Anna e Rhove hanno appena unito le forze per “Petit fou fou”, nuovo brano uscito ieri, ma il buon DJ Cerla, che ci aveva parlato lo scorso agosto, aveva già capito tutto perché lui in consolle ci trascorre una buona parte della vita: “La musica della Generazione Z è la trap, la house è quella della Generazione X, al massimo dei millenial”. E poi: “…se invece c’è un dj che mette trap, mescolata a qualcos’altro, la serata risulta più tesa che gioiosa. I ragazzi non ballano, oscillano. L’atmosfera è plumbea, quasi imbronciata”. Esatto, e infatti Anna e Rhove, che a trap e urban hanno legato le loro giovanissime carriere, sotto “Petit fou fou” hanno messo una bella cassa dritta (bella generica, sia chiaro: una qualsiasi base dei Crookers, a confronto, suona come i migliori Chemical Brothers) per conquistare le discoteche con musica “da discoteca”. Mica “prestata” alla discoteca. Un bel salto. Non il primo, ovviamente, in questa direzione: di remix di pezzi trap ne girano tanti, e in buona parte sono repellenti. Però svolgono bene il loro laido mestieraccio. Fanno muovere la Generazione Z, ignara di qualsiasi suono o concetto abiti sotto l’ampio ombrello della “club culture” e svezzata a motivetti da smartphone.
“Petit fou fou” mantiene orgogliosamente gli orribili standard a cui ci ha finora abituato il sottogenere. Vero che un libro non si giudica dalla copertina, ma “Anna, Rhove, petit e un fou ripetuto” – così, tutto insieme – non ci facevano esattamente sperare in una nuova “Born slippy”. Musica da autoscontri pesanti (quelli che poi rimandano a una successiva resa dei conti in stile O.K. Corral fra “bro” e “fra” infoiatissimi, solo che sullo sfondo non c’è un saloon bensì il baracchino dello zucchero filato). Tra le cose peggiori in cui vi possiate – speriamo inconsapevolmente – imbattere, ma… C’è sempre un salvifico “ma”, no? Ebbene, c’è anche stavolta. Ma non è salvifico. Nel senso che dietro “Petit fou fou” non c’è solo la volontà, attraverso la trap, di demolire quel poco che è rimasto della musica da discoteca, ma anche la realizzazione di un grande desiderio, quasi un sogno, di Rhove (anno di nascita, 2001. Non è un dettaglio). Dichiara Rhove; “Apprezzo molto Anna e la sua musica, ho sempre voluto collaborare con lei”. “Sempre”, capite? Da quando si conoscono? Dai tempi dell’asilo? Anna, per la cronaca, ha vent’anni. Ma Rhove la cita come fosse Ornella Vanoni. “Ho sempre voluto collaborare con lei”. E va bene, sia allora questo il “ma” che cercavamo. “Petit fou fou” sarà il ritmato nulla che è, ma almeno Rhove – attraverso questo brano – ha realizzato il sogno di una vita. Ora, insieme ad Anna, sospinti dalle solite cifre a quarantasette zeri riguardanti il loro streaming da record (lui è quello di “Shakerando”, lei è l’artista femminile più ascoltata su Spotify nel 2023), vadano sereni a demolire ciò che è rimasto della musica da discoteca. Il periodo è quello natalizio, giusto ripassarsi anche le piaghe d’Egitto, già che ci siamo.