono sentita capita, e mi sento forte. Forte a stare qui, ad averlo voluto con tutta me stessa e ad averlo realizzato. Forte nel continuare a fare della mia vita un film reale e a tratti incredibile. L' arcere di fuoco non è il mio film preferito e l' ho visto diverse volte, ma la mia emozione è all'ennesima potenza. Sono felice in questo momento, fiera di essere la figlia di Robin Hood di Ringo e di qualunque personaggio abbia interpretato mio padre, ma anche fiera della mia capacità assoluta di trasformare i sogni in realtà. "Se mi spari solo in sogno è meglio che ti svegli e mi chiedi scusa" dice Mr White nel film Le Iene. Nel frattempo, la pellicola è conclusa. Ne inizia un'altra e io sono ubriaca di vino rosso, di Quentin e di cinema. Durante la seconda proiezione Quentin mi prende la mano felice come un adolescente di fronte al film Il tempo delle mele. La sua più grande fantasia è avere mio padre sullo schermo gigante e anche me vicino. È un essere umano incredibile, un artista capace di investire di amore tutti quelli che attraversano la sua vita. La serata volge al termine, siamo tutti stanchi e ubriachi. Quentin mi dice che di qualunque cosa dovessi avere bisogno lui è a disposizione, ma io non gli chiederà mai nulla, perché io non chiedo mai niente a nessuno, mi limito a dare e a prendere quello che la vita mi da. Eli mi riaccompagna in hotel. Una volta sola nella mia stanza non riesco a dormire, l'adrenalina scorre forte nelle mie vene, penso che in questa vita davvero tutto è possibile e che la realtà a volte supera la finzione. Penso al sorriso entusiasta di Quentin e so per certo che in un modo o nell'altro io ce la farò a diventare qualcuno in questa vita. "Non mi interessa fare cartoni animati, ma rendere autentica la violenza" afferma Quentin in quell' intervista che mi ha portata qui. A me interessa rendere autentica la vita nuda cruda e crudele come la è stata con me, ma anche meravigliosa come quest'alba che intravedo dalla finestra, come questa serata incredibile e come la lacrima di emozione che mi scende sul viso ripensando a lui, mentre mi prende la mano e me la stringe nel suo cinema buio.