Il “sogno di una cosa” di cui scriveva Marx era il comunismo, oggi di quel sogno resta la parola, “sogno”, e un uomo che la porta in prima serata su Rai1: Roberto Benigni. Prima di lui un precursore canoro: Massimo Ranieri con Sogno e son desto. Perché tendere l’arco di questa iperbole che va dal teorico del socialismo scientifico e rivoluzionario fino all’interprete di Rose rosse per te? Perché il comico, premio Oscar, amico di tutti, dal Papa a Mattarella, è riuscito nell’impresa di rendere impolitica la politica nei suoi spettacoli. Ha tradito il sogno di Marx, che era quello di Berlinguer, adorato da Benigni, ma ne ha sfruttato i contenuti. Prima la Divina commedia, poi la Costituzione italiana, “la più bella del mondo”. L’Unità d’Italia esaltata a Sanremo e il discorso al Parlamento Ue, un film sull’Olocausto e qualche frecciatina antigovernativa all’Ariston in questa edizione del festival. Roberto Benigni non scade ed è buono per tutte le stagioni politiche. Non è sovranista né comunista, non è propriamente democristiano (se non in senso metaforico) né conservatore, né rivoluzionario né reazionario, non è neanche propriamente cattolico, ma neanche anticattolico. A Benigni piace tutto. È l’ufficio stampa dello status quo.

Così anche il suo nuovo spettacolo, annunciato ma senza anticipazioni, è forse il sogno di Benigni, che rimane tuttavia segreto ai più, poco avvezzi alla psicanalisi. Più che a Freud qui si pensa ad Adler, all’idea che i sogni siano tentativi di risolvere problemi della vita reale. Forse il problema reale di Benigni è proprio quello di rimanere a galla nonostante cambino le maree. Alla fine persino Telemeloni lo accoglie con gioia, mentre Mattarella lo applaude da casa e nessuno, nel suo ambiente, osa criticarlo. Il sogno di Benigni, dunque, è la soluzione al problema della sopravvivenza mediatica: e non c’è nulla di più geniale che rendere “il sogno” stesso la soluzione. Da qui il programma. Poco importa il tema, il segreto non nasconde un contenuto dirompente e rivoluzionario: c’è chi crede che si parlerà d’Europa e chi, invece, di guerra. C’è chi crede parlerà di cultura e chi, invece, di clima, magari ripescando qualche poeta dell’idillio… non importa. Il segreto è in realtà serve a coprire il fatto che il programma in sé sia il contenuto, che, per così dire, “il medium è il messaggio”.
