Il successo di un libro passa sempre più per le sue vendite online e, quindi, sono fondamentali le recensioni positive degli utenti. Il web, come ormai dovrebbe essere risaputo, offre scorciatoie di ogni tipo per poter “spingere” le vendite in un senso o nell’altro e quindi non è un segreto che esistano agenzie o singoli “professionisti” che offrono recensioni a pagamento (si presume perlopiù entusiastiche) in grado di aiutare quel volume a scalare le classifiche. Un fenomeno che, però, una piattaforma come Amazon, per esempio, sta cercando di contrastare con decisione. Negli scorsi mesi, per esempio, sono stati rimossi molti prodotti – come operazione di “pulizia” – di oltre 3.000 account di venditori che offrivano prodotti di 600 brand cinesi. Il motivo? Proprio a causa delle recensioni false a pagamento. Una lotta, quella alle fake review, che ha visto un’accelerata dopo un articolo sul Wall Street Journal che ha raccontato di una confezione di un caricabatterie contenente una carta regalo da 35 dollari che poteva essere utilizzata in cambio di una recensione. Inoltre, le cosiddette “recensioni incentivate” sono una pratica vietata dal 2016. La stessa azienda fondata da Jeff Bezos si era espressa in merito con un comunicato ufficiale: “Amazon lavora duramente per creare un'ottima esperienza nel nostro store, in modo che i clienti possano acquistare con fiducia e i venditori abbiano l'opportunità di far crescere la propria attività mediante una sana concorrenza. I clienti si affidano all'accuratezza e all'autenticità delle recensioni dei prodotti per prendere decisioni di acquisto informate e abbiamo politiche chiare sia per i recensori che per i partner di vendita che vietano l'abuso delle funzionalità della nostra comunità. Sospendiamo, vietiamo e intraprendiamo azioni legali contro coloro che violano queste politiche, ovunque si trovino nel mondo. Continueremo a migliorare il rilevamento degli abusi e intraprenderemo azioni di contrasto contro i malintenzionati, compresi quelli che si impegnano consapevolmente in violazioni multiple e ripetute delle norme, incluso l'abuso delle recensioni. Siamo fiduciosi che i passi che intraprendiamo siano nel migliore interesse dei nostri clienti e delle aziende oneste che costituiscono la stragrande maggioranza della nostra comunità di vendita globale”.
Nonostante ciò, continuano a proliferare le offerte di recensioni a pagamento, in particolare legate al mondo dell’editoria. Come quella che vi alleghiamo di seguito. Sulla questione, abbiamo chiesto un parere a Gian Paolo Serino, famoso critico letterario, il quale ci ha rivelato che questo tipo di pratica non è diffusa soltanto online, ma anche nella realtà con effetti più o meno simili: “Era logico che questo fenomeno arrivasse anche in Italia. Su Facebook sino a qualche tempo fa c’era il gruppo Amazon Reviews che contava 60.000 iscritti. Negli States una inchiesta rivelò tra l’altro che il 96% dei recensori pagati poi richiedeva il rimborso del libro ad Amazon benché ne avesse scritto recensioni sperticate. In Italia avevano tentato con recensioni in cambio di prodotti, su Facebook si trova ancora il gruppo. Per questo nuovo servizio di recensioni prezzolato non vedo molta differenza tra chi si fa pagare per recensire bene un libro su Amazon e i critici letterari italiani che scambiano favori recensendosi a vicenda: autori della stessa casa editrice che si incensano tar loro, amici che recensiscono gli amici e la maggior parte dei critici non legge i libri che recensisce: hanno paura di essere influenzati. Si vede dai risultati – prosegue Serino - e dalle classifiche: come fa ad essere ai primi posti delle vendite una Chiara Gamberale, incensata da tutti i critici, quando non è capace di scrivere? È una scrittrice haiku formato mignon. Stefania Auci? Un’ ignorante che non sa parlare e che scrive come parla? Elena Ferrante? Un’associazione a delinquere di stampo immaginario”.