Un comico, lo stesso che si avventava sullo di Pippo Baudo o sulla “patonza” di Raffaella Carrà, chiamato a declamare la Costituzione sottolineandone la “sacralità”, come se davvero esistesse un testo scritto da uomini in qualche maniera “sacra”. Un Presidente della Repubblica che gattona quatto quatto verso Sanremo senza dirlo ad anima viva, per assistere a questa messa laica, facendo infuriare i vertici Rai, non informati e (immagino) in imbarazzo di fronte al potere in carica che vorrebbe il “presidenzialismo” mentre quest’ultimo viene sputtanato dalla coppia Benigni-Mattarella, come fossero Totò e Peppino. Intendiamoci: sono d’accordo con il direttore di MOW, Moreno Pisto, quando dice: “altro che Blanco, l’unico momento davvero rock è stato Benigni che legge la Costituzione”, sono molto d’accordo. Ma allo stesso tempo tutto il teatrino mostra chiaramente come l’Italia sia un paese di serie Z. Primo: non esistono parole scritte dagli uomini che possano essere in qualche modo “sacre” e certo sacre non le può rendere Roberto Benigni con quella retorica oramai stantìa buona per un midcult ignorante e un po’ fascista. Perché la contraddizione insita in Benigni che “difende” la Costituzione è proprio questa: Benigni è uguale a quell’altro che si affacciava sul balcone e voleva, pretendeva, sacre, le sue parole. Solo gli ita(g)liani possono credere alla sacralità di una legge qualsiasi, o di un monologo, o di quello che è. Esiste il “de iure conditum”, il diritto già scritto, ma, secondo l’occidente, dove viviamo e vorremmo vivere, esiste anche il “de iure condendum”, il diritto ancora da scrivere. La Costituzione non è intoccabile e la stessa Costituzione prevede modifiche a se stessa.
E allora che minchia sta succedendo? Perché in Italia si vuole bloccare il Diritto in una statua di sale esaltata da un comico mentre, addirittura, il Presidente della nostra Repubblica lo guarda commosso? Il perché esiste ed è presto detto: perché siamo l’unico Paese rimasto profondamente fascista che deve essere tenuto per mano, controllato, non possiamo permetterci di modificarla, la nostra costituzione, non perché sia un’opera d’arte o bellissima o perfetta (è talmente imperfetta che non è mai stata davvero messa in pratica: “L’italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, falso, falsissimo – l’Italia è una aristocrazia corrottamente rappresentativa fondata sul Capitale e sullo sfruttamento dei lavoratori), non possiamo modificare la nostra Costituzione, e lo sanno tutti ed è ora che qualcuno ve lo dica, perché mai abbiamo estirpato il fascismo dai nostri cuori: basta vedere un qualsiasi vigile urbano, un qualsiasi assessore alla cultura, un qualsiasi dirigente Rai, un qualsiasi ospite di Sanremo che fa un monologo, che sanno tutti subito di Benito affacciato alla finestra: anche Roberto Benigni sembrava Benito. Ed è una cosa vergognosa.
Siamo l’unico paese in Europa: la Spagna ha avuto Francisco Franco e la Germania ha avuto Adolf Hitler, ma sono riusciti, in qualche maniera, ad estirpare da se stessi questa malattia mentale fatta di ego e di “io sono io e voi non siete un cazzo”. L’Italia no. Fa male al mio cuore di leguleo di provincia dirlo: sì, è vero, è meglio che la nostra Costituzione non si tocchi. Ma non perché essa sia in qualche maniera “sacra”, semplicemente perché noi ita(g)liani siamo delle solenni teste di minchie (ed è per questo motivo che siamo in qualche maniera – e giustamente – commissariati dalla fine della seconda guerra mondiale). Se volete la verità, questa è. Altrimenti incotolettatevi con la retorica.