Nel seminterrato de Labrutepoque c’è grande tensione. Qualcuno si incontra fisicamente lì per la prima volta dopo mesi di riunioni online. Siamo una ventina di persone, un’onesta rappresentanza della redazione di MOW a meno di due anni dall’apertura del giornale. C’è chi gira con le scalette dell’intervista stampate in mano, chi sistema le sedie, qualcuno fa i conti, tutti ben vestiti e nervosi come prima di entrare in tribunale. Aspettiamo Oliviero Toscani, primo protagonista di MOW Against, un’idea del direttore Moreno Pisto che riprende un vecchio format, Dodicesimo Round, al quale lo stesso direttore prese parte in qualità di intervistatore. In breve, MOW Against prevede che tutta la redazione si metta contro un solo personaggio con domande dure, provocatorie, toste. Un interrogatorio, senza sconti.
Il punto di forza: nessuno in Italia fa interviste così, il contraddittorio è stato del tutto accantonato dai giornalisti e le domande spiacevoli per l’intervistato sono sempre più rare. Il problema: devi trovare il personaggio giusto per farlo e nessuno ha le palle di sottoporsi alla pratica. Nessuno tranne Oliviero Toscani. Per la verità abbiamo anche registrato una puntata con Giuseppe Cruciani, non ancora pubblicata perché Giuseppe, che è un nostro amico, non aveva apprezzato una serie di domande e di critiche al suo ultimo libro e quindi avevamo deciso di mettere solo delle clip sui social. Ma alla fine abbiamo trovato una sintesi e a breve sarà online. Con Oliviero Toscani invece le cose andarono diversamente.
È il 22 marzo 2022. Sappiamo di avere una grande occasione, sappiamo di poter sfruttare il nome di quest’uomo nel momento giusto: si parla ancora molto della tragedia del Ponte Morandi, c’è la guerra tra Russia e Ucraina e soprattutto lui, Toscani, è divisivo, ha sempre fatto incazzare un sacco di gente. L’idea è quella di sparargli ai piedi, a turno, e vedere come se la cava a ballare. Abbiamo fame, vogliamo sputare sulla mediocrità e sul perbenismo dei media mostrando al mondo come si fanno le cose. Come si porta avanti un’intervista autentica, a schiena dritta come si dice.
Eppure c’è grande tensione. Oliviero Toscani scende le scale che portano a Labrutepoque con calma, non ha gli assistenti e i portaborse che ci saremmo aspettati di vedere. Indossa un maglione di pile e degli occhiali dalla montatura in acetato color smeraldo. Non coglie lo spirito anche goliardico della testata, non gliene frega niente di salutarci. Quando questo diventa palese a tutti, tra di noi scende il gelo. Lui procede ineluttabile: chiede dove appoggiare la giacca, si siede sulla poltrona rivestita di vecchi quotidiani che avevamo sistemato su di un piccolo palco e dice di essere pronto per l’intervista. È palese, la situazione si è rovesciata. Ci farà il culo.
Prendiamo posto sulle seggiole di legno di fronte a lui - nessuno vuole stare in prima fila - e i ragazzi del service cominciano a far girare le camere. Moreno, il direttore, sta in piedi tra noi e lui con un maglione nero e le scarpe lucide, la scaletta in mano. È un grande giornalista, di certo il migliore tra noi e di certo sa come gestire un toro come questo, affondando la lama al momento giusto per tirare fuori l’anima alla gente. Noi sappiamo che ci basterà seguirlo, fare come lui, infierire dando la nostra coltellata al momento opportuno. Moreno parte subito diretto, a piena potenza. Quell’altro ridicolizza la domanda e poi gli fa: “Ma tu dici sempre queste cazzate?”. E poi: “A parte che tu sei un moralista. Banale e piccolo”. Il direttore non si scompone, noi però stiamo pensando tutti la stessa cosa: ci farà il culo. In effetti all’inizio è così: “La sua domanda è la solita domanda di un altro borghese. Siete vecchi, ragazzi. Siete molto vecchi”, dice con un ghigno in faccia. Poco più tardi: “Siamo dei venduti, tutti. Dipendenti dal denaro. I trentenni, quarantenni e cinquantenni di adesso sono una generazione di dementi. Collaborazionisti. Venduti. Dei Maiali! Non avete nessun senso della sovversione, nessun senso della vita. Vivere la vita, non consumarla!”. Non sta recitando, è veramente incazzato.
La più feroce delle sue invettive la riversa su Cinzia, la nostra art director, una donna di una bellezza rara, dal gusto impeccabile, molto fine e attenta alle buone maniere, ex Condé Nast. Ci rendiamo conto che è lui ad insultare noi, è lui che cerca di smuovere le nostre coscienze, che prova a far scattare qualcosa nelle nostre teste. Non è MOW contro Oliviero Toscani, è Oliviero Toscani contro MOW. A chiunque si imbarchi nel sanguinoso esercizio di accendere il pensiero altrui non può che andare riconoscenza, simpatia e rispetto. Toscani non mollerà di un metro per tutta l’intervista, mai. E finirà per convincere tutti quanti, pure chi lo giudicava uno stronzo, un chiacchierone, un approfittatore, un sobillatore, un vecchio scoreggione.
Quel giorno Oliviero Toscani ha dato tutto di sé: la rabbia, la compassione e l’affetto, la pazienza e le idee, l’ironia feroce. A fine registrazione Toscani rimane per ascoltare - da un computer collegato in diretta su Rai 1 - le parole di Volodymyr Zelenskky al Parlamento Italiano, un momento in quel 22 marzo 2022 che sembrò solenne a tutti, anche a lui.
Toscani ci ha detto di non aver mai guardato il suo conto in banca, di pensare solo ai suoi cavalli. Ci ha detto che è tutto finito perché non sappiamo lottare, che non ha senso andare a vedere i Rolling Stones perché sono rockstar che non ci appartengono. Toscani è venuto a Milano per noi, che all’epoca eravamo un giornale nato da poco, fatto da gente che si conosceva a stento e per cui era lecito rallegrarsi dopo una citazione in televisione. Toscani è sceso in un seminterrato con addosso un pile che avrà avuto trent’anni per lottare contro una ventina di giornalisti affamati di fama, dei disperati con niente da perdere, di certo non la reputazione. Se ne è andato come l’eroe personale di ognuno di noi. Un modello di integrità spirituale, uno da cui prende ispirazione. Un figo, insomma. Il messaggio: cerca di essere libero, punta ad essere puro. Quando il nostro direttore, Moreno Pisto, gli ha chiesto della morte lui ha risposto così: “Non è detto che io sia il primo ad andarmene”. Poi, più seriamente: “Quando sei morto sei morto. Finito”.
Ieri notte Oliviero Toscani è morto. Tra le persone che c’erano in quella stanza è stato il primo ad andarsene: non aveva ragione. Non aveva ragione nemmeno quando ha detto che quando sei morto è finito, però. Noi ci pensiamo spesso a quella giornata, alla tensione di prima e alla potenza di quelle risposte, alle scosse che ha saputo dare, alla potenza del suo pensiero. Ogni tanto la ritiriamo fuori quella giornata lì, di solito succede quando ci ritroviamo tutti assieme e quando immaginiamo di fare un MOW Against con gente che non saprebbe reggere il confronto con noi tutti, figuriamoci con un gigante come lui. Uno che prima di staccare il microfono si sentì di rivolgerci una domanda sola: “Ma passate le giornate così voi?”.