A sorpresa oggi, 19 marzo, nel giorno del 70esimo compleanno di Pino Daniele, è uscito l’inedito Una parte di me. Un brano che è una dolce e intima dedica al figlio Francesco, e che segna un ulteriore capitolo postumo nella carriera del grande artista napoletano. Ma se a molti il pezzo è sembrato un inaspettato regalo, per Agostino Marangolo, storico batterista di dischi immortali come Nero a metà, la situazione appare ben diversa. Infatti, da tempo ha sollevato il velo sulle dinamiche che riguardano la pubblicazione dei brani postumi: “Il problema non riguarda Pino, ma riguarda tutto ciò che succede quando un artista scompare. Se un pezzo non l'aveva voluto far uscire prima, non avrebbe dovuto uscire neanche ora”, ci spiega. Una visione che esce dal racconto edulcorato e che colpisce nel segno, soprattutto in un paese dove dire la verità può costare cara. Per Marangolo, inoltre, che ha il coraggio di parlare senza filtri, “a Napoli non posso mettere piede perché ho criticato una divinità”, riferendosi ai suoi aneddoti di vita su un’icona intoccabile per la città.

Oggi è uscito un altro brano di Pino Daniele, intitolato Una parte di me, che fa seguito ad Again, uscito lo scorso novembre. Cosa ne pensi?
Che il problema non riguarda Pino, ma riguarda tutto ciò che succede quando un artista scompare. Ovviamente, l'artista ha famiglia, figli, o più di una famiglia, quindi capita quello che è capitato anche con altri artisti, da Battisti a Battiato quando non sono più in condizione di decidere. Nella sua carriera Pino ha fatto milioni di cose che non ha fatto uscire, provini o pezzi di cui non era convinto. Oggi sono in mano a persone che hanno bisogno di liquidità.
Non ti sembra di essere troppo critico?
Sto dicendo la cosa più ovvia del mondo, ma in questo paese non si possono dire. Il problema è capire quanto l'artista avrebbe voluto far uscire un pezzo. Se non l’ha fatto uscire all’epoca, non l’avrebbe fatto uscire neanche ora. Questo è il punto. È tutto molto semplice, ma ripeto, nella mia posizione sembra che stia dicendo cose cattive, cose brutte. In questo paese, però, dire la verità è sempre difficile. E infatti poi ti accusano di essere invidioso o di rosicare.

A Napoli la critica verso certe icone crea reazioni ancora più forti?
Qualche anno fa ho rilasciato un’intervista dove raccontavo cose belle, ma anche il lato negativo di certi personaggi. Però, a Napoli, non puoi fare queste cose. Non puoi parlare male di una divinità. A Napoli, quando diventi Pino Daniele, Massimo Troisi, Diego Maradona, diventi una divinità. E non puoi toccare quelle icone. Infatti non posso più mettere piede a Napoli…
Addirittura?
Sì, anche se ho fatto quell’intervista dicendo che la mia carriera e il mio successo li devo tutti a Napoli e alla musica di Pino. Mi sembrava di essermi posto nel modo giusto. Poi, però, ho raccontato due o tre episodi di vita vissuta, che magari non erano proprio positivi, e in tanti si sono indignati.
Tu che conosci bene quegli ambienti, come mai c’è questa assenza di critiche?
Quando non hai il minimo di cultura per sostenere una situazione del genere, allora succede questo. Il problema è che quando sei investito dal successo e arriva addosso a gente che non ha una struttura per poterlo sostenere, poi lo esercita in maniera sbagliata. È tutto qua. Quando non c’è la cultura e hai successo grazie al grande talento, viene usato nel modo più sbagliato.
