Era necessario e l’ho fatto. Ho visto su Amazon la iper comunicata opera - spero non antologica -, “Mucho mas”. Non capisco bene quale sia l’obiettivo dell’autore. Farci capire che anche i ricchi hanno le loro sofferenze? Oppure il banalissimo messaggio: “Non è tutto oro quel che luccica?”. Se cosi’ fosse, volevo rasserenare: ce ne eravamo accorti anche prima - nella nostra povertà - che il buon Gianluca Vacchi dovesse fare i conti con un qualcosa di irrisolto, poi abbiamo capito anche con chi: il padre, buonanima... La megalomania che viene sdoganata sotto la falsa bandiera della “libertà” è il perfetto stigma di colui che in realtà vive da represso. Ma lasciamo perdere i contorni psicologici della faccenda…
Vacchi incensa il suo percorso come quello di un manager di alto profilo e illuminato… un imprenditore visionario capace di “vincere” in ogni campo. Dopo averci comunicato che questo suo format di fama mondiale è una “goliardata” che va presa con la stessa leggerezza di uno scherzuccio di un brigante libertarìo e scanzonato, incalza nel racconto, affermando che chi non lo capisce è una persona povera di spirito o giù di lì. L'esogenesi della viralità "vacchiana" è il rinculo di un momento storico ante pandemìa dove si era arrivati all'apoteosi della superficialità e il buon Gianluca dimentica di dire che ne era il vessillo, ma oggi abbiamo tanti altri cloni. Giovani che per emulare il loro vate contestualizzano foto in ambienti e location ispirate appunto dal nostro super neo papà. La parola "vincente" è abusata, violentata e distorta. Il messaggio che passa è quello di inadeguatezza dello spettatore. Io non sono un vincente come Vacchi e nemmeno tu che leggi: sai perché? Perché non puoi regalare una villa di 1200 metri quadri da 16 milioni di euro in Sardegna alla prole e così farti ricordare come padre benevolo e lungimirante... Siamo gente che non lo ha mai capito e mai capirà il rigore alla West Point di un miliardario che si sveglia alle 5 e fino alle 8 riposa in una camera iperbarica. Quando sei su un treno merdoso di Ferrovie Nord alle 8 del mattino con un tegolino ipocalorico, devi sapere che non farai mai i miliardi.
È proprio questo tipo di messaggio che è aberrante. In una gloriosa scalata non ha partner, non ha amici, non ha affetti .. Solo comparse senza nomi, senza storie e quasi senza emozioni (poveri camerieri filippini. Raga, sappiate che Briatore cerca ed è disperato, just in case…).
Tutto è scenografico.. soltanto una cornice.
La vecchia volpe dei social costruisce tutto ad arte come le sue “fotine” di Instagram. Questo uomo attempato con la lacrima facile non riesce nemmeno ad ammettere a se stesso che la famigliuola che ci presenta è la scenografia perfetta del suo Ego. Non vorrei essere cattivo, ma capite. Uno che ha i soldi, le ville, le Rolls-Royce, come potrebbe mai realizzarsi se non con un bel pargolo, risultato di un rapporto intellettuale accademico con una ragazza molto giovane che ha la stessa personalità di una ragazza alle prime armi con la vita? Idealizzare e glorificare è diverso dall’amare... Per questo Mucho Más è un filmetto da evitare accuratamente, nonostante la distribuzione pandemica: 240 Paesi! Sembrerebbe quasi una benevolente concessione delle alte sfere di Amazon che - non sapevo - si fosse aperta una nuova nicchia di mercato per i servizi di personal branding… Mi domando esattamente chi mai abbia avuto il coraggio di produrre una tale “vaccata”.