Conosco Oliviero Toscani da tempo, era una star quando io iniziavo. Avevo una mezza storia con una ragazza che lavorava con il magazine Donna, creato da poco da Flavio Lucchini, e lui, quando arrivava, era come se arrivasse Bob Dylan: un divo, carismatico, perfino provocatorio, testosteronico, in più bellissimo. Qualche tempo fa ho scoperto attraverso l’intervista di Elvira Serra su Corriere della sera che era malato. «Fino al giorno prima di essere così, lavoravo come se avessi 30 anni. Poi una mattina mi sono svegliato e all’improvviso ne avevo 80». Aveva scoperto di avere l’amiloidosi, una malattia rara. Ho cercato di capire leggendone: detto male, è come se le proteine impazzissero e si depositassero, diventando una sorta di amido. In pratica, le proteine si depositano e bloccano il corpo. Le cure sono solo sperimentali, e Toscani fa da cavia. «Ho perso 40 chili», diceva, e così non aveva intenzione di continuare; pensava anche all’eutanasia, avrebbe voluto chiamare Marco Cappato, suo amico, il grande (perché grande è quello che fa) europarlamentare che si batte per l’eutanasia legale e che ha aiutato Dj Fabo, tetraplegico, a morire con dignità.
Mi ha impressionato il racconto di Oliviero Toscani, e credo che faccia bene a tante persone malate che cercano conforto, e anche a chi è sano, perché non dimentichi di non perdere tempo, di amare questa dependance nella Maremma Toscana dove si trasferisce quando non c’è la moglie Kirsti, l’amore di una vita e la madre dei suoi tre figli più giovani, Rocco, Lola e Ali (come Muhammad Ali). Di lavori ne ha fatti tanti: ci ha insegnato a vedere la morte per Aids, la disperazione della famiglia; abbiamo visto attraverso le sue foto l’amore in tutti i suoi colori, ci ha raccontato con gli occhi di oggi la strage nazista di Sant’Anna di Stazzema. Oggi non ha più voglia di fotografare: «Mi sono liberato di tutto. È questa la bellezza». Aveva sei figli, da tre donne diverse, sedici nipoti, sparsi nel mondo, francesi, americani, svedesi, norvegesi, e una moglie, la terza, che lo ama, Kirsti, bellissima, una ex top model, buona, positiva, andata in crisi per la malattia di Oliviero
Oggi confessava di dovere tanto a chi non ha conosciuto, come Don Milani, Muhammad Ali (un figlio lo ha chiamato Ali) e Bob Dylan. Cita Anna Wintour, che oggi lo salutava appena, Jannik Sinner, che gli dava sollievo nella vita, Picasso e il suo spessore etico di Guernica, Monica Bellucci, che gli era ancora grata per averla portata al successo. E ha citato suo padre Fedele, fotografo del Corriere della Sera, che ha fotografato anche il Duce sia da vivo sia da morto. Adesso lo ha raggiunto, ma non ci pensava allora. Non era ateo, ma non gli interessava il futuro. Sperava solo di non soffrire. Ora che ci ha lasciato a 82 anni voglio solo dirgli grazie per quello che attraverso le sue immagini ci ha insegnato, ed io che sono cresciuto con le sue immagini credo (soprattutto spero) di aver imparato tanto. Grazie, Maestro. Tuo Roberto Alessi.